L’attenzione ai rendimenti a breve termine non è compatibile con il sostegno alla sostenibilità e alla transizione energetica. L’analisi.
Nel giugno 2004, su invito delle Nazioni Unite, un gruppo di gestori patrimoniali, banche e compagnie di assicurazione ha lanciato un rapporto di 60 pagine intitolato “Who Cares Wins”. Nell’introduzione è stata utilizzata per la prima volta una frase che avrebbe cambiato il volto di investire.
“Agli analisti viene chiesto di incorporare meglio i fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) nelle loro ricerche, ove appropriato”, si legge, segnando la prima menzione mainstream del termine ESG.
Nei 17 anni successivi, secondo Morningstar, il patrimonio totale dei fondi sostenibili, o ESG, è cresciuto fino a raggiungere la cifra record di 2,7 trilioni di dollari, spinto da un mix di crescente consapevolezza della minaccia rappresentata dal cambiamento climatico, nonché dalla sovraperformance di questi fondi. [...]
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