La Malesia ha attratto 12,8 miliardi di dollari soltanto nel 2023, ovvero più del totale di quanto ricevuto nel periodo compreso tra il 2013 e il 2020.
Da Micron a Intel, da AMS Osram a Infineon, senza dimenticare le decine di aziende cinesi. Tutti hanno messo nel mirino la Malesia, nuova calamita di investimenti tecnologici globali, ennesima vincitrice a sorpresa del braccio di ferro tra Washington e Pechino.
Mentre le due superpotenze del XXI secolo si fronteggiano a viso aperto, Kuala Lumpur è uno degli attori regionali asiatici che spera di guadagnare spazio di manovra in un mondo sempre più frammentato. In che modo? Fornendo un contesto sicuro capace di ospitare gli hub delle principali supply chain internazionali, in primis quella dei semiconduttori.
Come ha spiegato in un lungo reportage il Financial Times, la Malesia ha una storia lunga 50 anni nel cosiddetto back-end della catena di fornitura della produzione dei chip - dal confezionamento all’assemblaggio – ma adesso nutre l’ambizione di diventare il front-end di un’industria globale da 520 miliardi di dollari che alimenta qualsiasi cosa, televisori, smartphone e veicoli elettrici compresi. [...]
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