L’ha detto il Tribunale di Milano, che ha condannato il colosso di Mark Zuckerberg a risarcire 350mila euro alla compagnia italiana
Facebook ha copiato un’app da un’azienda italiana. È quanto sentenziato dal Tribunale di Milano, al termine di un lungo iter giudiziale partito nel 2012.
Per questo motivo - ha stabilito la sezione specializzata in diritto d’impresa del Tribunale lombardo - il social di Mark Zuckerberg dovrà risarcire la compagnia italiana, Business Competence, per 350mila euro, mentre altri 90mila euro dovranno essere sborsati dal colosso di Menlo Park per le spese legali.
Facebook aveva già perso in primo grado, con una sentenza del 2016 che riconosceva violazione del diritto d’autore e concorrenza sleale, e in appello, con conferme piene nel 2018 e i giudici che parlarono di “appropriazione parassitaria” ai danni della società italiana.
Facebook ha copiato un’app da un’azienda italiana: i fatti
I fatti risalgono al 2012, quando l’allora startup italiana Business Competence realizza Faround, applicazione che consiglia locali e ristoranti nelle vicinanze degli utenti.
L’intuizione si mostra a tratti rivoluzionaria, considerando un mercato delle app in quel momento relativamente nuovo ma in piena e rapida espansione. Talmente rivoluzionaria che Facebook sembra proprio non poterla ignorare, e appena due mesi dopo lancia in tutta fretta Nearby Places, che ha funzionalità e scopi identici.
Sebbene dal punto di vista grafico si tratti di prodotti molto diversi, l’interfaccia e i passaggi garantiti agli utenti sono troppo simili per non far sorgere dubbi in relazione a due app uscite sul mercato a distanza di meno di due mesi l’una dall’altra.
Il parco utenza del colosso di Menlo Park permette ovviamente a Nearby Places di ottenere un successo enorme, spodestando e oscurando totalmente l’applicazione della compagnia milanese.
Da lì, la battaglia legale persa in entrambi i gradi di giudizio dal social di Zuckerberg; secondo i giudici infatti Nearby Places non è stata sviluppata autonomamente rispetto a Faround.
Sulle spalle del colosso tech statunitense, quindi, una sentenza che parla di appropriazione indebita a fini commerciali di un prodotto d’ingegno sviluppato da un’azienda concorrente.
Tramite un portavoce Facebook, pur manifestando il rispetto per la sentenza e per il lavoro della giustizia italiana, ha annunciato di essere già al lavoro per contestare legalmente l’ultima sentenza, elemento che lascia presagire un percorso pronto a snodarsi fino alla Cassazione.
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