Si aggrava la situazione Russia-Ucraina. Tra timori di una guerra e l’arrivo di sanzioni, l’Italia fa i conti con le conseguenze della tensione. C’è un settore che ci lega a Kiev e che ora rischia.
Dalla crisi ucraina a quella degli allevamenti in Italia il passo potrebbe essere breve.
Mentre resta incerto lo scenario dell’Europa orientale e l’effetto di sanzioni è un’incognita anche per l’economia del nostro Paese, si diffondono nuovi timori sulle ripercussioni della tensione per le materie prime.
Nel mirino dell’Italia c’è il mais ucraino, uno dei prodotti più importati da Kiev e che ci lega particolarmente a questo Paese a livello commerciale.
Perché gli allevamenti in Italia sono a rischio?
La crisi ucraina può danneggiare gli allevatori in Italia
Cia-Agricoltori Italiani e Confagricoltura hanno lanciato un allarme da giorni: il settore degli allevamenti di bovini e, in generale, le filiere nazionali dei prodotti zootecnici e bio-industriali sono minacciate dalla potenziale guerra in Ucraina.
Uno sguardo attento sulle interdipendenze commerciali italiane con Kiev offre una spiegazione di questo pericolo: il nostro Paese importa granturco in quantità rilevanti e l’Ucraina è il secondo fornitore dopo l’Ungheria.
Ismea, Istituto di servizi per mercati agricoli, ha sottolineato in una sua nota che la situazione italiana dell’import del mais:
“suscita qualche preoccupazione vista la consistente riduzione della produzione interna di mais (-30% negli ultimi 10 anni) e la ormai strutturale dipendenza degli allevamenti dal prodotto di provenienza estera (tasso autoapprovvigionamento italiano pari al 53% contro il 79% nel 2011)”
Quale impatto può avere, quindi, una crisi in Ucraina con interruzione di forniture? Innanzitutto un effetto negativo sul prezzo del mais, che si attesta a 186 euro/ton, con un +24, 35% rispetto al 2021. Con vendite più scarse dall’Ucraina il costo del prodotto non può che aumentare, considerando che a livello globale era già schizzato per scarsità di forniture dovute a shock meteorologici in America Latina e negli USA.
L’allerta dalla Cia è chiara:
“I rialzi su mais rendono decisamente poco remunerativa la produzione di carne di qualità controllata -soprattutto dove ci sono contratti di filiera con le principali catene della Grande distribuzione- e mettono ko gli allevatori di vacche da latte”
L’Italia è molto esposta alle turbolenze geopolitiche ucraine visto che acquista granturco da Kiev. In generale, il settore lattiero-caseario italiano sta soffrendo per i rincari energetici e delle materie prime impiegate per alimentare gli animali, come la soia (import al 90%) e il mais (di cui siamo importatori al 40%).
Anche per questo, oltre che per molti altri motivi legati al gas russo, all’esposizione bancaria degli istituti di credito nazionali, all’impennata del petrolio e - ovviamente - alla drammaticità di una guerra, l’Italia lavora per evitare conflitti e sanzioni gravose.
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