Le criptovalute sono la frontiera della nuova evasione fiscale. I casi

Patrizia Del Pidio

20 Marzo 2025 - 15:31

L’evasione fiscale passa dalle criptovalute e uno studio evidenzia che anche in Paesi virtuosi a livello fiscale, l’evasione nelle criptoattività è altissima.

Le criptovalute sono la frontiera della nuova evasione fiscale. I casi

Le criptovalute, oggi, rappresentano la nuova frontiera per l’evasione fiscale. Per una volta, però, l’esempio portato non riguarda l’Italia, ma le virtuosissime Danimarca e Norvegia, dove oltre il 90% di chi detiene criptovalute non le dichiara.

La sorpresa nasce proprio dal fatto che si tratta di due Paesi europei che tradizionalmente sono considerati virtuosi dal punto di vista fiscale ed emerge che il 90% dei possessori di criptoattività non paga le tasse su quanto detenuto.

Il dato emerge dall’Osservatorio Fiscale dell’Unione Europea diffuso nella giornata del 18 marzo 2025 e la notizia fa ancora più scalpore alla luce del fatto che la Danimarca, dal 2019, ottiene dati sulle transazioni effettuate dai cittadini sulle piattaforme di criptovalute.

I controlli dele operazioni in criptovalute

Lo studio appena pubblicato mette in risalto che a dichiarare in autonomia i redditi derivanti da criptovalute sono maggiormente coloro che hanno maggiori vendite. Fino a ora il Fisco danese ha condotto i controlli sull’eventuale evasione fiscale sui redditi da criptovalute basandosi sui volumi di vendita e di fatto chi ha un volume di vendita maggiore ha una probabilità più alta di essere sottoposto a controllo.

In caso, quindi, di grandi vendite i contribuenti sanno benissimo di rischiare maggiormente un controllo e dichiarano i guadagni. Di contro, però, chi ha un volume di vendita minore, ed è questo che emerge dallo studio, ha meno probabilità di incappare in un controllo e di vedersi elevare una sanzione. In questi casi, quindi, è come se il contribuente valutasse i pro e i contro nel dichiarare le criptoattività e pagarci le tasse.

I rischi dell’evasione fiscale sono alti

Il problema principale per le criptovalute va ricercato nel fatto che è talmente facile spostare gli asset digitali in piattaforme estere crittografiche per rimanere al di fuori dei controlli delle segnalazioni di terze parti.

Passare da una piattaforma nazionale a una estera è molto facile perché la natura delle criptovalute è globale. Le piattaforme, per la maggior parte operano online e consentono ai clienti di aprire conti con facilità e lo stesso accade per il trasferimento degli asset.

La situazione attuale, che non permette un monitoraggio effettivo su tutti coloro che operano con le criptovalute, potrebbe cambiare grazie all’avvio del CARF (Crypto-Asset Reporting Framework) e della DAC 8 che dovrebbero andare a colmare le lacune normative riducendo, al tempo stesso, la possibilità di evasione fiscale.

Ma affinché la strategia sia efficace è necessario che il suo ambito coinvolga tutto il mondo e non solo l’Europa: coprendo solo una frazione di mondo, infatti, non si eviterebbe che il trasferimento delle criptovalute su altre piattaforme, magari al di fuori del controllo.

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