Google: battaglia ai deepfake tramite un database

Marco Ciotola

30/09/2019

Google dà avvio alla lotta ai deepfake tramite un database di video falsi che favoriscano il riconoscimento. I dettagli

Google: battaglia ai deepfake tramite un database

Google dà avvio alla lotta contro i deepfake, ovvero i video falsi che, tramite intelligenza artificiale, sovrappongono in maniera visivamente efficace le sembianze di una persona su un’altra.

Lo farà tramite un database di video falsi, che favoriranno il riconoscimento e garantiranno sempre maggiore dimestichezza ai meccanismi in grado smascherare simili tecniche. Al progetto ha contribuito l’Università Federico II di Napoli.

Il fenomeno deepfake si sta diffondendo con sempre maggiore intensità negli ultimi mesi, e ha avuto un impatto diretto in Italia soprattutto tramite il recente «fuori onda» di Matteo Renzi diffuso da Striscia la notizia, una breve clip in cui l’ex leader dem si lascia andare a insulti diretti a diverse figure dello scenario politico attuale.

Ovviamente non si tratta del vero Renzi, ma nonostante le uscite inverosimili e la fisionomia sospetta del politico, in molti ci sono cascati, non captando nemmeno le precisazioni dello stesso programma di Antonio Ricci, che ha svelato l’arcano immediatamente dopo la trasmissione del video.

Google: battaglia ai deepfake tramite un database

Ultimamente in cima alla cronaca per essere nel mirino dell’Antitrust, questa volta Google finisce in cima all’agenda per il suo database, già pubblico, dedicato ai video falsi realizzati tramite il cosiddetto deepfake.

La mossa del colosso di Mountain View mira a combattere il fenomeno delle immagini manipolate dall’intelligenza artificiale, e quindi nell’atto di dire o fare cose inconsuete, nell’ipotesi peggiore illecite o degradanti.

Nati dal lavoro dell’Università di Washington nel 2017 con ben altri scopi, sono presto diventati veicolo di messaggi fuorvianti e azioni di malintenzionati.

La tecnica è balzata agli occhi della cronaca internazionale dopo i video con protagonisti Donald Trump, Nancy Pelosi e persino Mark Zuckerberg, mentre nel Belpaese è stata Striscia la notizia a portare all’attenzione della tv generalista il fenomeno, non senza qualche polemica anche per via degli scenari aperti da una possibilità simile.

In molti infatti hanno sottolineato che la tecnica può aprire a circostanze pericolose, per quel che riguarda personaggi famosi ma anche negli scambi privati quotidiani: si pensi soltanto all’eventuale sovrapposizione di un viso su un altro in frangenti erotici o criminosi.

Per Google la soluzione a rischi del genere può arrivare solo dalla stessa tecnologia che sta dietro ai deepfake.

Così il raccoglitore pubblico messo a disposizione dalla piattaforma - e pronto a racchiudere al suo interno centinaia di migliaia di video nel giro di poche settimane - agevola la possibilità di smascherare la nuova tecnica.

Obiettivo è quello di “allenare i meccanismi di riconoscimento”, uno scopo a cui ha contribuito il team dell’Università Federico II di Napoli, con a capo la prof. Luisa Verdoliva, e in collaborazione con l’Università di Monaco.

Proprio di recente sono stati sottratti indebitamente 250mila euro tramite la tecnica deepfake legata e immagini e suoni: la voce dell’amministratore delegato di un’azienda tedesca è stata usata da cyber-criminali per chiedere e ottenere i soldi.

Iscriviti a Money.it