Il prezzo del gas si impenna di nuovo in Europa e tocca i massimi del 2024. Cosa sta spingendo la materia prima? Torna lo spettro di una crisi energetica?
Torna l’incubo dei prezzi del gas in aumento in Europa.
A testimonianza di quanto il vecchio continente sia ancora troppo vulnerabile agli shock esterni e geopolitici per la sua sicurezza energetica, i futures sul gas naturale del benchmark olandese sono saliti di oltre il 5% a 38,5 € per megawattora tra ieri e oggi, raggiungendo il massimo degli ultimi otto mesi.
Le segnalazioni di intense battaglie nella regione russa di Kursk, nei pressi di un importante hub di trasmissione del gas, hanno dato la spinta alla materia prima. L’operatore ucraino ha affermato che il gas naturale russo ha continuato a transitare normalmente in Ucraina, nonostante le segnalazioni di scontri nei pressi della città russa di Sudzha, dove il gas confluisce in territorio ucraino.
Da segnalare, inoltre, che dal 26 luglio i prezzi del gas naturale in Europa sono saliti di circa il 20%, a causa delle crescenti tensioni in Medio Oriente, che stanno sollevando preoccupazioni circa potenziali interruzioni nell’approvvigionamento. Inoltre, le previsioni di caldo per la prossima settimana dovrebbero aumentare la domanda nel settore energetico.
I prezzi del gas in Europa sono estremamente sensibili a qualsiasi rischio percepito in termini di approvvigionamento, soprattutto in un periodo in cui la concorrenza globale per il gas naturale liquefatto è in aumento. L’aumento di queste ore non è vero allarme, grazie agli stoccaggi pieni, ma rimane un’allerta per il vecchio continente.
Europa, il prezzo del gas si impenna con la guerra in Ucraina
La notizia che le truppe ucraine hanno sequestrato un importante punto di transito del gas vicino al confine con la Russia è stata fatale per la quotazione del gas.
Alle ore 8.15 circa di giovedì 8 agosto, i futures sul gas olandese (con consegna a settembre) scambiano a più di 38 euro per megawattora, mantenendo il rialzo della giornata di ieri.
Stando a quanto riportato dai diversi media internazionali, il blog militare russo non ufficiale Rybar ha affermato che le truppe ucraine hanno sequestrato il punto di presa del gas vicino alla città di Sudzha.
La stazione di Sudzha fa parte dell’ultimo collegamento di gasdotti rimasto che porta il gas russo in Europa attraverso l’Ucraina. Mentre il vecchio continente ha fatto degli sforzi per liberarsi dai rifornimenti di Mosca, un potenziale taglio alle forniture sarebbe comunque uno shock, facendo salire i prezzi per i consumatori e l’industria. L’Europa non ha sanzionato il gas russo e parti del continente ne dipendono ancora.
Non è chiaro se adesso Gazprom sceglierà di continuare a inviare flussi attraverso Sudzha, dal momento che è stata effettivamente catturata dall’Ucraina. Il colosso statale russo non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali.
Austria e Slovacchia sono i principali importatori rimasti di gas russo in Europa, dopo che Gazprom ha ridotto le forniture alla Germania e ad altri Paesi due anni fa.
I flussi, inoltre, sono destinati a fermarsi quando un accordo di transito scadrà alla fine di quest’anno, sebbene i funzionari europei abbiano tenuto dei colloqui con l’obiettivo di mantenere il flusso di gas attraverso il gasdotto. Austria e Slovacchia hanno precedentemente affermato di essersi assicurati delle forniture alternative.
Da evidenziare che l’unico altro importante punto di ingresso per il gas russo in Ucraina, Sokhranovka, è stato messo fuori servizio nel maggio 2022.
Crisi energetica in vista in Europa?
Il prezzo del gas resta attentamente monitorato in Europa, anche se una vera crisi energetica sembra ormai del tutto scongiurata.
“Il flusso di gas è stabile, senza cambiamenti”, ha affermato Sergiy Makogon, ex amministratore delegato di Gas TSO of Ukraine, che gestisce la rete. “Se l’Ucraina volesse fermare il flusso, potrebbe farlo senza catturare Sudzha”.
L’aumento dei prezzi di mercoledì “potrebbe sopravvalutare la minaccia all’offerta, dato che i flussi attraverso questa rotta soddisfano solo il 3-5% della domanda in Europa, che si trova anche su uno stoccaggio quasi record”, hanno affermato in una nota gli analisti di Bloomberg Intelligence Patricio Alvarez e Joao Martins.
Il punto di forza europeo, al momento, è proprio questo: le riserve di gas sono in buone condizioni, con livelli superiori all’86% e prossimi all’obiettivo del 90% per il 1° novembre.
Per il resto, l’allerta c’è. Si prevede che il gas naturale TTF dell’Ue verrà scambiato a 41,59 EUR/MWh entro la fine di questo trimestre, secondo i modelli macro globali di Trading Economics e le aspettative degli analisti. Guardando al futuro, stimiamo che verrà scambiato a 46,52 tra 12 mesi.
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