Al Senato si è concluso il primo round sulla crisi di governo ma la prossima settimana sarà quella decisiva: dopo la mossa di Matteo Salvini di accelerare sul taglio dei parlamentari, adesso le elezioni sembrano essere più vicine.
In un Senato trasformato in un ring dove si sta consumando il match della crisi di governo, la campana che ha messo fine al primo round è arrivata proprio nel momento ideale per tutti i partiti che, dopo la frenesia degli ultimi giorni, adesso avranno a disposizione il ponte ferragostano per delineare quella che sarà la loro strategia durante la prossima, decisiva, settimana.
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A Palazzo Madama il voto trasversale di Movimento 5 Stelle, PD, Misto e Autonomie, ha stoppato la richiesta del centrodestra di votare prima di Ferragosto la mozione di sfiducia presentata dalla Lega nei confronti del premier Giuseppe Conte.
Se ne riparlerà martedì 20 agosto quando ci sarà il probabile voto decisivo, difficile che Conte possa decidere di dimettersi prima, mentre due giorni dopo in teoria ci sarebbe la votazione anticipata sul taglio dei parlamentari scaturita dalla accelerata a sorpresa dettata dall’apertura della Lega.
La mossa di Matteo Salvini sembrerebbe essere stata particolarmente azzeccata: così facendo ha tolto al Movimento 5 Stelle l’appiglio del taglio dei parlamentari per allontanare il voto, tanto che adesso per evitare le elezioni anticipate a fine ottobre i pentastellati dovranno fare un’alleanza di governo con il Partito Democratico più politica che istituzionale, cosa che i grillini vorrebbero evitare visto che un abbraccio non di scopo con Matteo Renzi potrebbe far calare ulteriormente i loro consensi.
Crisi di governo: cosa succede adesso
Non è riuscito il primo blitz al Senato da parte della Lega, che insieme a Fratelli d’Italia e Forza Italia ha provato ad anticipare al 14 agosto il voto sulla mozione di sfiducia al premier Conte. Un segnale questo però di come il centrodestra sia tornato a essere unito.
Tutto rimandato come da programma a martedì 20, quando alle ore 15 il Presidente del Consiglio terrà le sue comunicazioni a Palazzo Madama. Questo sarà anche il momento dell’eventuale voto sulla mozione di sfiducia, a meno che Conte non decida subito di recarsi da Mattarella e rassegnare le proprie dimissioni.
Se il premier non dovesse quindi dimettersi, mercoledì 21 toccherà alla Camera ascoltare le parole di Conte mentre, questa è la grande novità, nel caso il governo alla fine non dovesse cadere sempre a Montecitorio giovedì 22 si voterà per l’approvazione definitiva del taglio dei parlamentari.
In sostanza la prossima settimana ci possono essere tre vie di uscita da questa crisi di governo. La prima è che Giuseppe Conte si dimette oppure viene sfiduciato, con il Presidente Sergio Mattarella che dopo le consultazioni decide di sciogliere le Camere con le elezioni anticipate a fine ottobre che sarebbero automatiche.
Il secondo scenario è quello della caduta di Conte che però porterebbe alla nascita di un nuovo governo, di legislatura o di scopo, formato dalla inedita maggioranza Movimento 5 Stelle-Partito Democratico con il decisivo supporto del Gruppo Misto (+Europa e Liberi e Uguali i più numerosi) e delle Autonomie.
L’ultima opzione è quella che, sacrificando Conte e approvando il taglio dei parlamentari, la maggioranza gialloverde possa alla fine decidere di continuare con un rimpasto di governo e un nuovo premier. Ipotesi questa molto difficile visti i rapporti ormai deteriorati tra i due partiti ma, considerando anche i colpi di scena degli ultimi giorni, tecnicamente ancora possibile.
Salvini avvicina le elezioni
In questa crisi di governo giocata più sugli slogan che sui contenuti, il mantra del Movimento 5 Stelle è stato finora quello di una Lega che vuole andare al voto per non approvare, tra le tante cose, soprattutto il taglio dei parlamentari.
Matteo Salvini annunciando durante il suo intervento al Senato come la Lega sia disposta a votare subito la misura per poi però andare al voto, ha in pratica tolto a Luigi Di Maio il principale appiglio, insieme al cercare di evitare l’aumento dell’Iva, per giustificare un possibile governo insieme a un PD guidato in questa mission dal tanto odiato Matteo Renzi.
Adesso il Movimento 5 Stelle si trova quasi spalle al muro. Se si dovesse approvare subito in maniera definitiva il taglio dei parlamentari, dopo il voto i pentastellati avrebbero un appiglio in meno per giustificare una possibile alleanza con i dem.
Visto che tecnicamente è possibile votare il taglio dei parlamentari e poi andare subito alle urne, la sforbiciata entrerebbe però in vigore soltanto alle elezioni successive, la scelta adesso è tutta nelle mani dei 5 Stelle.
Se alla fine i grillini dovessero accettare il corteggiamento di Renzi e dare vita a un governo anche di lungo respiro, questa scelta potrebbe però portare a una nuova rivolta interna tanto che Salvini ha già dichiarato che le porte della Lega sono aperte a quei parlamentari con cui “si è lavorato bene”, spaccando di fatto il Movimento.
Le elezioni anticipate adesso sono di conseguenza ancora più vicine, con la prossima settimana che sarà quella decisiva visto che, considerando che ci vogliono due mesi per organizzare il voto, o le Camere vengono sciolte prima della fine di agosto oppure alle urne ci si potrà andare soltanto nel 2020 visto che, indire le politiche a novembre, significherebbe rendere ancora più difficile il poter approvare la legge di Bilancio entro la fine dell’anno.
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