Uno studio legale di medie dimensioni, con 150-200 pratiche all’anno, può ridurre fino al 30% i tempi di analisi di atti e contratti grazie all’IA. A che punto è l’Italia?
L’intelligenza artificiale è ormai entrata nel dibattito anche negli studi legali italiani. Se ne parla ovunque, ma la domanda resta: è una rivoluzione vera o solo un’illusione?
In un sistema giudiziario che conta ancora 4,7 milioni di cause pendenti, l’IA potrebbe essere un’ancora di salvezza. Ma tra promesse di efficienza e il rischio di una bolla tecnologica, cosa sta davvero cambiando per gli avvocati e la giustizia?
Il mercato del legal tech è in pieno fermento. Nel 2024, le startup del settore hanno raccolto 1,5 miliardi di dollari, promettendo di rivoluzionare il modo in cui gli avvocati lavorano. Ma la realtà italiana è più complessa. Gli studi, spesso piccoli e con risorse limitate, faticano ad adottare questi strumenti. Molti software, costosi e pensati per grandi law firm, finiscono per rivelarsi poco utili. Quasi la metà degli avvocati che li provano li trova inadatti al nostro ordinamento. E così, tra aspettative alte e risultati deludenti, il mercato rimane frammentato, con innovazioni che spesso sembrano lontane dalle esigenze reali di chi lavora in tribunale ogni giorno. [...]
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