Ecco chi non avrà le detrazioni figli a carico nel 2025

Patrizia Del Pidio

13 Novembre 2024 - 11:03

Le detrazioni figli a carico nel 2025 saranno negate ad alcune categorie di genitori. Basandosi la negazione del diritto sulla residenza si potrebbe configurare la discriminazione.

Ecco chi non avrà le detrazioni figli a carico nel 2025

Le detrazioni per i figli a carico nel 2025 subiranno una profonda modifica. A non ricevere più il beneficio fiscale, rispetto al 2024, saranno molti genitori. In primis saranno esclusi da beneficio tutti i figli che hanno compiuto i 30 anni e le detrazioni spetteranno solo per i figli fiscalmente a carico con età compresa tra i 21 e i 30 anni.

Oltre a questa esclusione, che è però uguale per tutti, la Legge di Bilancio 2025 prevede l’introduzione di un comma 2-bis all’articolo 12 del TUIR il quale specifica che le detrazioni non spettano ai contribuenti non cittadini italiani o di uno Stato membro UE per i familiari residenti all’estero.

Il nuovo comma 2-bis, quindi, afferma che per i contribuenti extra -UE o SEE le detrazioni non spettano nel caso in cui i figli siano residenti all’estero.

Anche se l’obiettivo della modifica è quello di limitare l’agevolazione fiscale solo alle famiglie italiane e a quelle comunitarie, si rischia di incappare nella discriminazione e in contenziosi.

Niente detrazioni per i figli a questi contribuenti

Nel 2024 a fruire delle detrazioni per i figli a carico e per altri carichi di famiglia, sono tutti i residenti in Italia, a prescindere dalla cittadinanza a patto che il nucleo familiare rispetti i requisiti stabiliti per il beneficio. Pertanto, nel 2024 a tutti i residenti in Italia sono riconosciute le detrazioni per i figli a carico, anche nel caso che i figli siano residenti all’estero.

La stretta portata dalla Legge di Bilancio 2025 esclude dal diritto alla detrazione solo i contribuenti extra Ue e SEE che hanno familiari residenti all’estero mentre i cittadini europei di Paesi dello Spazio Economico Europeo (come l’Islanda e la Norvegia, per esempio) possono continuare a beneficiare delle detrazioni anche per i figli residenti all’estero.

Lo stesso non è più consentito, dal 2025, a un cittadino svizzero o moldavo che risiede fiscalmente in Italia, ma ha i figli all’estero. I lavoratori stranieri, nel concreto, pur essendo pienamente in regola dal punto di vista fiscale e previdenziale, non potranno ridurre il carico fiscale grazie alle detrazioni per i componenti della famiglia rimasti nel Paese di origine (di cui, però, si caricano il mantenimento, essendo a carico fiscalmente).

Dall’ultimo censimento risultano in Italia circa 3,4 milioni di contribuenti stranieri che hanno versato, nel 2023, circa 7 miliardi di Irpef in Italia.

I rischi della novità

L’articolo 24 del modello Ocse vieta discriminazioni fiscali che si basano sulla nazionalità e il limite imposto dalle novità introdotte dalla Manovra si fonda proprio su questo criterio. Proprio per questo ci si interroga sulla compatibilità dell’esclusione al diritto con i trattati sottoscritti dall’Italia contro le doppie imposizioni fiscali.

Le convenzioni che l’Italia ha sottoscritto con altri Stati prevedono e tutelano il diritto dei cittadini stranieri che possono godere di un trattamento fiscale come quello dei cittadini italiani. Se, quindi, i cittadini italiane e Ue possono godere delle detrazioni per eventuali figli residenti all’estero, i cittadini stranieri potrebbero appellarsi alle autorità competenti al principio di non discriminazione sancito dalle convenzioni stesse.

Anche de la giurisprudenza, solitamente, giustifica trattamenti fiscali differenti per residenti e non residenti, potrebbero esserci dei problemi qualora la differenza di trattamento è basata sulla cittadinanza.
La detrazione negata non è solo quella per i figli fiscalmente a carico, ma anche quella per l’eventuale coniuge fiscalmente a carico.

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