Gas, gli impianti di stoccaggio in Europa si stanno svuotando molto velocemente

Alessandro Nuzzo

08/01/2025

Anche per colpa della chiusura dei gasdotti in Ucraina, sempre più nazioni europee stanno attingendo alle riserve di gas per il proprio fabbisogno.

Gas, gli impianti di stoccaggio in Europa si stanno svuotando molto velocemente

Prima dell’invasione dell’Ucraina, la Russia era il principale fornitore di gas nell’Ue. Dopo l’inizio della guerra, la quota di mercato si è ridotta vertiginosamente come risposta all’attacco nel cuore dell’Europa e le nazioni sono diventate meno dipendenti dal gas russo. Dopo la chiusura del Nord Stream nel 2022, la quantità di gas che ancora arriva in Europa viaggia attraverso il gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod. Tale collegamento porta il gas dalla Russia attraverso l’Ucraina fino alla Slovacchia, dove si divide in rami diretti verso la Repubblica Ceca e l’Austria. Anche in Italia arriva attraverso il gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod.

Dal 1° gennaio 2025 però le cose sono cambiate. L’Ucraina ha deciso di non rinnovare il contratto con Gazprom chiudendo i rubinetti e impedendo che il gas russo attraverso il paese. «Non prolungheremo il transito del gas russo, non daremo la possibilità di guadagnare miliardi aggiuntivi sul nostro sangue, sulla vita dei nostri cittadini», ha detto il presidente ucraino Zelensky.

Un ritmo di svuotamento così rapido non si osservava dal 2021

Il ridotto apporto di gas abbinato all’abbassamento delle temperature e quindi ad un consumo maggiore, sta costringendo l’Ue a utilizzare grosse quantità di gas stoccato nelle proprio riserve. I dati dicono che l’Unione Europea sta svuotando i propri impianti di stoccaggio del gas ad un ritmo più veloce dagli anni della crisi energetica di tre anni fa. Dal termine della stagione di rifornimento a settembre fino a metà dicembre, le riserve sono scese del 19%. Negli ultimi due anni con temperature più alte e minore domanda, l’uso della riserva si è attestato al di sotto del 10%. Attualmente, i livelli di stoccaggio del gas si attestano al 75%, una cifra leggermente superiore alla media degli ultimi dieci anni ma ben al di sotto del 90% raggiunto a metà dicembre 2022. Un ritmo di svuotamento così rapido non si osservava dal 2021, anno in cui la Russia iniziò a ridurre le forniture via gasdotto in vista dell’invasione dell’Ucraina.

Non c’è motivo di allarme perché non c’è pericolo che venga consumato tutto il gas presente nelle riserve quest’anno. La prossima estate però quando l’Ue dovrà acquistare gas per riempire nuovamente le cisterne, si rischia di pagarlo a costi maggiori. L’Ue deve raggiungere il 90% della capacita’ di stoccaggio entro novembre, come richiesto dalla Commissione Europea. I trader stanno già negoziando gas per l’estate 2025 a prezzi più alti rispetto all’inverno. Questo comporterà un aumento dei costi.

C’è poi da trovare una soluzione alla chiusura del gasdotto in Ucraina. Ci sono nazioni come la Slovacchia che continua a dipendere molto dal gas russo e deve trovare una strada alternativa. La soluzione potrebbe essere quella di trasportare il gas russo in Azerbaigian e a sua volta dal paese azero passare per l’Ucraina verso gli altri paesi europei. Anche se non è stato concluso alcun accordo, all’Azerbaigian dovrebbe essere consentito trasportare gas attraverso l’Ucraina. Zelensky però non ci sta e ha detto: «Non vogliamo giocare. Se è un altro Paese a ricevere il gas russo e per poi farlo di nuovo passare nel gasdotto che arriva in Europa, è come se continuasse a guadagnare da questa guerra e a trasferire denaro alla Russia. Se un Paese europeo è disposto a ricevere il gas e a non pagare il denaro alla Russia fino alla fine della guerra, allora possiamo pensarci». La questione resta molto intricata.

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