La storia di una donna che per 20 anni non ha smesso di chiedere giustizia e mostrare agli italiani gli orrori della mafia. Un biopic su Rai 1 la celebra così.
Moglie di un mafioso e madre di un attivista che denuncia apertamente le attività di Cosa Nostra: la storia di Felicia Bartolotta è la storia di una donna che ha dovuto fare scelte difficili, porsi in bilico fra due poli opposti, ma soprattutto sopportare il dolore indicibile della perdita di un figlio, Giuseppe Impastato, noto ai più come Peppino, per mano degli stessi clan che dominavano la sua città ed entravano nella sua casa.
La vita di Felicia, dopo i tragici eventi che hanno segnato gli anni più bui della sua esistenza, è proseguita in nome della giustizia con un processo lungo vent’anni che l’ha resta il simbolo del coraggio della legalità.
I segni della violenza che la mafia ha lasciato nel suo quotidiano e in quella casa che voleva proteggere dalle conoscenze del suo consorte, dopo la morte del figlio sono stati visibili all’intera Penisola. Da allora la sua porta è stata aperta verso tutti coloro che volevano conoscere gli ideali di Peppino, un uomo capace di denunciare gli stessi drammi che lo avevano accompagnato sin dalla più tenera età.
La storia di Felicia: biografia di una donna coraggiosa
La vita di Felicia Bartolotta sin dall’inizio è segnata da atti spregiudicati per quella che era la visione del tempo sul ruolo della donna e sul rapporto di potere tra cittadini e i mafiosi.
Nata il 24 maggio 1916 a Cinisi, in provincia di Palermo in una famiglia piccolo borghese, Felicia Bartolotta è figlia di una casalinga e di un impiegato dell’amministrazione comunale della città.
Il primo grande atto di ribellione lo compie quando il padre vuole darla in moglie a un uomo che lei nemmeno conosce. Rifiutandosi di acconsentire a questa unione si innamora di un giovane del paese accanto, Luigi Impastato, che ben presto sposerà contro il volere dei genitori dando alla luce tre bambini Giuseppe, per tutti Peppino, Giovanni, morto di meningite a soli 3 anni, e Giovanni, terzogenito chiamato come il fratello defunto.
I primi anni del rapporto matrimoniale sono però turbolenti e dopo il tradimento del marito e la rabbia di Felicia per i rapporti che lui intrattiene con vari membri di Cosa nostra va via di casa, gesto inaudito per l’epoca e per la sua posizione. Questa separazione tuttavia non dura molto poiché arriva un rappacificamento forzato condotto proprio da un familiare, il cognato di Felicia Cesare Manzella, che è anche il capomafia del paese. La famiglia Impastato insomma è ufficialmente e indissolubilmente legata a Cosa Nostra.
Quando però quello stesso uomo viene ucciso il giovane Peppino inizia a capire la realtà che lo ricorda e sente la necessità di distaccarsene tramite la denuncia.
Felicia Bartolotta: divisa tra due fuochi, sceglie la legalità
L’indole di Giuseppe lo porterà a diventare giornalista, conduttore radiofonico e attivista nonché membro di Democrazia Proletaria. Il problema più grande è che diverrà presto noto per le sue denunce contro le attività di Cosa Nostra, denunce che gli costeranno la vita.
Prima però arriva la perdita del padre Luigi. ll marito di Felicia nel 1977 era rimasto coinvolto in un presunto incidente. In realtà, come lei stessa ha detto più volte, sapeva che, pur abbracciando due ideologie agli antipodi, il destino di padre e figlio era indissolubilmente legato. Lei stessa non abbandonò il marito poiché sapeva che proprio lui poteva essere l’unica fonte di salvezza per suo figlio. Non appena venne ucciso però anche l’ultimo barlume di speranza svanì.
Peppino fu assassinato il 9 maggio 1978 e ritrovato sui binari della stazione ferroviaria del paese. Da quel giorno Felicia non ha mai smesso di difendere la sua causa e ha votato la propria vita alla lotta alla criminalità organizzata, proseguendo di fatto l’opera del proprio primogenito.
Il processo che l’ha vista coinvolta per ben 20 anni ben riassume il desiderio di giustizia, non di vendetta, che aveva sempre ispirato anche il giovane 30enne.
Biopic presto in onda: come e dove vederlo
Per conoscere in maniera diretta l’intera vicenda e i suoi ampi risvolti morali è possibile sintonizzarsi su Rai 1 la sera di domenica 1 maggio e assistere alla proiezione del biopic “Felicia Impastato”. A interpretare il ruolo di Felicia è Lunetta Savino che ha più volte raccontato l’intensità di questa sua esperienza attoriale alla luce della storia che si cela dietro la ricostruzione cinematografica.
Il film del 2016 celebra così il ricordo di una madre forte e coraggiosa e conduce lo spettatore negli spazi di vita di una donna segnata dal lutto che non hai mai smesso di lottare e ricordare agli italiani cosa significa convivere con la mafia.
Questo potente monito per la società civile è destinato a sopravviverle e, forse, a istillare nel cuore di chi guarda lo stesso spirito di giustizia che l’ha sempre guidata.
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