Telemarketing aggressivo e carenza di controlli. Per il Garante della privacy, l’88% dei contratti stipulati sono frutto di chiamate promozionali senza consenso dell’interessato.
Multa da 6 milioni per Eni Plenitude, per telemarketing aggressivo senza il consenso degli interessati o rivolte a numeri iscritti al Registro delle Opposizioni, nonché per l’assenza di controlli sui contratti acquisiti tramite contatti illeciti.
Questa l’accusa del Garante della privacy che ha raccolto 108 segnalazioni e 7 reclami che lamentavano la ricezione di telefonate indesiderate
Questo episodio solleva interrogativi cruciali sulla trasparenza e sull’efficacia delle pratiche di marketing adottate da molte aziende, oltre a evidenziare l’importanza della protezione dei dati personali in un’epoca in cui il rispetto della privacy è sempre più centrale.
Cosa è successo
Eni Plenitude, colosso del settore energetico, ha ricevuto una multa di 6.419.631 euro dal Garante per la protezione dei dati personali.
L’indagine del Garante ha rivelato dati sconcertanti: su 747 contratti esaminati in una settimana campione, 657 erano stati stipulati con persone che avevano negato il consenso a ricevere comunicazioni commerciali o che erano iscritte al registro delle opposizioni.
Questo significa che l’88% dei contratti erano frutto di telemarketing aggressivo (e illecito).
Proiettando questo dato a un intero anno, si arriverebbe a oltre 32.000 forniture attivate in modo irregolare.
Questi numeri evidenziano non solo una mancanza di controlli interni da parte di Eni Plenitude, ma anche una volontà di proseguire con pratiche di marketing aggressive e poco trasparenti. Secondo il Garante, l’azienda non può limitarsi a licenziare gli agenti responsabili o a effettuare controlli sporadici, ma deve adottare misure strutturali che impediscano l’ingresso nei propri sistemi di contratti ottenuti in modo illecito. La sanzione imposta è un segnale chiaro della necessità di un cambiamento radicale nelle politiche aziendali.
La risposta di Eni Plenitude
In seguito alla multa, Eni Plenitude ha dichiarato di aver sempre operato nel rispetto delle normative sulla protezione dei dati personali e nella gestione dei propri partner commerciali. L’azienda ha annunciato l’intenzione di approfondire il provvedimento del Garante e di valutare un’eventuale impugnazione. Un portavoce ha inoltre assicurato che la società continuerà a combattere le pratiche illecite e a tutelare i consumatori e il corretto funzionamento del mercato.
Oltre alla sanzione economica, il Garante ha vietato a Eni Plenitude di trattare ulteriormente i dati delle persone coinvolte.
La società dovrà comunicare agli interessati l’esito del procedimento e adottare misure per garantire che contratti generati da contatti illeciti non entrino nei propri sistemi. Questo comporta la necessità di implementare controlli rigorosi per rispettare i principi di trattamento dei dati, inclusi gli obblighi di aggiornamento, cancellazione e rettifica dei dati personali.
Lezione per il futuro
La vicenda di Eni Plenitude rappresenta un monito per tutte le aziende che operano nel marketing e nella gestione dei dati personali. Rispettare la volontà dei consumatori e adottare misure adeguate per prevenire violazioni non è solo una questione legale, ma anche di fiducia e reputazione. Le implicazioni di questo caso vanno oltre la singola azienda, sottolineando l’importanza di un approccio più rigoroso e consapevole alla gestione dei dati in un mondo sempre più digitale e interconnesso.
Questa multa di oltre 6 milioni di euro non solo ha colpito duramente Eni Plenitude, ma ha anche inviato un messaggio chiaro a tutte le aziende: la protezione dei dati personali e il rispetto dei diritti dei consumatori sono imperativi non negoziabili. Adottare pratiche trasparenti e rispettose della privacy non è solo una questione di conformità normativa, ma un elemento fondamentale per costruire e mantenere la fiducia del pubblico.
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