In concomitanza con l’allerta meteo la diga appenninica si trovava al 100% di riempimento e ha dovuto rilasciare acqua. Ha protetto i territori o li ha condannati? Si sono perseguiti obiettivi errati?
L’inondazione dell’Emilia Romagna ha provocato danni ingentissimi e numerose vittime e, come in tutte le amare vicende di questo tipo, sono state numerose le polemiche sulle cause della tragedia e sul fatto che si potesse evitare.
Il dibattito si è diviso perlopiù tra chi incolpa il cambiamento climatico che causerebbe un aumento dei fenomeni metereologici estremi in Italia e chi si è concentrato sulle lacune nella gestione del territorio, con budget stanziati e non spesi dalla responsabile degli ultimi anni per l’Emilia Romagna Elly Schlein (oggi segretaria del PD) e in generale verso un eccesso di opere sul territorio a scapito degli alberi fino al problema delle nutrie e del loro lavoro di «sabotaggio» degli argini. Negli ultimi giorni però è emerso «dal basso», ovvero dai profili social di cittadini del territorio, un ulteriore elemento potenzialmente decisivo: la gestione del bacino idrico di Ridracoli.
La diga di Ridracoli si trova nell’appennino tosco-emiliano e ha una capacità di 33 milioni di metri cubi d’acqua. [...]
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