L’euro dollaro è in ripresa e la coppia si avvicina alla soglia di 1,10. Cosa aspettarsi sul tasso di cambio e perché tutti i riflettori sono accesi sulla Federal Reserve.
La coppia EUR/USD è in rialzo negli scambi europei del 20 novembre.
L’euro dollaro si consolida vicino ai massimi di tre mesi sopra 1,0900. La coppia capitalizza una prolungata debolezza del biglietto verde innescata dalle crescenti scommesse sui tagli dei tassi della Fed il prossimo anno.
La persistente pressione di vendita sul dollaro Usa, in seguito ai dati deboli sull’inflazione di ottobre, ha alimentato lo slancio dell’EUR/USD la scorsa settimana. In questo lunedì, l’USD continua a faticare e non riesce a rimbalzare in assenza di dati macroeconomici di alto livello.
Investitori e analisti si concentrano sulle prospettive della Fed e sull’andamento economico dell’Eurozona per capire se l’aumento dell’euro dollaro può continuare. La coppia arriverà alla soglia di 1,10?
EUR/USD verso 1,10? Tutto dipende dalla Fed. Cosa aspettarsi?
L’euro è salito sopra la soglia di 1,09 dollari per la prima volta dalla fine di agosto e alle ore 10.50 circa il tasso di cambio è pari a 1,0936. Rispetto a una settimana fa, la coppia è aumentata del 2,8% circa.
I dati più recenti hanno indicato un rallentamento del tasso di inflazione negli Stati Uniti e un aumento delle richieste di sussidio di disoccupazione, segnalando che la Federal Reserve ha probabilmente concluso i suoi rialzi dei tassi.
Allo stesso tempo, i dati dell’Eurozona hanno confermato un forte rallentamento dell’inflazione su base annua, con l’indice dei prezzi al consumo di ottobre a un livello minimo mai visto da oltre due anni. Le aspettative del mercato riflettono un’anticipazione di oltre 100 punti base di tagli ai tassi di interesse statunitensi il prossimo anno, insieme a circa 100 punti base di tagli ai tassi della Bce entro la fine del 2024. In realtà, soprattutto da Lagarde, è emerso un tono molto prudente sulle prossime mosse di politica monetaria. Tutto è ancora possibile, anche se l’Eurozona è in rallentamento economico.
In questo contesto, la Fed è la vera protagonista del Forex. Secondo l’analisi di Vasilis Tsaprounis su Fxstreet, la possibilità di un altro rialzo dei tassi chiave statunitensi è stata eliminata dall’agenda e il dollaro statunitense è finito sotto pressione, con i rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi che si stanno allontanando dai massimi recenti.
La situazione geopolitica, intanto, sebbene non in miglioramento, non mostra segni di significativa escalation e questo fattore frena eventuali svendite azionarie. In una tale situazione, la necessità di acquistare il dollaro, che tradizionalmente ha funzionato come valuta rifugio, è più limitata.
L’attenzione ora si concentra su quanto presto potrebbero arrivare i primi tagli dei tassi, con i prezzi dei futures che hanno una probabilità del 30% che la Fed possa iniziare ad abbassarli già a marzo, secondo lo strumento FedWatch del CME.
“I prezzi di mercato per la politica del FOMC rimarranno probabilmente piuttosto stabili, quindi il dollaro dovrebbe avere pochissimi catalizzatori per muoverlo questa settimana”, ha affermato Carol Kong, stratega valutaria presso la Commonwealth Bank of Australia (CBA). “Se vedessimo un nuovo miglioramento della propensione al rischio, il dollaro potrebbe sicuramente indebolirsi ulteriormente”.
Secondo l’analisi ING, gli input sui mercati valutari di questa settimana includeranno soprattutto la pubblicazione dei verbali della riunione del FOMC del 1° novembre. “Ricordiamo che questo è stato l’incontro in cui la Fed ha mantenuto la sua propensione all’inasprimento, ma ha incluso il riconoscimento che le condizioni finanziarie più restrittive stavano svolgendo parte del lavoro della Fed. Il mercato sembra in vena di cercare notizie accomodanti qui, e questo potrebbe rivelarsi un rischio negativo per il dollaro”.
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