Crollo dei prezzi dell’olio d’oliva in arrivo. E in Italia?

Laura Naka Antonelli

18/11/2024

La previsione ultra ribassista sul trend dei prezzi dell’olio di oliva. Ma l’Italia rischia: ecco perché.

Crollo dei prezzi dell’olio d’oliva in arrivo. E in Italia?

È da un po’ di tempo che l’impennata dei prezzi dell’olio di oliva, ribattezzato anche oro liquido, si sta facendo sentire nelle tasche degli italiani e dei consumatori di tutto il mondo. Ma finalmente, le cose starebbero per cambiare.

A dare la buona notizia è stata la produttrice numero uno al mondo di olio di oliva, ovvero la spagnola Deoleo, che ha annunciato una previsione destinata a confortare chi sta pagando caro l’ingrediente chiave di qualsiasi dieta mediterranea che si rispetti.

Olio oliva: prezzi dimezzati? L’outlook firmato Spagna

Il peggio, a quanto pare, sarebbe dietro l’angolo, per motivi che hanno a che vedere con i fondamentali di questo mercato.

Ma i dubbi si affollano proprio sul trend dei prezzi dell’olio di oliva in Italia, alle prese con un drammatico calo della produzione.

La spagnola Deoleo prevede che i prezzi dell’olio di oliva si dimezzeranno addirittura nel corso dei prossimi mesi, grazie alla raccolta di olive, prevista per questa stagione, che si confermerà decisamente migliore rispetto a quella dello scorso anno.

Così Miguel Ángel Guzmán, responsabile della divisione vendite di Deoleo, interpellato dalla CNBC:

“Stiamo attraversando ancora una fase di tensione per i prezzi dell’olio di oliva, soprattutto per quanto concerne l’olio di elevata qualità, come quello extravergine. Tuttavia, l’outlook dei prossimi mesi è positivo, in quanto le stime sono di un mercato che inizierà a stabilizzarsi e di una normalità che sarà graduamente ripristinata, grazie ai progressi delle nuove raccolte e all’aumento dell’offerta”.

In Italia olio di oliva più caro che nel resto del Mediterraneo

Una view che lascia sperare, di primo acchito, soprattutto l’Italia, dove i prezzi di un chilo di olio extravergine di oliva, nel mese di ottobre, stando alle rilevazioni di Ismea, sono stati pari a 9,17 euro, livello ben più alto rispetto ai 6,859 euro al chilo della Spagna.

Il triste primato dell’Italia è stato evidenziato da Certified Origins, la società nata nel 2006 dalla collaborazione di due grandi cooperative di olivicoltori toscani e di un’azienda specializzata in vendita e distribuzione internazionale, che ha pubblicato a ottobre un report relativo ai prezzi dell’oro liquido nelle diverse aree geografiche, attingendo ai numeri raccolti dalle due piattaforme Poolred e Ismea, considerate affidabili nel monitorare le fluttuazioni del valore dei valori commerciali in media dell’olio:

Questi i prezzi rilevati al punto di origine:

  • Spagna: 6,859 Eu/Kg (Poolred)
  • Italia: 9,17 Eu/Kg (Ismea)
  • Grecia: 7,15 Eu/Kg (Ismea)
  • Tunisia: 7,23 Eu/Kg (Ismea)

Speranze su un dietrofront dei prezzi

Dopo anni di forte crisi per l’industria dell’olio di oliva, è stato in ogni caso lo stesso Consiglio internazionale di olio di oliva, ovvero l’International Olive Oil Council, a prevedere raccolte migliori di olive da parte delle nazioni principali produttrici, in particolare dalla Spagna, dalla Grecia, dal Portogallo e dalla Tunisia (ma l’Italia?): un outlook che alimenta le speranze di assistere a una ritirata dei prezzi.

Fiducia nello specifico nei confronti della produzione spagnola che, dopo la siccità degli ultimi anni, dovrebbe salire secondo le stime a 1,4 milioni di tonnellate, rispetto alle 850.000 tonnellate dello scorso anno, zavorrando le quotazioni della commodity.

Guzmán di Deoleo ha detto così di prevedere un calo dei prezzi dell’olio di oliva, nel periodo compreso tra i mesi di novembre e di gennaio, ma anche nel 2025, sempre che le condizioni meteo rimangano favorevoli:

i prezzi potrebbero, di conseguenza, scendere fino a 5 euro al litro, rispetto ai massimi che sono tuttora presenti nei supermercati spagnoli di 9-10 euro.

A tal proposito, vale la pena di ricordare che la Spagna produce 2/5 dell’olio di oliva globale, e che tutto il Mediterraneo incide con l’80% sull’offerta globale.

I dubbi sui prezzi in Italia, a causa del crollo della produzione

Ma in Italia la situazione è destinata davvero a migliorare? Non proprio, sia in termini di produzione che, di conseguenza, di prezzo.

Non è certo di buon auspicio è quanto emerso qualche giorno fa dall’outlook elaborato da Coldiretti Puglia e Unaprol sulla campagna olivicola 2024/2025: preoccupanti, in particolare, le previsioni sulla Puglia, dove la stagione della raccolta delle olive è iniziata con 15 giorni di anticipo.

Le associazioni hanno lanciato l’alert sul rischio di un tonfo della raccolta delle olive, pari a -40% in provincia di Bari e nella BAT (provincia di Barletta, Andria, Trani).

Numeri sconvolgenti anche per quanto riguarda l’area di Foggia, per la quale è stimata una produzione di olive in caduta del 50% rispetto alla scorsa stagione olivicola.

La crisi ha già portato Coldiretti e Unaprol a paventare una produzione di olio d’oliva che dovrebbe attestarsi quest’anno, in tutta l’Italia, attorno a 224 milioni di chili, una quantità che farebbe scendere il Paese al quinto posto nella classifica dei principali Paesi produttori.

A pesare sulla campagna - hanno spiegato le associazioni - è soprattutto il dato pugliese, dove si stima un raccolto praticamente dimezzato rispetto allo scorso anno”.

La scarsità dell’offerta è stata tale da far schizzare i prezzi medi dell’olio extravergine di oliva di oltre il 30% su base annua, nel periodo compreso tra i mesi di gennaio e settembre 2024, sia in Italia che in Spagna.

Detto questo, positivo sul trend al ribasso per i prezzi dell’olio in Italia è stato già alla fine di settembre Zefferino Monini, amministratore delegato e presidente dell’omonima azienda umbra, che ha presentato il suo outlook in occasione della pubblicazione del terzo Bilancio di sostenibilità dell’impresa, curato da The European House -Ambrosetti.

Monini ha detto di prevedere in quella occasione un calo dei prezzi dell’olio extravergine di oliva a un valore ben inferiore ai 10 euro al litro entro la fine dell’anno, con ribassi fino a -30-40%.

C’è chi fa notare, tuttavia, che a fronte dell’aumento della produzione previsto in Spagna, l’Italia potrebbe assistere, come d’altronde già messo in conto dalle associazioni di cui sopra, a pesanti riduzioni della sua raccolta.

D’altrone, alla fine di settembre, dalle prime indicazioni relative all’andamento della campagna olearia 2024-25 elaborate da Assitol, l’Associazione Italiana dell’industria olearia aderente a Confindustria e Federalimentare, è risultata una ripresa della produzione di olio di oliva nei Paesi del Mediterraneo, tranne che in Italia.

Se la ripresa nel Mediterraneo c’è stata, insomma, non è stato però certo per merito della raccolta italiana quanto, così è emerso dal report, dai progressi compiuti dalla Spagna e da altri Paesi del blocco.

Tutta colpa della siccità, che ha pesato in modo importante sul sud dell’Italia, come ha spiegato Anna Cane, presidente del Gruppo olio d’oliva di Assitol:

La siccità ha colpito soprattutto il Meridione che vanta i due terzi della nostra produzione olivicola ”. In questo contesto, il timore è che i prezzi dell’olio di oliva continueranno a rimanere più alti che altrove.

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