La deducibilità del fondo pensione è uno dei vantaggi della pensione integrativa. Ecco quanto si può risparmiare sull’Irpef e come si calcola.
Il fondo pensione è uno degli strumenti più vantaggiosi per risparmiare sull’Irpef da versare grazie alla sua deducibilità.
Il legislatore italiano favorisce la stipula di contratti di adesione a fondi pensione, l’obiettivo è fare in modo che i lavoratori possano percepire alla fine della carriera lavorativa degli importi che consentano di mantenere un buon tenore di vita attraverso una pensione integrativa.
Con l’entrata in vigore della Riforma Dini, infatti, vi è stato uno storico passaggio dal sistema di calcolo della pensione retributivo a quello contributivo. Ne deriva che nel tempo gli importi degli assegni pensionistici andranno a scemare.
Per compensare questa perdita si riconosce la deduzione delle somme versate nei fondi pensione. La deducibilità del fondo pensione prevede però limiti, vediamo quanto si può risparmiare scegliendo di aderire a forme di pensione complementare.
Disciplina e limite alla deducibilità del fondo pensione
I fondi pensione sono disciplinati dal decreto legislativo 252 del 2005, la deducibilità dei versamenti effettuati nei fondi pensione è prevista dall’art. 10 co. 1 lett. e-bis) del TUIR. Questo stabilisce la deducibilità dei contributi versati alle forme di previdenza complementare, nel rispetto dell’articolo 8 del decreto 252/2005 che individua il limite di deducibilità in 5.164,57 euro.
Ogni anno è possibile sottrarre tale somma dal reddito complessivo riducendo la base imponibile. Nel caso in cui nell’arco dell’anno si versino importi superiori al limite, le somme eccedenti non possono essere portate in deduzione.
Se il contribuente ha più fondi pensione aperti, ad esempio uno per sé e uno in favore di un figlio fiscalmente a carico o entrambi per sé, il limite resta invariato e vengono addizionate le somme versate in ciascun fondo.
Il contribuente, giunto alla percezione della pensione pubblica, può decidere di non iniziare a riscuotere la pensione integrativa, ma di continuare a effettuare versamenti al fondo pensione, ad esempio per goderne a un’età più avanzata o per far in modo che gli importi della pensione integrativa crescano, in questo caso è possibile comunque sfruttare la deducibilità dei versamenti al fondo pensionistico nei limiti visti.
Deducibilità fondo pensione per lavoratori alla prima occupazione
Il limite visto in precedenza può essere superato in un caso particolare: per i lavoratori in prima occupazione il comma 6 dell’articolo 8 del d.lgs 252/2005 prevede che il limite sia aumentato di 2.582,29 euro annui per un periodo massimo di 20 anni. Vi sono però delle condizioni.
Il legislatore parte dal presupposto che un lavoratore alla prima occupazione abbia un reddito non particolarmente elevato, ciò non gli consente di effettuare versamenti al fondo pensione importanti. Ne consegue che non riuscirà a sfruttare a pieno le deduzioni previste per i versamenti a forme di pensione complementare.
Il legislatore, per tutelarlo, nei primi 5 anni di lavoro gli consente di accumulare i residui, ad esempio, nell’anno 1 ha versato 1.000 euro, quindi non sfrutta la deduzione per un importo di 4.164,57 euro, questa somma si accantona. Per i primi 5 anni è possibile accantonare tutti i residui.
Dal sesto anno in poi di adesione al fondo pensione, il lavoratore può portare in deduzione i versamenti annuali fino a un ammontare di 5.164,57 euro e aggiungere le somme accantonate nei precedenti anni, per un ammontare annuo massimo di 2.582,29 euro.
Le somme “virtualmente accantonate” potranno essere portate in deduzione per un periodo massimo di 20 anni. Tali contribuenti potranno ottenere una deducibilità del fondo pensione massima di 7.746,86 euro ogni anno. Sempre però se nell’anno versano tali somme, cioè al sesto anno il lavoratore che versa 7.000 euro potrà dedurre totalmente tale somma.
Come funziona la deducibilità del fondo pensione?
La prima cosa da ricordare è che le deduzioni sono applicate al reddito complessivo e riducono la base imponibile, con la possibilità anche di portare all’applicazione di un’aliquota Irpef più bassa determinata da uno scaglione di reddito diverso.
Una persona che ha un reddito complessivo di 30.000 euro, potrebbe vedere l’applicazione della seconda aliquota Irpef al 35%, ma se nell’arco dell’anno effettua versamenti al fondo pensione per 4.000 euro, la sua base imponibile si riduce a 26.000 euro, di conseguenza viene applicata l’aliquota del 23% (dal 2024 primo scaglione). Il risparmio economico legato alla deducibilità del fondo pensione potrebbe essere particolarmente interessante.
A questo proposito dobbiamo ricordare che per l’anno 2024 sono cambiate le aliquote Irpef, ridotte da 4 a 3. Le nuove aliquote sono:
- 23% sui redditi fino a 28.000 euro;
- 35% sui redditi compresi tra i 28.000 e i 50.000 euro;
- 43% sui redditi che superano i 50.000 euro.
Come si applica la deduzione del fondo pensione
Ricordiamo che le deduzioni si applicano alla somma dei redditi percepiti. Solo dopo aver fatto questa operazione si applica l’aliquota e si determina l’imposta «potenziale» da versare.
Infine, solo dopo aver compiuto questa operazione si possono applicare le detrazioni di imposta, ad esempio la detrazione per lavoro dipendente, detrazioni per familiari a carico, spese di istruzioni, canoni passivi del mutuo.
Infine, deve essere ricordato che gli investimenti nei fondi pensione, oltre a permettere la deducibilità delle somme versate, prevedono una tassazione agevolata dei rendimenti.
I rendimenti maturati dal fondo pensione sono soggetti all’imposta del 20%, più favorevole rispetto al 26% che si applica alla maggior parte delle forme di risparmio finanziario. Sulla quota del rendimento che deriva dal possesso di titoli di Stato e titoli similari, la tassazione è fissata al 12,5%.
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