Cosa rischia chi usa il pezzotto nonostante la nuova piattaforma anti pirateria

Alessandro Nuzzo

3 Febbraio 2024 - 09:44

Lo scorso 1° febbraio è entrata in vigore la nuova piattaforma anti pirateria che promette l’oscuramento delle trasmissioni entro 30 minuti. Vediamo come funziona e cosa si rischia.

Cosa rischia chi usa il pezzotto nonostante la nuova piattaforma anti pirateria

Lo scorso settembre ci fu il tavolo tecnico tra le figure interessate e 4 mesi dopo è ufficialmente entrato a regime la nuova piattaforma anti pirateria. Il via c’è stato il 1° febbraio e il banco di prova sarà indubbiamente la giornata di Serie A che vedrà tra l’altro il big match tra Inter e Juventus. La nuova piattaforma, battezzata Piracy Shield, promette il blocco degli indirizzi ip dei siti dove si trasmettono contenuti illegali entro mezz’ora dalla scoperta. Si tratta di una vera novità visto che prima non era possibile. Vediamo come funziona la piattaforma e cosa rischia chi viene scoperto.

Come funziona la nuova piattaforma anti pirateria

L’annuncio è stato dato da Agcom, la nuova piattaforma anti pirateria è attiva dallo scorso 1° febbraio. Si tratta di un’infrastruttura creata da una startup milanese e donata dalla Lega Serie A ad Agcom. Lo scopo è quello di mettere in contatto tempestivamente i vari soggetti coinvolti, ovvero: i titolari dei diritti degli eventi sportivi, gli operatori, chi riceverà le segnalazioni e chi dovrà provvedere al blocco delle trasmissioni.

La prima carrozza di questo treno appartiene al detentore dei diritti televisivi. Sarà lui a dover scovare i siti di streaming illegali e a provvedere alla denuncia. L’alert verrà poi girato ai provider che avranno il compito di oscurare l’indirizzo ip in circa 30 minuti. Una piattaforma che potrà funzionare solo se si verificheranno determinate circostanze come l’immediata segnalazione dell’indirizzo, l’immediata risposta e l’immediato blocco.

La vera novità rispetto al passato è che prima non si poteva bloccare un sito a livello ip, cosa che adesso può avvenire e anche con tempestività da parte dei provider.

Certo ci sono dei dubbi sull’effettivo funzionamento della piattaforma e questa prima giornata di Serie A sarà un importante banco di prova. Innanzitutto c’è da dire che l’onere di scovare i siti illegali e segnalarli è a capo di chi è titolare dei diritti televisivi, nel caso della Serie A Dazn e Sky. I titolari dei diritti tramite attività di spionaggio deve individuare sul web i siti illegali, analizzarli, trovare gli indirizzi ip e segnalarli dopo aver prodotto delle prove che mostrino il contenuto illegale dello streaming.

Si tratta di una prova che dovrà essere minuziosa. A quel punto bisognerà inviare la segnalazione e attendere il blocco. Considerato che una partita di calcio dura 90 minuti e che in Europa ci sono anche soggetti poco intenzionati a collaborare, si riuscirà a farlo in tempi rapidi? Inoltre c’è il rischio di andare ad inibire indirizzi ip che non svolgono attività illecita.

Cosa si rischia

La nuova piattaforma è stata creata per oscurare in tempi rapidi le trasmissioni illegali di eventi sportivi. Non esistono riferimenti a nuove sanzioni per chi viene scoperto, quelle già esistono e prevedono fino a 3 anni di reclusione e multe fino a 15mila euro. È comunque molto difficile risalire poi alla fonte degli indirizzi ip. Spesso chi mette online contenuti streaming illegali si nasconde dietro società di cloud che nascondono i reali indirizzi ip.

C’è poi da considerare il fatto che i malfattori potrebbero creare sistemi alternativi che in caso di blocco dell’indirizzo ip si effettui il passaggio a nuovi indirizzi superando il problema.

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