Cosa sono le obbligazioni convertibili e come funzionano? Rischi e vantaggi

Flavia Provenzani - Claudia Cervi

11 Dicembre 2024 - 11:14

Obbligazioni convertibili in azioni: di cosa si tratta e come funzionano questi strumenti finanziari? Vantaggi e rischi per gli investitori.

Cosa sono le obbligazioni convertibili e come funzionano? Rischi e vantaggi

Le obbligazioni convertibili sono strumenti finanziari “ibridi”, in grado di coniugare le caratteristiche dei bond societari con le peculiarità delle azioni di una azienda quotata.

Gli investitori possono ritrovare in questa particolare asset class la copertura difensiva tipica del rendimento se il mercato azionario è in calo, oppure approfittare dei rialzi delle azioni durante un bull market.

In un anno - il 2025 - che si preannuncia ricco di insidie e sfide sulla scia di quanto accaduto nel 2024, tra incertezze geopolitiche, guerre, tensioni commerciali, previsioni di crescita economica vacillanti, pericolo bolla IA e crypto e incognita sulla politica dei tassi Fed e Bce, conoscere tutte le opzioni di investimento è davvero fondamentale.

Per costruire un portafoglio a prova di shock finanziari, quindi, le obbligazioni convertibili possono essere una valida opportunità di copertura e guadagno. Cosa sono, come funzionano e quali sono i rischi e i vantaggi per chi decide di comprare questi strumenti finanziari.

Cosa sono le obbligazioni convertibili? Le caratteristiche

Le obbligazioni convertibili sono così chiamate perché permettono ai possessori di trasformare le proprie obbligazioni in azioni a determinate scadenze, così come previsto dagli artt. 2420 bis e 2420 ter del Codice Civile.

Questa peculiarità le classifica in una posizione intermedia tra titoli obbligazionari e i titoli azionari. In sintesi, le obbligazioni convertibili sono:

bond societari con un pagamento cedolare (cedola fissa o variabile) che offrono un’opzione di acquisto di azioni della società emittente o di una società terza.

Attraverso le obbligazioni convertibili, il risparmiatore può quindi decidere, a una certa data, se trasformare il titolo obbligazionario in possesso in titolo azionario, assumendo così lo status di socio, oppure attendere la scadenza d e ottenere la restituzione del credito.

Quali sono le caratteristiche dei bond convertibili

Gli elementi che caratterizzano le obbligazioni convertibili sono:

  • possibilità di conversione: in caso di conversione delle obbligazioni in azioni queste sono generalmente azioni di natura ordinaria e più raramente di risparmio. È necessario anche distinguere tra:
    • conversione di tipo diretto (quando le azioni sono emesse dalla stessa società che ha emesso le obbligazioni di partenza);
    • conversione di tipo indiretto (quando l’azione di compendio è emessa da un’altra società);
  • rapporto di conversione: ovvero il numero di azioni attribuite per ognuna delle obbligazioni convertite. Tale rapporto di conversione è sempre fisso, ciò significa che è indipendente dal valore di mercato sia dell’obbligazione di partenza, sia dell’azione in cui viene convertita. In generale il rapporto di conversione è fissato 1:1;
  • periodo di conversione: l’intervallo di tempo in cui il risparmiatore ha la possibilità di convertire le sue obbligazioni in azioni.

Queste obbligazioni, solitamente, offrono cedole più basse dei bond tradizionali. Inoltre, proprio perché questi titoli di debito offrono un diritto aggiuntivo a chi li possiede (quello di conversione in azioni) costano più di un’obbligazione (con la stessa scadenza
e la stessa cedola) emessa dalla medesima società.

Come funzionano le obbligazioni convertibili?

Quando un investitore acquista obbligazioni societarie, in generale, sta facendo un prestito alla società che ha emesso sul mercato il debito tramite il bond.

L’interesse corrisposto periodicamente attraverso lo stacco delle cedole è la remunerazione dell’investitore. Anche le obbligazioni convertibili offrono questi pagamenti, attraverso l’esborso di interessi in generale più bassi e meno convenienti.

Tuttavia, l’investitore ha la possibilità di ottenere un ulteriore guadagno convertendo le obbligazioni in azioni, se queste sono aumentate di valore.

Il titolo ottenibile dalla conversione dei prestiti convertibili è generalmente rappresentato da azioni ordinarie, più raramente di risparmio, della stessa società che ha emesso l’obbligazione convertibile. È questo il caso della conversione diretta. La conversione indiretta, invece, la si ha se l’azione di compendio è emessa da un’altra società.

Con “rapporto di conversione” si intende il numero di azioni attribuite per ciascuna obbligazione che viene convertita. Molto spesso il rapporto di conversione è fissato pari a 1: 1, un’azione per ogni obbligazioni convertita. Il rapporto di conversione è comunque fisso: prescinde cioè dal valore di mercato dell’uno e dell’altro titolo al momento della conversione.

Il periodo di conversione è rappresentato da quegli intervalli temporali in cui l’obbligazionista ha la facoltà di convertire le obbligazioni. Nel mercato italiano, la più frequente è la conversione a intervalli, possibile cioè per alcuni mesi ogni anno, ma non in altri momenti, per l’intera durata del titolo obbligazionario.

Quando conviene convertire un’obbligazione in azione? Un esempio

Il possessore di un’obbligazione convertibile ha la facoltà di decidere se trasformare il bond in un’azione secondo un prezzo prefissato.

Se il prezzo dell’azione è in aumento, superando quello da pagare per convertire l’obbligazione è profittevole scegliere questa opzione. Con la conversione, infatti, si può comprare l’azione a un prezzo più basso di quello in Borsa.

Facciamo un esempio. Una società emette un’obbligazione convertibile con valore nominale di 200 euro e rapporto di conversione pari a 1/3 (possibilità di ottenere una azione per ogni 3 obbligazioni possedute).

Per calcolare il prezzo di conversione, quanto si paga effettivamente per avere un’azione, si divide il valore nominale dell’obbligazione per il rapporto di conversione, ossia 100/0,3 = 333 euro.

Se il prezzo di mercato dell’azione supera quello di conversione allora è conveniente trasformare l’obbligazione.

Vantaggi e rischi delle obbligazioni convertibili

L’emissione da parte di una società di obbligazioni convertibili rappresenta un segnale positivo per il mercato, poiché lascia sottintendere che il management aziendale prevede performance positive dell’azienda e un incremento del prezzo delle azioni.

Le obbligazioni convertibili conferiscono al risparmiatore una serie di vantaggi rispetto ai comuni investimenti obbligazionari o azionari, quali:

  • la priorità di rimborso riconosciuta a questa tipologia di titoli rispetto alle azioni in caso di fallimento della società emittente;
  • protezione da ribassi delle azioni sottostanti il titolo;
  • vantaggio in caso di rialzo delle azioni, esercitando il diritto di conversione o vendendo direttamente l’obbligazione convertibile a un prezzo più alto di quello a cui è stata acquistata
    riduzione degli effetti della volatilità nelle fasi di turbolenza del mercato
    grazie alla bassa duration che caratterizza queste obbligazioni

Lo svantaggio principale delle obbligazioni convertibili si presenta in caso di ribassi del mercato azionario o cali contemporanei del mercato obbligazionario e azionario: queste eventualità renderebbero svantaggiosa la conversione in azioni del titolo e, allo stesso tempo, assicurerebbero rendimenti inferiori a quelli ottenibili da un’obbligazione ordinaria.

Occorre poi ricordare che le cedole staccate da un’obbligazione convertibile sono generalmente più basse di quelle delle obbligazioni ordinarie.

Le tutele per le obbligazioni convertibili

La società che emette obbligazioni convertibili deve ottenere il consenso da parte dell’assemblea straordinaria, dopo aver versato interamente il capitale esistente, in modo che le azioni siano liberate.

La ragione sta nel fatto che, contestualmente all’emissione di tali obbligazioni, deve anche essere deliberato un aumento di capitale in modo da dare l’opportunità a coloro che possiedono i bond di sottoscrivere le azioni qualora lo decidano.

A ulteriore tutela dei possessori di obbligazioni convertibili, l’art. 2420 bis stabilisce che, se non sono scaduti i termini fissati per la conversione, la società non può deliberare né la riduzione di capitale esuberante né la modificazione delle disposizioni dell’atto costitutivo concernenti la ripartizione degli utili, a meno che non sia data la facoltà ai possessori di tali obbligazioni di esercitare entro un determinato tempo il diritto alla conversione.

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