Senza una compagnia di bandiera il nostro paese si espone ai ricatti delle low cost come Ryanair che, a seguito del decreto prezzi, hanno già minacciato di tagliare le tratte per la Sicilia.
“Il decreto prezzi si basa su dati spazzatura, non lo rispetteremo ed anzi diminuiremo i voli per la Sicilia.”
Così ha sentenziato qualche giorno fa Michael O’Leary, l’amministratore delegato della compagnia low cost per eccellenza, Ryanair. Evidentemente però, ciò non ha appagato abbastanza il dirigente dell’azienda irlandese che infatti ieri è tornato a contestare il governo italiano ed il decreto che dovrebbe limitare i prezzi spingendosi addirittura oltre chiedendo le dimissioni del presidente dell’ENAC Pierluigi Di Palma, reo di aver prodotto un report ‘dai dati fasulli’.
Ma facciamo un passo indietro per capire come si è arrivati a questo punto: ad agosto, nel solito decreto Omnibus, il governo inserisce al primo articolo una norma che dovrebbe cercare di porre un limite alle speculazioni sui prezzi dei vettori aerei. In particolare, se si verificano tre condizioni: se i voli sono per le isole, se il periodo coincide con un picco di domanda legato alla stagionalità o a emergenze nazionali, o se i prezzi dei biglietti sono del 200% superiori alla media. Finalità del tutto condivisibili date le difficoltà per molti connazionali siciliani o sardi nello spostarsi per il paese ad un costo ragionevole o visti gli scandali dei rincari durante l’alluvione in Emilia-Romagna. Solo in questi casi particolari, la normativa prevede quindi il divieto alla “fissazione dinamica delle tariffe da parte delle compagnie aree, modulata in relazione al tempo della prenotazione”: in pratica i cosiddetti algoritmi. [...]
Accedi ai contenuti riservati
Navighi con pubblicità ridotta
Ottieni sconti su prodotti e servizi
Disdici quando vuoi
Sei già iscritto? Clicca qui
© RIPRODUZIONE RISERVATA