Questa mossa potrebbe portare a un significativo aumento delle entrate fiscali, aiutando a finanziare programmi sociali e infrastrutturali, ma solleva questioni legali significative.
Kamala Harris, vicepresidente degli Stati Uniti, ha proposto una tassa sulla ricchezza che si distacca significativamente dalle tradizionali politiche fiscali americane. La proposta è in linea con alcune delle idee progressiste che Harris ha sostenuto durante la sua carriera politica, ma non è mai stata pubblicamente appoggiata prima di questo punto. Infatti, Harris aveva in passato preso le distanze da proposte simili avanzate da altre figure del Partito Democratico, come Elizabeth Warren.
Questa tassa è pensata per colpire i "guadagni non realizzati” (unrealized capital gain), un concetto innovativo che mira a tassare l’incremento di valore degli asset prima che vengano effettivamente venduti.
In maniera molto semplice, se noi investiamo 100.000 euro su un titolo azionario o un ETF, con il suo aumento di valore del 10% ci troveremo ad avere 110.000 euro (ad esempio). Quei 10.000 euro sono “guadagni non realizzati” in quanto “virtuali” fintanto che non andremo a monetizzare vendendo lo strumento acquistato. [...]
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