Presentata la relazione Ue sullo Stato di diritto e raccomandazioni sulla Giustizia. Monitoraggio stretto sui processi, norme esaustive sul conflitto di interessi, più regole per corruzione e lobby.
Presentata la terza relazione annuale sullo Stato di diritto 2022: la Commissione Ue formula raccomandazioni specifiche per gli Stati membri.
La relazione comprende una panoramica delle tendenze in tutta l’Ue e 27 capitoli dedicati ai singoli Paesi, nei quali sono analizzati gli sviluppi in ciascuno Stato membro da luglio 2021. Lo scopo delle raccomandazioni è incoraggiare gli Stati dell’Ue a portare avanti le riforme già avviate o previste e aiutarli a individuare gli ambiti in cui sono necessari miglioramenti.
Come nelle edizioni precedenti, la relazione analizza gli sviluppi in quattro settori chiave per lo Stato di diritto: i sistemi giudiziari, il quadro anticorruzione, il pluralismo, la libertà dei media e altre questioni istituzionali relative al bilanciamento dei poteri.
Emerge che in molti Stati membri sono proseguite le riforme per far fronte alle sfide individuate nelle due edizioni precedenti.
L’Italia resta una “osservata speciale” sulla giustizia di qui ai prossimi anni. L’attenzione si concentra sui tempi dei processi e sulla recente riforma del processo penale che per l’Unione Europea va monitorata per i suoi effetti sui procedimenti contro la corruzione e per possibili conseguenze negative determinata dalla nuova disciplina della prescrizione.
Tra le richieste all’Italia, l’Ue raccomanda di continuare gli sforzi per migliorare il livello di digitalizzazione del sistema giudiziario, in particolare per i tribunali penali e le procure, continuare le operazioni efficaci della polizia e della procura contro l’alto livello di corruzione e invita il nostro paese ad adottare norme esaustive sul conflitto di interessi e regolamentazione delle lobby.
Approfondiamo di seguito i punti evidenziati dalla relazione e quali sono le raccomandazioni fornite all’Italia.
Riforma del processo penale e sistema giudiziario
Il capitolo dedicato all’Italia, nella Relazione sullo Stato di diritto 2022, contiene taglienti considerazioni sia sulla riforma del processo penale che su quella del sistema giudiziario.
La riforma del processo penale è una delle misure adottate in base agli impegni presi dall’Italia nell’ambito del Piano di ripresa e resilienza, mirata a migliorare la qualità e l’efficienza del sistema giudiziario.
Con la riforma Cartabia e gli impegni assunti dal governo con il Pnrr, l’Italia ha compiuto dei passi avanti. Ma il lavoro da fare è ancora molto. Il Paese viene sollecitato innanzitutto a continuare gli sforzi per migliorare ulteriormente il livello di digitalizzazione del sistema giudiziario, in particolare per i tribunali penali e le procure.
Indipendenza dei giudici
Il 16 giugno 2022, «il Parlamento italiano ha approvato una nuova legge di riforma del sistema giudiziario, che contiene anche disposizioni in merito all’istituzione e al funzionamento del Consiglio superiore della magistratura», si legge nel documento , «La normativa di attuazione, da adottare entro un anno, offrirà l’opportunità di adottare disposizioni più dettagliate che tengano conto delle norme europee sull’indipendenza della magistratura, compresi i poteri organizzativi dei presidenti dei tribunali e il coinvolgimento degli avvocati nella valutazione professionale dei magistrati».
Ma attenzione: sulla legge approvata di recente Bruxelles avverte: «Il combinato disposto delle nuove norme potrebbe comportare indebite influenze sull’indipendenza dei giudici».
A preoccupare sono le norme che introducono una valutazione professionale dei magistrati che, tra le altre cose, terrà in considerazione il raggiungimento dei risultati attesi dai dirigenti dei Tribunali, nonché la possibilità di iniziare l’azione disciplinare in caso di mancato adeguamento alle indicazioni dei dirigenti sul modo in cui raggiungerli. Senza contare che la stessa valutazione professionale terrà in conto la conferma delle sentenze nei gradi successivi.
Durata dei procedimenti
Durata dei procedimenti e riforma del processo penale sono sotto il mirino Ue. I tempi dei procedimenti sono ancora una seria sfida nel nostro Paese. L’Italia rimane sotto la supervisione rafforzata del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa per quanto riguarda la durata dei procedimenti nelle cause amministrative e la durata dei procedimenti nelle cause penali.
Nel 2020, i tempi hanno mostrato un aumento in tutti i casi. Il temporaneo rallentamento dell’attività giudiziaria, dovuto alle severe misure restrittive adottate per affrontare la pandemia Covid, ha avuto un impatto sia sui casi in arrivo che su quelli risolti, con una forte influenza sui tempi di disposizione.
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Attento monitoraggio sulla Riforma
La riforma per l’efficienza della giustizia penale comprende anche alcune disposizioni applicabili ai reati commessi dopo il 1° gennaio 2020, fissando termini massimi per concludere i processi presso la Corte d’appello e l’Alta Corte di cassazione, altrimenti il caso sarà precluso.
A causa di problemi di efficienza, soprattutto nei gradi di appello, le nuove misure rischiano di avere un impatto negativo sui processi penali, in particolare quelli in corso, in quanto potrebbero essere automaticamente interrotti.
Sebbene siano state introdotte eccezioni e siano in vigore norme temporanee, La Commissione Europea sostiene che l’efficacia del sistema di giustizia penale richieda un attento monitoraggio a livello nazionale per garantire un giusto equilibrio tra l’introduzione delle nuove disposizioni e i diritti della difesa, i diritti delle vittime e l’interesse del pubblico a procedimenti penali efficienti.
Piano nazionale anticorruzione
Il rapporto prende in conto poi il nuovo “Piano nazionale anti corruzione” dell’Italia, la cui entrata in vigore è prevista per l’estate 2022. «Sebbene la riforma della giustizia penale affronti la questione degli eccessivi ritardi nei procedimenti per corruzione, sarà necessario un attento monitoraggio per garantire che i casi di corruzione non vengano archiviati automaticamente allo stadio dell’appello».
La Commissione sottolinea che permangono ancora ancora dei problemi per gli investigatori anti-corruzione sul livello di interconnessione dei registri contenenti dati finanziari rilevanti, e che questo richiede una maggiore digitalizzazione e strumenti di intelligenza artificiale.
Focus su corruzione nei finanziamenti dei partiti
I rischi di corruzione nel finanziamento dei partiti politici attirano l’attenzione dell’opinione pubblica. Il 2022 ha visto diversi casi di corruzione sotto indagine, perseguimento e giudizio per violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti politici, compresi esponenti politici di alto livello.
In questo contesto, si legge nella relazione, «la pratica di convogliare donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche prima che siano trasferite a partiti politici rappresenta un ostacolo alla responsabilità pubblica, poiché tali operazioni sono difficili da tracciare e monitorare».
In Italia di fatto i partiti politici si finanziano quasi esclusivamente attraverso donazioni private di singoli o persone giuridiche e «ciò è visto come uno dei motivi per cui i membri del Parlamento spesso fanno affidamento sulle proprie risorse per finanziare campagne politiche, rendendo gli attori politici più dipendenti dalle donazioni private e più vulnerabili a influenze indebite».
Per la Ue i rischi di corruzione legati alla pandemia rimangono elevati, mentre la corruzione è sempre più utilizzata per infiltrarsi nell’economia legale italiana.
Si nota come, secondo gli inquirenti, le reti criminali hanno beneficiato in particolare delle esigenze legate alla pandemia delle Pmi economicamente fragili e dell’approvvigionamento di aiuti di Stato e sovvenzioni pubbliche, con denaro utilizzato in modo improprio per altri scopi e non recuperato. «Esistono preoccupazioni per tendenze simili per quanto riguarda i futuri appalti di fondi pubblici del Piano di resilienza a causa delle sue dimensioni finanziarie».
Conflitto di interessi e trasparenza sulle attività delle lobby
Nell’abstract della relazione si ricorda inoltre che nel nostro Paese «diverse proposte di legge volte a rafforzare la prevenzione della corruzione sono ancora sospese», citando la legge sulle lobby ferma al Senato dopo l’approvazione alla Camera, il progetto di legge sul conflitto di interessi e il mancato recepimento della direttiva europea sul whistleblowing.
Bruxelles chiede dunque di affrontare con più forza e determinazione i conflitti di interessi e la trasparenza sulle attività di lobby. A tal proposito segnala che «sono ancora pendenti diverse proposte legislative volte a rafforzare la prevenzione della corruzione, comprese la protezione degli informatori, i conflitti di interesse e il lobbismo».
Ancora una volta, dunque, l’Ue ammonisce l’Italia che tarda ad approvare due leggi fondamentali nel promuovere l’integrità pubblica nel nostro Paese.
La legge sul conflitto di interessi è purtroppo ferma da molti mesi alla Camera e quella sul lobbying, approvata dalla Camera lo scorso gennaio, è ora al vaglio del Senato, tra continui rinvii e il rischio che venga approvato un provvedimento largamente insufficiente.
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