Con un emendamento alla Legge di Bilancio 2025 si vuole aumentare a 50.000 limite da lavoro dipendente per la flat tax. Ecco come funziona oggi.
Un emendamento presentato dalla Lega alla Legge di Bilancio 2025 vorrebbe aumentare il limite della flat tax per il lavoro dipendente di 20.000 euro. Cos’è la flat tax per i lavoratori dipendenti con partita Iva, come funziona e per chi si applica?
La flat tax arriva nel 2015, quando è stato introdotto il regime forfettario per le partite Iva che, nel corso degli anni, ha sempre registrato una adesione costante da parte dei lavoratori autonomi. Per questi contribuenti, se hanno conseguito ricavi entro i 65.000 euro nell’anno precedente, a patto di non avere compensi da lavoro dipendente superiori ai 30.000 euro e spese superiori a 20.000 euro per lavoro accessorio o dipendente, è prevista una flat tax al 15% (per le start up si applica la flat tax al 5% per i primi 5 anni).
La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto un incremento dei ricavi portando il limite di 65.000 euro a 85.000 euro. Cosa potrebbe cambiare l’anno prossimo?
Cosa potrebbe cambiare per la flat tax?
L’emendamento della Lega, presentato alla Legge di Bilancio 2025, vorrebbe aumentare il limite di lavoro dipendente che consente di accedere o permanere nella flat tax per le partite Iva.
Oggi se una partita Iva ha anche redditi da lavoro dipendente superiori a 30.000 euro il regime di tassazione da applicare è quello ordinario perché il regime forfettario consente la permanenza solo per i lavoratori autonomi che hanno anche redditi da lavoro dipendente entro i 30.000 euro.
L’emendamento della Lega punta a incrementare questo limite a 50.000 euro per gli autonomi che percepiscono anche redditi da lavoro dipendente o da pensione. Lo scopo è quello di voler consentire ai lavoratori di regolarizzare le seconde attività sommerse e, quindi, arginare l’evasione fiscale.
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Gli ampliamenti alla flat tax
Un primo ampliamento alla flat tax per gli autonomi si è avuto con la Legge di Bilancio 2023: in quell’occasione si è spostato il limite dei redditi tassabili con l’imposta sostitutiva da 65.000 euro a 85.000 euro l’anno. In questo modo si è consentito di pagare l’aliquota sostitutiva al 15% (o al 5%) a una platea di lavoratori autonomi ben più ampia.
Da sottolineare che per chi aderisce al regime forfettario c’è anche un altro vantaggio, oltre quello dell’applicazione della tassa piatta, ovvero l’esonero del pagamento dell’Iva che risulta essere una scelta ideale soprattutto per chi vende al consumatore finale. Per gli artigiani e i commercianti, inoltre, vi è anche uno sconto sui contributi Inps del 35%.
Lo svantaggio principale di chi opera in questo regime è che nessun costo (con l’unica eccezione de contributi previdenziali obbligatori) può essere scaricato.
Con l’emendamento della Lega si permetterebbe l’ingresso e la permanenza nel regime forfettario anche a chi ha redditi da lavoro dipendente superiori a 30.000 euro, ma in questo caso si potrebbe configurare un problema: che i redditi derivanti da partita Iva potrebbero non essere quelli prevalenti. Questo potrebbe essere il punto che potrebbe non far includere l’emendamento in Legge di Bilancio.
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