I mercati oggi ripiombano nell’incertezza con alcune perdite: l’andamento economico della Cina e le previsioni sulle mosse Fed sono in primo piano. Cosa succede nelle Borse?
I mercati oggi tornano a mostrare incertezza, con Cina e Fed ancora sotto i riflettori.
I titoli azionari asiatici stanno chiudendo la seduta in rosso, mentre l’entusiasmo degli investitori per un picco dei tassi di interesse globali ha iniziato a perdere slancio, con il dollaro australiano che è crollato dopo un rialzo del costo del denaro accompagnato da un cambiamento di tono della banca centrale.
Le prossime mosse della Federal Reserve e l’andamento economico cinese continuano a influenzare il sentiment e a mostrare segnali poco chiari. La banca centrale Usa potrebbe aver raggiunto il picco, ma dovrebbe rimanere cauta e lasciare i tassi più alti e più a lungo. La Cina ha mostrato un calo delle esportazioni, in un cammino verso la ripresa che è disomogeneo.
In questo contesto di non chiara definizione per i mercati finanziari, lo sguardo rimane attento nei confronti del Medio Oriente e delle questioni geopolitiche in generale. Il prezzo del petrolio è sceso leggermente poiché le prospettive incerte della domanda e i nuovi dubbi sulla fine della stretta della Fed hanno superato l’estensione dei tagli all’offerta da parte dell’Arabia Saudita e della Russia.
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I mercati sono incerti. Quali segnali da Cina e Fed?
In Cina, lo Shanghai e lo Shenzhen hanno archiviato la seduta con cali rispettivamente di 0,04% e di 0,14%. Il Nikkei giapponese ha chiuso con un tonfo dell’1,37% e l’Hang Seng dell’1,38%.
Il più ampio indice MSCI delle azioni dell’area Asia-Pacifico al di fuori del Giappone è sceso dell’1,2%. Nelle tre sessioni precedenti, un rally aveva alzato il benchmark di quasi il 6%. Il clima, quindi, è decisamente cambiato.
I dati di martedì hanno mostrato che le importazioni cinesi sono cresciute inaspettatamente nel mese di ottobre, mentre le esportazioni si sono contratte più velocemente del previsto, in una serie mista di indicatori che mostrano che la ripresa nella seconda economia mondiale rimane disomogenea.
“Gli effetti combinati della stretta creditizia e della rotazione verso il consumo di servizi esercitano un’ulteriore pressione sulla domanda globale di beni”, ha affermato in una nota l’economista di HSBC Erin Xin.
In generale, i dati cinesi non gettano ombre soltanto sulla ripresa della nazione asiatica, ma anche su un continuo rallentamento del commercio globale.
Negli Usa, il tema centrale è sempre la Fed e la sua politica monetaria. Gli swap scontano più di 100 punti base di tagli dei tassi da parte della Fed entro la fine del 2024 da un tasso di picco previsto del 5,37%. Lunedì gli investitori hanno anche esaminato il Senior Loan Officer Opinion Survey – noto come SLOOS – che ha mostrato che per le banche statunitensi persistono standard più severi e una domanda più debole.
I trader ora prevedono che la Fed si opporrà al recente allentamento delle condizioni finanziarie dicendo che manterrà aperte le sue opzioni sulla politica. Il presidente della Fed di Minneapolis Neel Kashkari ha affermato che è troppo presto per dichiarare vittoria sull’inflazione, nonostante i segnali positivi di un allentamento della pressione sui prezzi, e una serie di funzionari della Fed – tra cui il presidente Jerome Powell – parleranno nei prossimi giorni.
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Nicholas Chia, macro stratega di Standard Chartered ha dichiarato: “Continua a essere un tiro alla fune tra i mercati e la Fed, poiché quest’ultima ha suggerito che rendimenti più elevati a lungo termine avrebbero... svolto per loro il compito di inasprire la politica monetaria”.
L’attenzione, infine, è massima per tutte le variabili che possono muovere i mercati e che stanno sostenendo gli asset sicuri. Al di fuori della politica monetaria, riteniamo che sia la debole crescita globale e gli abbondanti rischi geopolitici che vanno da Taiwan al Medio Oriente e alla Russia a fornire un continuo sostegno al dollaro come rifugio sicuro, rallentando il ciclo di ribasso del biglietto verde, hanno affermato Alan, stratega della Deutsche Bank Ruskin e George Saravelos.
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