Così le banche salvano l’Italia (e la manovra di Meloni)

Patrizia Del Pidio

15/10/2024

Il contributo delle banche sarà inserito in Legge di Bilancio 2025. Non si sa sotto che forma, ma le banche dovranno contribuire a salvare la manovra e l’economia italiana.

La Legge di Bilancio 2025 arriverà sul tavolo del Consiglio dei Ministri in serata e già nella giornata di oggi potrebbe essere approvata. Il Cdm non dovrà esaminare e valutare soltanto la manovra, questa sera, ma anche il documento programmatico di bilancio che, poi, dovrà essere inviato a Bruxelles, e il decreto Anticipi con misure urgenti in materia economica e fiscale, collegato per la definizione delle coperture.

La trattativa con le banche sul contributo chiesto dal Governo per sostenere l’economia del Paese è ancora aperta. Fonti del Mef fanno sapere che il confronto andrà avanti a oltranza e non si esclude che le misure possano non essere inserite nella Legge di Bilancio fin da subito. Potrebbero prendere forma in futuro ed essere inserite nella manovra nel corso del suo iter parlamentare.

Il contributo delle banche

Se ne parla ormai da mesi, ma la tassa sugli extra profitti delle banche è quella che ha creato maggiori tensioni. Ora si ha la certezza che gli extra profitti delle banche non saranno tassati, ma il Governo è a caccia di risorse è l’idea di ottenere un gettito extra dalle banche non è mai stata abbandonata anche se si è trasformata da «tassa sugli extra profitti» a semplice «contributo». Il contributo delle banche sarà inserito in Legge di Bilancio 2025, anche se non si sa ancora sotto quale forma.

Gli interventi ipotizzati sono tre:

  • un intervento sulle stock option;
  • ottenere liquidità tramite le imposte differite attive (Dta);
  • contributo volontario delle banche (e anche da parte di assicurazioni e settore energia).

Si sta ragionando in queste ore che restano prima del Cdm, sulle imposte differite e si vorrebbe agire con un doppio intervento. Se da una parte la deducibilità relativa al 2025 e al 2026 sarà rinviata, dall’altra il percorso per recuperarla non è rimandato al biennio successivo.

Quello che si sta studiando è un meccanismo che permetta di recuperare le quote non dedotte dilazionandole nel tempo. In questo modo il maggior gettito che ci si garantisce oggi non porterebbe a una brusca diminuzione già nel 2027. Con un sistema di ammortizzazione più morbido e diluito nel tempo si salvaguarderebbe, da una parte, la deducibilità, ma dall’altra non si avrebbe un peso eccessivo sui conti pubblici negli anni successivi. Questo dovrebbe portare, in due anni, nelle casse dello Stato dai 3 ai 4 miliardi di euro.

L’intervento non si fermerebbe alle imposte differite, ma potrebbe riguardare anche le stock options concesse come retribuzione extra ai manager del settore bancario: anche in questo caso potrebbe essere previsto un incremento della tassazione.

Dta, che cosa sono?

Le Dta sono imposte anticipate. Si tratta della differenza tra il risultato del bilancio di una società e del risultato che rileva dal punto di vista fiscale. L’importo che si determina è soggetto a deducibilità futura. Di fatto le imposte anticipate possono essere recuperate negli esercizi futuri.

L’intervento che si vuole apportare è quello di rinviare il recupero delle imposte anticipate dilazionandolo in modo più lungo nel tempo. In questo modo il maggior gettito che si avrebbe oggi, per finanziare la Legge di Bilancio, non dovrebbe essere “restituito” sotto forma di deduzioni già nel 2027. Le banche non perderebbero il diritto alla deduzione, ma ne potrebbero godere solo più avanti nel tempo.

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