Il calo a sorpresa dell’inflazione USA sfida le attese, che si aspettavano valori maggiori, in linea con la narrativa dei dazi. L’incertezza regna sovrana, e i mercati tornano a scendere.
In un contesto di mercato in cui l’incertezza regna sovrana, l’ultima lettura del CPI (Consumer Price Index) USA ha spiazzato tutti: l’inflazione è scesa, contrariamente a quanto ci si sarebbe aspettato, soprattutto alla luce dell’imposizione di nuove tariffe commerciali da parte dell’amministrazione Trump.
Ma ancora più sorprendente, anche i mercati sono crollati (di nuovo). Questo scenario apre numerose riflessioni su ciò che sta realmente accadendo nell’economia americana e, soprattutto, su cosa significhi per il tuo portafoglio di investimenti.

La sorpresa dei dati sull’inflazione
A marzo, sia il CPI generale che quello core (esclusi alimentari ed energia) sono aumentati solo dello 0,1% su base mensile. Su base annuale, l’inflazione si attesta al 2,4% per l’indice generale e al 2,8% per il core. Entrambi sono risultati migliori delle attese del mercato, che temeva già un rialzo spinto dai nuovi dazi sulle importazioni cinesi.
Se analizziamo i dati su base annualizzata a 3 e 6 mesi, vediamo un +3,0%, segnale che sì, l’inflazione si sta attenuando, ma resta ancora distante dal target del 2.0% fissato dalla Fed.
Mercato del lavoro: un altro pilastro stabile
A dare ulteriore supporto al sentiment macro ci sono i dati sul mercato del lavoro: le richieste iniziali di sussidio di disoccupazione sono rimaste stabili a 223.000, con la media a 4 settimane anch’essa ferma allo stesso livello. Anche le richieste da parte degli ex dipendenti federali sono calate, tornando ai livelli della seconda metà del 2024. Tutto questo suggerisce che, almeno per ora, il mercato del lavoro rimane solido e non anticipa una crescita della disoccupazione.
Ma il contesto è cambiato: bentornata incertezza
Ed è proprio qui che si innesta la vera anomalia: perché i mercati stanno scendendo, nonostante questi dati positivi?
La risposta sta nel timing e nel contesto. I dati sul CPI e sull’occupazione sono pre-tariffa, cioè riferiti a un periodo precedente ai nuovi timori sulle politiche commerciali USA. Infatti, più che l’inflazione, ciò che crea panico sui mercati, è l’incertezza: indicatori come l’indice di incertezza politica USA sono tornati su livelli simili a quelli visti durante la pandemia o in periodi di crisi profonda. Questo ha riportato sul mercato una volatilità elevata, spesso difficile da gestire anche per gli investitori più esperti.
Cosa significa tutto questo per il tuo portafoglio?
L’imprevedibilità è il vero nemico dei mercati. Quando le aspettative non trovano riscontro nella realtà, come sta accadendo ora, la reazione può essere violenta e incoerente. Ed è proprio questo che sta succedendo.
I mercati oggi non rispondono più in modo lineare ai dati, ma si muovono sulla base di percezioni, rischi futuri, e paure legate all’instabilità geopolitica.
Cosa fare adesso?
In tempi come questi, diventa fondamentale avere un portafoglio diversificato, costruito per reggere gli shock, ben distribuito e ancorato a una strategia d’investimento chiara. Diventa importante quindi oggi più che mai non fare scelte di investimento basate sulla propria percezione della situazione, perché potrebbe essere smentita nell’arco di qualche sessione di borsa, o da qualche dichiarazione politica last minute. Serve quindi lucidità, questo perché, la volatilità non è solo una nemica: può anche offrire opportunità, ma solo per chi è pronto, lucido e ben posizionato.
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