Un convegno e un progetto editoriale per affrontare l’emergenza demografica che si ripercuote su vari settori della società come l’economia, la sanità e la previdenza sociale.
L’Italia si trova di fronte a una sfida demografica senza precedenti. Negli ultimi anni, il Paese ha affrontato un declino costante della popolazione e una crisi nella sfera della natalità. Una tendenza negativa che richiede una riflessione approfondita e l’adozione di strategie mirate per invertire la situazione attuale.
Rappresentanti delle istituzioni, delle imprese e della comunità scientifica e accademica si sono confrontati in un convegno dal titolo «Demografica. Popolazione, persone, natalità: noi domani» presso il «Palazzo dell’Informazione» di Roma, sede dell’agenzia di stampa Adnkronos, con l’intento di approfondire le conseguenze della denatalità e dell’invecchiamento della popolazione italiana.
In quest’occasione è stato presentato il portale «Demografica»: un progetto editoriale Adnkronos che ha l’obiettivo di mettere la produzione giornalistica al servizio di un dibattito che unisca gli aspetti politici, sanitari, sociali ed economici del tema.
Nel corso di quattro sessioni, l’intenso programma dell’evento ha visto alternarsi 26 relatori per analizzare le ricadute del trend demografico nei vari settori della società - economia, sanità, politiche per la famiglia, previdenza sociale e welfare aziendale - e identificare le soluzioni più efficaci per affrontare il fenomeno.
I lavori sono iniziati con un messaggio del premier Giorgia Meloni:
Il Governo ha messo la natalità e la famiglia al centro del suo impegno. E lo ha fatto con una visione di sistema, portando avanti un lavoro trasversale a tutti i Ministeri e considerando in ogni ambito il criterio dei figli come un criterio fondamentale. Una visione che ha ispirato i tanti provvedimenti adottati finora, dall’aumento dell’assegno unico alle norme sui mutui per le giovani coppie, dal rafforzamento del congedo parentale fino all’inserimento della composizione del nucleo famigliare e dei costi sostenuti per la crescita dei figli nei principi della delega fiscale. È solo l’inizio, e sono tante le misure in cantiere.
È necessario, però, accompagnare a tutto questo un cambiamento dal punto di vista culturale. Noi vogliamo restituire agli italiani una Nazione nella quale essere padri non sia più considerato fuori moda ed essere madri non sia vista una scelta solo privata, ma un valore socialmente riconosciuto.
A che punto siamo. I numeri, le tendenze, le previsioni
Nel primo panel della giornata Linda Laura Sabbadini, già Direttore Centrale Istat, Alessandro Rosina, Professore di Demografia e Statistica Sociale dell’Università Cattolica Sacro Cuore, Eliano Viviano, Direttore Divisione Famiglie e Mercato del Lavoro della Banca d’Italia, e Fabrizio Masia, Amministratore Delegato di EMG Different, hanno evidenziato preoccupazione per la situazione demografica attuale e per le conseguenti implicazioni socio-economiche future.
Negli ultimi anni in Italia si è verificato un rallentamento della crescita demografica con un tasso di natalità sceso a livelli allarmanti. Secondo le statistiche più recenti, il tasso di fertilità in Italia è di circa 1,24 figli per donna, uno dei più bassi in Europa, crollato - senza più riprendersi - dalla media di oltre due figli per donna registrata nella metà degli anni Settanta del secolo scorso. Il mancato raggiungimento della soglia di sostituzione tra generazioni ha portato ad un invecchiamento della popolazione e alla diminuzione della forza lavoro: fenomeni che richiedono ormai grande attenzione e azioni tempestive.
Nella prima metà degli anni Novanta, l’Italia è stato il primo Paese al mondo in cui la popolazione di età inferiore ai 15 anni non superava quella degli «over 65», raggiungendo successivamente il peggior tasso di incidenza di persone sotto i 35 anni in Europa. Dinamiche che hanno portato all’esaurimento della capacità di crescita della popolazione, con un saldo negativo che ormai non riesce ad essere più compensato nemmeno dall’immigrazione.
Linda Laura Sabbadini (Istat) ha sottolineato: «anche se risolvessimo il problema della bassa fecondità del Paese rimarrebbe il nodo strutturale della carenza di popolazione in età lavorativa che è un problema da affrontare subito e in parallelo. Occorrono sviluppo dell’autonomia dei giovani e più sicurezza per il futuro con politiche di lungo periodo».
Alessandro Rosina (Università Sacro Cuore): « Il degiovanimento è un processo inedito che in Italia risulta particolarmente accentuato rispetto ad altre nazioni che hanno messo in atto solide politiche demografiche. Longevità e natalità sono due processi diversi, anche se collegati, e il nostro Paese non ha impostato una strategia per fronteggiare gli squilibri. Se non ci saranno interventi si rischia di vincolare il percorso di sviluppo dei prossimi decenni».
Per Eliana Viviano (Banca d’Italia) bisogna contenere il più possibile il calo della popolazione aumentando la partecipazione al mercato del lavoro e aumentando la produttività. «Se fino al 2015 - quando il sistema era già in crisi - gli stranieri hanno sostenuto molto la crescita, negli anni successivi la base di lavoratori si era già ridotta. Nel breve periodo, per contrastare un calo demografico estremamente veloce, l’unica possibilità che abbiamo è il miglioramento del saldo migratorio netto».
Commentando i dati di un sondaggio realizzato sul tema, Fabrizio Masia (EMG Different) ha dimostrato che gli italiani sono consapevoli della crisi demografica e bene informati sulle implicazioni di carattere sociale ed economico, con il 76% degli intervistati molto preoccupato soprattutto per il crescente invecchiamento del Paese (51%) e per il rallentamento della crescita economica (40%).
Natalità: una questione di salute pubblica
Il tema della natalità in Italia supera la questione demografica coinvolgendo anche la salute pubblica. Nella seconda sessione del convegno «Demografica. Popolazione, persone, natalità: noi domani» si sono avvicendati sul tema Carlo Riccini, Vice Direttore Generale di Farmindustria, Mario De Curtis, Presidente Comitato Nazionale per la Bioetica della Società Italiana di Pediatria, Andrea Isidori, Presidente della Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità, Antonio Lanzone, Direttore Unità Operativa Complessa Ostetricia del Policlinico Universitario Agostino Gemelli, Stefano Mecchia, Communication & Corporate Public Affairs Director Chiesi Italia, e Iris Buttinoni, Head of Communication Merck Italia.
Un ridotto tasso di natalità può indicare problemi riguardanti la salute riproduttiva, l’accesso alle cure prenatali e l’equilibrio tra lavoro e famiglia. Per affrontare efficacemente la sfida ed invertire la tendenza attuale è necessario un approccio che coinvolga non solo politiche demografiche, ma anche investimenti nella sanità.
È essenziale prevenire le malattie legate alla gravidanza e promuovere la consapevolezza sulla salute riproduttiva, ma allo stesso tempo è fondamentale sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della famiglia incoraggiando un cambiamento culturale che sostenga la genitorialità.
Per De Curtis (Società Italiana di Pediatria): «È importante favorire la natalità assegnando maggiore risorse alla sanità pubblica assicurando investimenti sul benessere infantile. L’assistenza pediatrica deve rappresentare una priorità nell’azione del Governo».
Nel corso del dibattito Andrea Isidori (Siams) ha invece segnalato «un progressivo declino del potenziale riproduttivo maschile. Un fenomeno legato all’inquinamento, ma anche agli stili di vita che influiscono sulla fertilità». Un problema da affrontare con politiche generali di screening che permetterebbero di gestire molte patologie andrologiche.
Carlo Riccini (Farmindustria) ha poi sottolineato l’apporto che l’organizzazione farmaceutica può dare alla salute pubblica mediante la ricerca, supportato dalle parole di Iris Buttinoni (Merck Italia): «Il desiderio di genitorialità si scontra spesso con l’infertilità e la nostra sfida quotidiana ci vede impegnati nella ricerca di soluzioni sempre più efficaci ed innovative per garantire alle persone la realizzazione di questo desiderio».
Politiche per la famiglia: un approccio di sistema
Per invertire la tendenza della bassa natalità, l’Italia ha adottato diverse politiche per la famiglia negli ultimi anni, ma è fondamentale che diventino parte di un sistema più strutturato e complesso.
Gli incentivi finanziari, come i sussidi e i benefici fiscali, possono aiutare le famiglie ad affrontare le spese legate all’educazione e all’assistenza all’infanzia, ma è anche necessario creare un ambiente favorevole in cui le donne possano conciliare la carriera e la maternità senza subire discriminazioni o penalizzazioni.
Ciò che altre economie avanzate che crescono in modo più solido del nostro hanno compreso è che le politiche familiari devono essere considerate parte integrante delle politiche di sviluppo, strettamente connesse all’occupazione giovanile, alla partecipazione femminile al mercato del lavoro e allo sviluppo delle varie fasi della vita.
Il terzo panel del convegno «Demografica. Popolazione, persone, natalità: noi domani» ha visto avvicendarsi Maurizio Leo, Viceministro dell’Economia e delle Finanze, Attilio Fontana, Presidente Regione Lombardia, Simona Renata Baldassarre, Assessore per la Cultura e le Pari Opportunità della Regione Lazio, Veronica Nicotra, Segretario Generale ANCI, e Gianluigi De Palo, Presidente Fondazione per la Natalità.
Il Viceministro Leo ha sottolineato l’impegno del Governo nei confronti dei nuclei familiari e dello sviluppo della natalità. «A partire dall’elevazione dell’assegno unico nella Legge di Bilancio abbiamo sempre posto particolare attenzione sulla famiglia e lo faremo anche con la delega fiscale che sta facendo i suoi passi in Parlamento. Per la revisione della base imponibile Irpef tuteleremo il nucleo familiare. Le coperture economiche sono un elemento fondante per effettuare gli interventi ma stiamo facendo un rigoroso censimento delle tax expenditure e dei crediti d’imposta per ricavare le risorse necessarie».
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Attilio Fontana ha evidenziato le iniziative intraprese dalla Regione Lombardia per favorire la famiglia e una maggiore natalità, come il fondo per le politiche familiari, il sostegno al pagamento dei canoni per i genitori separati e il fondo di solidarietà
«per mettere le donne in condizione di svolgere il ruolo di mogli, madri e lavoratrici» e ha aggiunto: «crediamo che l’immigrazione possa essere una delle risposte al problema ma non deve essere l’unica, dobbiamo trovare soluzioni all’interno del Paese».
Veronica Nicotra (ANCI) ha rimarcato la necessità di introdurre misure strutturali grazie alla delega fiscale poiché le progettualità sussidiarie e di sostegno ad opera dei Comuni non hanno fondi stabili e non possono garantire servizi robusti. In rappresentanza della Regione Lazio, caratterizzata da un indice di fertilità inferiore alla media nazionale e dal peggior tasso di occupazione femminile in Italia, Simona Renata Baldassarre ha invece esposto il progetto di un tavolo permanente per le politiche della famiglia e della natalità che metterà in contatto le istituzioni con associazioni, Comuni, aziende per la prima infanzia e mondo accademico.
Gianluigi De Palo (Fondazione per la natalità) ha chiuso la penultima sessione della giornata sottolineando il grande ritardo accumulato sull’emergenza demografica. «Dall’analisi dei dati devono scaturire azioni politiche, la questione non può essere più sottovalutata. Bene che la natalità sia oggi una priorità del governo, ma sono necessarie una cura determinante e un patto di non belligeranza sul tema tra le diverse parti politiche».
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Gli strumenti: parità di genere e welfare aziendale
Sui temi del welfare aziendale per dare una spinta alla natalità si sono confrontati nell’ultimo panel Mariano Bella, Responsabile Ufficio Studi Confcommercio, Mauro Marè, Direttore Osservatorio Welfare Luiss Business School, Riccardo Acquaviva, Responsabile Comunicazione Generali Country Italia, Giuseppe Corni, Chief Human Resource Officer Bper Banca, Fabrizio Ruggiero, Amministratore Delegato Edenred Italia, Luigi Cimmino Caserta, Responsabile Rapporti Istituzionali Plasmon Italia, Giovanna Rosato, Head of Compliance Danone, e Roberto Busso, Vice Presidente Marchi Storici.
Il dibattito ha evidenziato la necessità di una compartecipazione tra soggetti pubblici e privati per sostenere famiglie e lavoratori e il ruolo cruciale della parità di genere nella promozione della natalità.
Garantire pari opportunità sul lavoro, come l’accesso a ruoli di leadership e la riduzione delle differenze salariali, è fondamentale per creare un ambiente in cui le donne si sentano sostenute nella scelta di diventare madri. Promuovere un ambiente di lavoro inclusivo e sostenere la conciliazione tra carriera e maternità favorisce una maggiore partecipazione femminile e contribuisce a una società più equa. Per Mariano Bella (Confcommercio): «maggiore è il tasso di partecipazione femminile al lavoro, maggiore è il tasso di fertilità».
Offrire programmi di supporto alla genitorialità, come congedi parentali retribuiti e orari di lavoro flessibili, permette alle persone di bilanciare le esigenze familiari e professionali. Fabrizio Ruggiero (Edenred) presentando i dati di un osservatorio di oltre 2 milioni e mezzo di utenti ha sottolineato che «nelle aziende con strumenti di welfare ben organizzati i nuovi genitori sono a parità di campione l’80% in più rispetto alle aziende che non li hanno».
Le aziende possono svolgere un ruolo significativo nel sostenere le famiglie e le azioni mirate di welfare possono contribuire a creare un ambiente lavorativo che favorisca la genitorialità promuovendo la retention dei talenti.
Demografica: un progetto editoriale per la popolazione di domani
Una produzione giornalistica supportata da webinar, podcast, video e articoli tematici sarà al centro del nuovo progetto editoriale «Demografica» con cui Adnkronos seguirà l’importante sfida della natalità e dello sviluppo demografico italiano. Solo attraverso un impegno collettivo, combinato con una visione lungimirante, si potrà costruire un futuro in cui la popolazione, le persone e la natalità siano sostenibili e in armonia con le esigenze del Paese.
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