Gas: riserve piene al 90% in Europa, ma non basta. Ecco perché

Violetta Silvestri

23 Agosto 2023 - 08:00

In Europa le riserve di gas sono già piene al 90%, ma la sicurezza energetica non è totale: perché e quali rischi corre ancora il vecchio continente il prossimo inverno.

Gas: riserve piene al 90% in Europa, ma non basta. Ecco perché

Le riserve di gas naturale in Europa sono quasi piene, anche se questo potrebbe non essere sufficiente per affrontare l’inverno in sicurezza.

I livelli di stoccaggio del continente hanno raggiunto il 90,1% della capacità il 16 agosto, secondo gli ultimi dati del gruppo industriale Gas Infrastructure Europe. Il dato è il più alto mai registrato per il periodo dell’anno e va ben oltre l’obiettivo dell’Unione Europea che aveva fissato il 1° novembre come data per raggiungere un simile traguardo.

Tuttavia, gli inventari europei potrebbero non rispondere sufficientemente a tutte le forniture di gas invernale della regione e una tempesta di rischi minaccia ancora l’Europa. Prezzi in aumento e crisi di approvvigionamento sono in agguato: i motivi.

L’Europa con le riserve piene può ancora restare senza gas?

Lo stoccaggio di gas è ottimo in Europa e alcuni grafici elaborati da Bruegel lo dimostrano.

Al 16 agosto, il livello di riserve totali dell’Ue a 27 Stati è quasi al massimo per il periodo:

Riserve gas Ue 27 Stati Riserve gas Ue 27 Stati Linea blu rappresenta il 2023

L’allarme crisi energetica, quindi, sembra lontano anche se la prudenza non abbandona gli addetti ai lavori. “La sicurezza energetica del continente è in una posizione molto più stabile di quanto non fosse in questo periodo dell’anno scorso”, ha dichiarato il commissario europeo per l’Energia Kadri Simson venerdì 18 agosto. “Ma abbiamo visto nelle ultime settimane che il mercato del gas rimane sensibile.

La stagione invernale della regione va formalmente da ottobre a marzo. Lo stoccaggio può coprire fino a un terzo della domanda di gas dell’Ue nel periodo in cui si usufruisce del riscaldamento, secondo la Commissione europea. Molto, però, dipende anche dalle condizioni meteorologiche poiché le temperature gelide potrebbero accelerare i prelievi dalle scorte.

Bisogna poi considerare la diversità da Paese a Paese per quanto riguarda la capacità di stoccaggio. Per esempio, nazioni come Germania, Paesi Bassi e Spagna hanno già superato l’obiettivo dell’Ue. La Francia è tra gli outsider con livelli di stoccaggio a circa l’84%, dopo che le sue forniture energetiche sono state interrotte all’inizio di quest’anno da scioperi a livello nazionale.

I grafici Bruegel mostrano a che punto sono gli stoccaggi negli Stati al 14 luglio, con evidenziato quanto è stato riempito nell’ultimo mese (barra in rosso):

Stoccaggio in vari Paesi europei Stoccaggio in vari Paesi europei volume di gas stoccato al 14 agosto 2023
Stoccaggi gas nei vari Paesi europei Stoccaggi gas nei vari Paesi europei Al 14 agosto 2023

I volumi sono incoraggianti, ma non privi di insidie. La Germania ha già avvertito che i rischi di carenza rimarranno fino all’inizio del 2027 a meno che non aggiungano più infrastrutture per il gas. L’equilibrio del mercato del prossimo anno dipenderà dalla quantità di carburante che rimarrà in deposito dopo questo inverno.

Senza dimenticare le dinamiche globali. Il Gnl è ormai dominante anche in Europa. I potenziali scioperi dei lavoratori in Australia minacciano di restringere il mercato globale del gas naturale liquefatto. L’Europa sta ancora affrontando flussi inferiori dalla Russia durante la guerra in Ucraina. E le interruzioni prolungate in Norvegia di recente hanno portato a picchi di prezzo, un promemoria della fragilità del mercato.

L’Ue importa Gnl soprattutto dagli Usa e, per esempio, l’Australia non fa parte dei suoi fornitori, come evidente nel grafico aggiornato al 16 agosto che evidenzia da dove vengono le forniture di gas naturale liquefatto:

Gas naturale liquefatto: importazioni in Europa Gas naturale liquefatto: importazioni in Europa Dati al 16 agosto 2023

Tuttavia, una continua interruzione di forniture australiane, che sono dirette solitamente in Asia, significherebbe un aumento della domanda di gas da altre provenienze. Aumenterebbe, così, la concorrenza con gli acquirenti europei mettendo in pericolo forniture e prezzi.

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