Con mossa inattesa, la Bank of Japan amplia la banda di oscillazione nel rendimento del decennale. L’equivalente di 200 punti base di rialzo della Bce. In un solo colpo. Endgame del casinò in vista?
Chiaramente, tutto è finito nell’arco di pochi minuti. Panico generale, poi tutto come se nulla fosse accaduto. Sintomo che la questione è seria. Talmente seria da costringere tutti a millantare ottimismo, a sfoggiare un sorriso da business as usual di fine anno tirato come una corda di violino. Perché quanto deciso dalla Bank of Japan, in maniera totalmente inattesa, è la classica goccia che rischia di far traboccare il vaso. Il game-changer di lungo termine.
Pur millantando calma olimpica nel mantenere invariati i tassi di interesse, la Banca centrale di Tokyo ha infatti messo mano alla sua politica di controllo sulla curva dei rendimenti, ampliando la banda di oscillazione del bond decennale da 0,25 a 0,50 punti base. Di fatto, un qualcosa che si sostanzia in un drastico aumento del limite di rendimento accettato: da -0,5% a +0,5%.
Apparentemente, inezie. Ma qui non si sta parlando di spread ad alto tasso pirotecnico come quello italiano o spagnolo, abituati a fiammate che la Bce spegne con cicliche operazioni emergenziali. Qui è il modello stesso dell’Abenomics ad andare in crisi. L’accettazione di un alto stock di debito come assolutamente sostenibile, stante il ruolo di pivot totale e prestatore di unica istanza della Banca centrale. Di fatto, il Giappone rappresentava il paradiso della sterilizzazione strutturale, la patria dell’utopia del debito pubblico come variabile assolutamente gestibile grazie a finanziamenti diretti che lo rendevano inerte. [...]
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