L’incongruenza tra rendimenti obbligazionari e proiezioni della Fed solleva dubbi sul mercato. Ha davvero senso questo calo del prezzo delle obbligazioni?
L’attuale scenario economico globale sta ponendo gli investitori di fronte a nuovi interrogativi, in particolare nel mercato obbligazionario. Le recenti comunicazioni della Federal Reserve e le aspettative sulle future mosse di politica monetaria stanno influenzando positivamente il rendimento dei titoli obbligazionari, rendendo il prezzo delle obbligazioni sempre più basso.
Uno degli elementi più rilevanti al momento è l’incongruenza tra i rendimenti attuali dei titoli del Tesoro e le proiezioni della Fed sull’inflazione PCE. Il FOMC prevede, nello scenario peggiore, un’inflazione al 2,9% nel 2025 e al 2,4% nel 2027. Tuttavia, i rendimenti dei US10Y e US20Y Treasury bonds restano sopra il 4,6%, lo stesso livello registrato quando l’inflazione PCE superava il 3% e i tassi Fed erano oltre il 4,5%.
Questa discrepanza solleva dubbi sulla coerenza delle attese di mercato e delle politiche monetarie future.
Cosa sta succedendo (davvero) al mercato obbligazionario?
Un effetto diretto di questa incongruenza è l’inaspettato steepening della curva dei rendimenti. Solitamente, un’inclinazione della curva anticipa una recessione e un calo del mercato azionario. Tuttavia, l’attuale contesto si discosta da questo schema tradizionale: i dati economici rimangono sorprendentemente solidi, creando una situazione anomala in cui la curva dei rendimenti si inclina mentre i rendimenti complessivi aumentano. Rispetto a un anno o un mese fa, il lato corto della curva è diminuito, mentre il lato lungo ha registrato un incremento significativo.
Questa dinamica suggerisce che il mercato stia escludendo l’ipotesi di una recessione e stia iniziando a prezzare una politica di tassi Fed elevati per un periodo più prolungato.
Il mercato sta esagerando?
Il mercato potrebbe quindi stare reagendo in modo eccessivo alle dichiarazioni di politica monetaria di Powell. Bisogna sempre considerare l’effetto sorpresa: prima della comunicazione di dicembre, il mercato dava per scontato un significativo taglio dei tassi da parte della Fed nel 2025. Tuttavia, alla luce dei recenti dati economici, questa ipotesi sembra essere stata accantonata. Il Fed Watch Tool del CME attribuisce addirittura una probabilità del 40% alla possibilità che non vi siano tagli nel 2025, ed è proprio questo l’elemento che preoccupa maggiormente. Ciò che sta penalizzando le quotazioni obbligazionarie non è semplicemente una revisione delle aspettative, ma una sorpresa di mercato, un evento imprevisto che fino a poco tempo fa non era stato adeguatamente prezzato.
Se il mercato sta effettivamente sovrastimando l’impatto di queste prospettive, esistono motivi per ipotizzare un calo dei rendimenti obbligazionari? L’inflazione negli Stati Uniti, sebbene ancora sopra il target della Fed, sta mostrando segnali di rallentamento, specialmente nel settore dei servizi. Inoltre, il mercato del lavoro potrebbe aver generato un segnale fuorviante, proprio come accadde nell’agosto 2024, quando il tasso di disoccupazione risultò nettamente superiore alle aspettative, causando un crollo del mercato per il timore di un hard landing. Ironia della sorte, oggi il mercato sta scontando l’esatto opposto.
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