Mentre il prezzo del gas in Europa torna a salire sulle preoccupazioni del Medio Oriente, la questione del gas russo verso continente si fa sempre più complessa. Ecco perché.
Il prezzo del gas in Europa, nel benchmark di riferimento olandese, si aggira intorno ai 40 euro per megawattora, sostenuto dalle preoccupazioni sulle crescenti tensioni in Medio Oriente, che potrebbero potenzialmente interrompere le forniture di energia.
Le incertezze geopolitiche hanno recentemente determinato fluttuazioni nei prezzi del gas, sottolineando la vulnerabilità del vecchio continente proprio all’inizio della stagione invernale, che prevede l’accensione dei riscaldamenti.
C’è massima allerta sull’evoluzione del mercato energetico, considerando che la possibilità di un blocco dello Stretto di Hormuz, una rotta cruciale per le spedizioni di GNL e petrolio dal Golfo Persico, non è ancora del tutto scongiurata.
Non solo. Mentre i Paesi europei seppur bene equipaggiati da stoccaggi quasi pieni - fanno i conti con le incerte dinamiche del commercio energetico globale, la Russia continua a mostrarsi un fornitore non cruciale, ma presente. Uno scacco al tentativo del vecchio continente di liberarsi del tutto di Putin come venditore di energia è emerso dai dati sull’import dell’Ue di Gnl.
Sul fronte della sicurezza energetica, l’Europa ha diversi motivi per essere preoccupata.
Prezzo del gas in Europa sale: i fattori da monitorare
La settimana è iniziata all’insegna di un balzo del prezzo del gas in Europa, con i futures di riferimento di nuovo vicini ai 41 euro per megawattora, il picco del 7 ottobre.
I mercati si stanno preparando a una possibile escalation delle ostilità tra Israele e Iran che potrebbe innescare un conflitto regionale più ampio, potenzialmente influendo sulle forniture di combustibile per riscaldamento.
Sabato, un drone di Hezbollah è esploso vicino all’abitazione privata del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il giorno seguente Israele ha lanciato un nuovo assalto militare alle roccaforti di Hezbollah in Libano. Tel Aviv ha già giurato di vendicarsi contro Teheran per un attacco missilistico all’inizio di ottobre.
Per i mercati del gas in particolare, l’allarme riguarda il rischio di una chiusura dello Stretto di Hormuz, la porta d’accesso al Golfo Persico e un’importante via d’acqua per le spedizioni di gas naturale liquefatto e petrolio.
“Le aspettative di una risposta israeliana all’attacco del 1° ottobre incombono ancora sui mercati, il che sta amplificando le già rigide prospettive invernali per i mercati europei del gas”, ha affermato Florence Schmit, stratega energetica europea presso Rabobank. “Questo sta mantenendo il mercato olandese del gas di riferimento nell’intervallo di 39-40 € al megawattora finché non riusciremo ad avere un’idea chiara di dove la geopolitica guiderà i prezzi”.
Inoltre, si prevede che un’ondata di freddo colpirà la regione alla fine del mese, mettendo alla prova l’infrastruttura energetica del continente e i suoi impianti di stoccaggio. Londra, Parigi e Berlino sono destinate a vedere temperature scendere al di sotto delle medie stagionali la prossima settimana, secondo un modello di previsioni meteorologiche di Bloomberg.
La buona notizia riguarda le riserve europee al 95% della capacità, sostenute dall’aumento delle importazioni di Gnl e dal flusso di gas norvegese tornato normale dopo la manutenzione.
Secondo i calcoli di Trading Economics, il gas TTF è aumentato di 7,99 EUR/MWh o del 24,70% dall’inizio del 2024 e ci si aspetta che venga scambiato a 45,87 tra 12 mesi.
Quanto Gnl russo arriva in Europa?
A complicare il contesto energetico europeo, sempre a rischio di rimbalzi nei prezzi e di forniture più scarse, c’è il ruolo tutt’altro che marginale della Russia.
Il peso di Mosca nel mercato del gas naturale liquefatto dell’Unione Europea è in crescita, mentre l’Unione valuta come limitare le forniture dalla nazione.
Secondo un rapporto dell’organismo di controllo dell’energia dell’Ue, la quota russa nelle importazioni di Gnl dell’Unione è salita al 20% nella prima metà dell’anno, rispetto al 14% dell’anno precedente.
Nello specifico, nel terzo trimestre, le importazioni totali di carburante super-refrigerato dell’Ue sono scese al livello più basso dal 2021, il che significa che la quota crescente della Russia rientra in una torta più piccola. Il gas naturale liquefatto di origine statunitense è rimasto stabile a circa il 45% durante il periodo, mentre la quota del Qatar è diminuita al 12%.
Il Gnl del Qatar ha favorito l’Asia poiché le petroliere hanno evitato il transito attraverso il Mar Rosso, a causa degli attacchi dei militanti Houthi alle navi commerciali. Lo spostamento dei flussi commerciali ha quindi consentito un maggiore ingresso del Gnl russo nel mercato europeo.
L’Ue sta ora cercando di capire come ridurre la sua dipendenza dal gas russo. Un accordo di transito per i flussi di gasdotti attraverso l’Ucraina scade alla fine dell’anno e i funzionari stanno valutando modi per sostituire tali forniture per Paesi come l’Austria.
Francia e Belgio, inoltre, i cui porti continuano ad accogliere notevoli quantità di carburante russo come Gnl, hanno entrambi chiesto un monitoraggio più severo. La Commissione europea, l’esecutivo del blocco, deve ancora presentare un piano d’azione su come accelerare la dismissione.
Sebbene gli slot dei terminali presso varie strutture di importazione possano ora essere limitati, non è stata ancora concordata alcuna regolamentazione a livello Ue che consenta di rescindere i contratti di fornitura a lungo termine.
L’intreccio del commercio del gas è complicato e continua a giocare a favore della Russia. Indagini precedenti hanno rivelato che anche i Paesi che non importano Gnl russo direttamente e dichiarano ufficialmente di non utilizzarlo, spesso continuano a riceverlo indirettamente.
Nel caso della Germania, le importazioni di gas dai Paesi Bassi e dal Belgio potrebbero contenere fino al 20% di gas russo, tramite le importazioni di Gnl di quei Paesi.
Di conseguenza, Berlino potrebbe continuare a dipendere da Mosca per coprire il 4-6% del suo fabbisogno complessivo di gas.
“Le sanzioni devono essere efficaci per impedire che la macchina da guerra russa continui a funzionare”, ha esortato il ministro dell’energia belga Tinne Van der Straeten. La matassa del gas è sempre più intricata per l’Europa.
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