Euro in focus: la moneta unica è ancora sotto pressione nei confronti del dollaro. Le mosse reali o presunte delle banche centrali fanno muovere i tassi di cambio. Cosa succede e perché all’euro.
Euro in balia di dati USA e aspettative sulle mosse di politica monetaria delle banche centrali.
La moneta unica perde terreno in questo inizio di settimana, dopo un’impennata di quella scorsa spinta dalla presunta svolta da falco della BCE.
I trader si sono rivolti al dollaro oggi, scommettendo che il balzo dei posti di lavoro negli Stati Uniti creato a gennaio potrebbe portare un aumento dei tassi ancora più rapido da parte della Federal Reserve.
La coppia EUR/USD è sotto pressione, scambiando a un tasso inferiore di 1,1450.
Euro al ribasso sul dollaro: motivi e previsioni
La coppia EUR/USD inizia la settimana sotto una modesta pressione ribassista dopo aver guadagnato sulla scia del cambiamento aggressivo della Banca centrale europea (BCE).
Il dollaro è riuscito a scrollarsi di dosso la pressione di vendita venerdì 4 febbraio, con il rapporto sull’occupazione di gennaio che ha rivelato un netto miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro statunitense.
I libri paga non agricoli sono aumentati di 467.000, battendo l’aspettativa del mercato di 150.000, e la lettura di dicembre è stata rivista al rialzo a 510.000 da 199.000. Ancora più importante, la crescita annuale dei salari è salita al 5,7% dal 5%, facendo rivivere le speculazioni per un aumento dei tassi di 50 punti base (bps) a marzo.
Secondo lo strumento FedWatch del gruppo CME, come riportato da FXstreet, i mercati stanno valutando una probabilità del 30% di un aumento di 50 punti base, rispetto a solo l’8% della scorsa settimana.
Tuttavia, è probabile che le prospettive politiche della BCE aiutino la coppia EUR/USD a limitare le sue perdite.
Durante il fine settimana, il membro del Consiglio direttivo della BCE Klaas Knot ha osservato che si aspettava il primo aumento dei tassi nell’ultimo trimestre dell’anno.
In una nota separata, il policymaker della BCE Martins Kazaks ha dichiarato: “con l’economia in ripresa, l’inflazione a questo livello e l’aumento del rischio di persistenza dell’inflazione, gli acquisti di nuovi asset netti diventano meno necessari.”
Riflettori accesi, quindi, sulle prossime mosse delle banche centrali.
“Il chiaro segnale del presidente Lagarde che la porta si è aperta per rialzi dei tassi entro la fine dell’anno è un vero punto di svolta per il mercato dei cambi”, ha affermato l’analista del MUFG Lee Hardman.
“Nell’ultimo anno l’euro ha sottoperformato a causa delle aspettative che la BCE manterrà una politica accomodante mentre la BoE e la Fed si inaspriranno”, ha aggiunto, prevedendo che i partecipanti al mercato ora ridurranno le posizioni di finanziamento short sull’euro.
Secondo gli analisti di ING, occorre ricordare che l’inflazione dell’Eurozona è generata esternamente attraverso i prezzi dell’energia, a differenza degli Stati Uniti dove l’inflazione è in gran parte generata internamente.
Questo sembra un punto chiave, un promemoria del fatto che gli Stati Uniti hanno un ampio output gap positivo (rispetto all’output gap negativo nella regione euro) e che il ciclo di inasprimento negli USA sarà probabilmente molto più ampio di quello visto in Europa. Questo è il motivo per cui “preferiamo che la coppia EUR/USD si dimostri in rialzo vicino all’area di 1,15.”
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