L’Italia è tra i primi Paesi d’Europa per evasione IVA, con 33,6 miliardi di euro di gap. Per contrastare i problemi di gettito, dal 2020 sono attese importanti novità, con il potenziamento dei controlli grazie alla mole di dati a disposizione dell’Agenzia delle Entrate.
Italia maglia nera in Europa per evasione IVA: ammonta a 33,6 miliardi di euro il divario tra gettito teorico e gettito effettivo, numeri che ci collocano in cima alla classifica degli Stati Membri con maggior livello di VAT gap.
È il rapporto della Commissione Europea sui dati del 2017 a concederci il triste primato del Paese con livello di evasione IVA più elevato. Siamo al primo posto in valore nominale, quarti considerando il divario tra gettito previsto e riscosso.
L’evasione fiscale in materia di IVA in Europa è pari ad un totale di 137 miliardi di euro e, seppur in leggera diminuzione, restano numeri notevoli.
Il Commissario per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane Pierre Moscovici ha dichiarato che gli Stati Membri non possono permettersi di stare a guardare; insomma, servono strategie di contrasto all’evasione IVA e in Italia potrebbe essere il 2020 l’“anno della svolta”.
Evasione IVA, Italia tra i primi posti in Europa
Il gap IVA è stato pari a 137 miliardi di euro nel 2017, con una lieve riduzione rispetto agli anni precedenti.
Resta comunque un dato preoccupante, che evidenzia la necessità di una riforma globale delle norme dell’UE in materia di IVA, come proposto nel 2017 dalla Commissione, e di una maggiore cooperazione tra gli Stati membri al fine di contrastare le frodi dell’IVA e di rendere funzionali le norme per le imprese e gli operatori commerciali che operano nella legalità.
Lo studio della Commissione UE basato sui dati del 2017 consente di valutare gli effetti delle misure introdotte al fine di contrastare frodi, evasione ed elusione fiscale così come fallimenti ed errori di calcolo. L’Italia da questa prova non ne esce certo bene.
Nella classifica dei Paesi dell’Unione Europea per divario dell’IVA a livello nazionale è la Romania a situarsi al primo posto, con una perdita del 36%, seguita dalla Grecia (34%) e dalla Lituania (25%).
È l’Italia però a conquistare la medaglia d’oro di Paese che, in termini assoluti, presenta un gap IVA maggiore, con una perdita di incassi nel 2017 calcolata in circa 33,5 miliardi di euro.
Conquistano gli ultimi posti in classifica, e quindi si aggiudicano il merito di essere i Paesi con minor grado di evasione IVA la Svezia, il Lussemburgo e Cipro, dove in media la perdita riguarda solo l’1% del gettito IVA.
Evasione IVA alla base del fisco digitale: fatture e scontrini elettronici per combattere le frodi
Non è una novità che l’Italia si collochi tra i Paesi con più elevato livello di evasione fiscale in materia di IVA, ed è questo il motivo per il quale siamo uno dei primi Stati Membri ad aver adottato specifiche misure volte a contrastare il fenomeno.
Fattura e scontrini elettronici sono le due importanti novità introdotte dal 2019 in ottica anti-evasione, che consentiranno all’Agenzia delle Entrate di controllare in tempo reale i dati delle transazioni economiche B2B e B2C.
Dati che saranno poi utilizzati per individuare specifiche strategie di controllo, grazie a strumenti come la Super Anagrafe dei conti ed il risparmiometro. Algoritmi e banche dati complesse, per le quali il 2020 sarà l’anno della svolta.
Evasione IVA, dal 2020 si cambia: con il Fisco digitale controlli in real time
È bene specificare che l’ultimo report dell’UE sull’evasione IVA riguarda il gettito fiscale del 2017, anno in cui in Italia ancora non era ancora partita la fattura elettronica obbligatoria per le operazioni tra privati, facoltativa così come gli scontrini telematici fino al 2019.
Ai nuovi adempimenti telematici è stato attribuito l’arduo compito di contribuire a ridurre l’enorme gap IVA che caratterizza l’Italia, ma per valutare gli effetti reali della nuova strategia di contrasto all’evasione bisognerà attendere la fine dell’anno.
Ad una prima e superficiale lettura, le critiche sulla finalità principale della fatturazione elettronica sono state molte. Si diceva, ed in molti sostengono ancora oggi, che chi non fatturava prima continuerà a non farlo.
La strategia messa in atto dal Fisco è però diversa, e va oltre i singoli dati delle fatture: è con l’incrocio delle informazioni disponibili nelle sue enormi banche dati che l’Agenzia delle Entrate individuerà i contribuenti “a rischio”. Dati dei conti correnti, fatture emesse e ricevute, spese effettuate e redditi dichiarati; un enorme mole di informazioni da incrociare e valutare, per scovare presunti evasori e per prevenire fenomeni di frode o elusione fiscale.
Un processo complesso e che necessità di tempo per svilupparsi ed andare a pieno regime.
Se il 2019 è stato l’anno d’avvio, il 2020 sarà quello di un primo arrivo. Accanto alle fatture elettroniche, dal 1° gennaio 2020 scatterà l’obbligo generalizzato dei corrispettivi telematici, quello che in gergo è conosciuto come scontrino elettronico.
Sotto l’occhio vigile delle Entrate vi saranno quindi tutte le spese sostenute da ciascun contribuente, ancor più considerando che all’e-scontrino sarà abbinata la lotteria dei corrispettivi, che incentiverà il consumatore sia a pagare con mezzi tracciabili che a rilasciare i propri dati personali.
Il disegno è chiaro e preciso e, a ben vedere, motivato. L’Italia ha bisogno di un piano importante di contrasto all’evasione fiscale perché, parafrasando Moscovici, nessuno degli Stati Membri dell’UE può permettersi di restare a guardare, tanto meno quello in cui il gap IVA è più forte.
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