Economia globale in 3 scenari, ecco come può cambiare il mondo

Violetta Silvestri

09/10/2024

Come sarà il mondo nei prossimi anni? L’economia globale in 3 scenari: ecco come possono cambiare le relazioni commerciali internazionali secondo gli analisti.

Economia globale in 3 scenari, ecco come può cambiare il mondo

Economia globale, cambia tutto nei prossimi mesi? Gli analisti di Bloomberg hanno elaborato 3 scenari per il futuro delle relazioni commerciali mondiali, con diverse ripercussioni sulla crescita, sul debito e sul clima di cooperazione tra gli Stati.

Il contesto dal quale partire per ipotizzare l’evoluzione dei rapporti internazionali è complesso. Non c’è dubbio, infatti, che la guerra in Ucraina, il conflitto in Medio Oriente, una sempre maggiore rivalità commerciale tra Cina e Stati Uniti e la minaccia di Donald Trump di aumenti tariffari radicali disegnano un quadro allarmante. La prospettiva è di una rottura accelerata dei legami internazionali. Per il mondo e le sue aspettative di prosperità, le conseguenze sarebbero significative e negative.

Secondo Bloomberg Economics, l’economia globale è destinata a scegliere fra 3 direzioni: la “slowbalization” intesa come un rallentamento degli scambi commerciali tra Paesi, la nuova Guerra Fredda che divide aspramente il mondo in due assi contrapposti, la ri-globalizzazione che implica l’eliminazione di barriere e ritorsioni commerciali. In ognuno di questi scenari, il Pil e il debito del mondo presentano traiettorie differenti.

1. Rallentamento dei legami commerciali globali

Con la “slowbalization”, il mondo rimane ancorato alle attuali barriere commerciali, con pochi sviluppi sull’ aumento degli investimenti e nessun progresso verso l’apertura alle migrazioni.

Le tariffe statunitensi e i controlli sulle esportazioni verso la Cina restano quindi in vigore in questo scenario, anche se non sono abbastanza restrittive da tagliare l’accesso ai mercati globali o alla tecnologia.

In questo che è il caso base, la crescita globale per il prossimo decennio è in media del 3,3%, in calo rispetto al 3,7% del decennio precedente alla crisi del Covid-19. Il PIL mondiale aumenta, da 105 trilioni di dollari nel 2023 a 183 trilioni di dollari nel 2035.

La Cina, sostenuta da un modesto rafforzamento dei legami globali ma appesantita dal debito e da una popolazione in calo, vede la crescita rallentare a una media del 3,7%, dal 7,7% nel periodo pre-Covid.

Negli Stati Uniti, la crescita decelera all’1,7%, dal 2,4%. I livelli di debito continuano a salire, spinti più in alto dalle pressioni di spesa derivanti dall’invecchiamento della popolazione, dai tassi di interesse più elevati e dalle realtà politiche promettono disciplina fiscale domani, ma non riescono a mantenere l’impegno.

Per le economie avanzate del G7, il debito sale dal 126% del PIL nel 2023 al 142% nel 2035. L’indebitamento Usa cresce dal 97% del PIL nel 2023 al 139% nel 2035. Per la Cina, l’aumento previsto è dal 56% all’88%.

2. Una nuova Guerra Fredda

Questo scenario vede il mondo diviso in blocchi rivali guidati da Stati Uniti e Cina.

Le tariffe aumentano da una media di circa l’8% a quasi il 40%, equivalente al livello imposto dal dragone al resto del mondo nel 1992. La migrazione tra i blocchi si arresta. Gli investitori ritirano i fondi dai Paesi rivali. La spesa globale per la difesa aumenta, da una media del 2,3% del PIL nel 2023 al 4% entro il 2035.

L’impatto economico è di vasta portata. La fine del commercio e dei flussi di capitale impedisce ai mercati emergenti di accedere a tecnologie avanzate, rallentando i guadagni di produttività. I ​​Paesi del blocco cinese subiscono un colpo significativo. La fine dei flussi migratori impedisce anche l’offerta di lavoro e la crescita della produttività nelle economie avanzate alleate degli Usa.

In questo scenario, il PIL globale nel prossimo decennio rallenta al 2,9%, lasciando l’economia mondiale nel 2035 con circa 7,1 trilioni di dollari in meno rispetto alla slowbalization. Negli Stati Uniti, la crescita media annua frena all’1,6%, con un conseguente colpo di circa 500 miliardi di dollari al PIL del 2035.

In Cina, la crescita è in media del 3%, con 2,5 trilioni di dollari tagliati dal PIL del 2035. I Paesi che hanno beneficiato maggiormente della globalizzazione soffrono di più quando questa inverte la rotta.

Per quanto riguarda il debito, la combinazione di una maggiore spesa per la difesa e di una crescita inferiore significa un aumento. Per le economie del G7, lo scenario della Guerra Fredda vede il rapporto debito/PIL schizzare al 171% nel 2035. Il debito sale al 148% negli Stati Uniti, il che è difficile da sostenere. In Cina, il debito può arrivare fino al 118% della produzione annuale.

3. Torna la globalizzazione

Tariffe Usa-Cina ai livelli precedenti alla guerra commerciale, flussi di capitali e migrazioni transfrontalieri tra Stati Uniti e dragone in aumento come prima della guerra commerciale e spesa per la difesa invariata: questo è lo scenario di un ritorno alla globalizzazione.

La crescita media annua del PIL globale nel prossimo decennio è vista al 3,4%, portando le dimensioni dell’economia mondiale nel 2035 a 186 trilioni di dollari. Negli Stati Uniti, il PIL aumenta fino all’1,8%, aggiungendo 600 miliardi di dollari nel 2035 rispetto allo scenario di base.

In Cina, le barriere commerciali ridotte e i nuovi afflussi di capitali portano la crescita media al 4%, aggiungendo 800 miliardi di dollari al PIL del 2035. Una crescita più rapida riduce i rapporti debito/PIL, ma senza alcun aggiustamento della spesa per la difesa rispetto allo scenario di base, l’impatto è marginale.

Cosa aspettarsi sul futuro dell’economia mondiale?

Il modello di Bloomberg per le previsioni economiche non offre chiarezza su cosa realmente può accadere al mondo nei prossimi mesi e anni.

Secondo gli analisti, indipendentemente da chi vincerà a novembre nelle presidenziali Usa, un rapido ritorno al periodo d’oro della globalizzazione degli anni ’90-2000 sembra improbabile.

La “slowbalization” è dove siamo ora, con gli Usa che cercano di bloccare l’accesso della Cina a un set specifico di tecnologie critiche per la sicurezza nazionale.

Una presidenza di Trump porterebbe a un mondo da Seconda Guerra Fredda? Probabilmente no secondo gli esperti. Ma un’atmosfera più conflittuale, e tweet corrispondenti, potrebbero influenzare lo slancio politico. È difficile dire una parola gentile sulla Cina a Washington in questi giorni, e lo stesso vale per gli Stati Uniti a Pechino. È un ambiente in cui le relazioni potrebbero precipitare.

Un mondo a metà strada tra il caso base della “slowbalization” e lo scenario di rischio della Seconda Guerra Fredda non è un gran posto in cui stare ammettono gli analisti. La crescita sarà più debole, le opportunità di investimento più rischiose. La rottura delle catene di fornitura aumenterà l’inflazione.

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