Se il dipendente si trova ad avere a che fare con un datore di lavoro o capo arrogante può scegliere di non subire passivamente la situazione, ma invece di risolverla. Vediamo come.
Se sei un lavoratore dipendente potresti già aver sperimentato, nella tua carriera, alcune difficoltà di tipo relazionale con i superiori, ed in particolare con il tuo capo. Talvolta infatti quest’ultimo non manca di sfruttare la sua posizione ’privilegiata’ rispetto al personale in azienda, per esercitare pressioni di vario tipo, per forzare decisioni dei lavoratori ma anche per offendere deliberatamente o adottare veri e propri comportamenti violenti, anche con minacce.
Insomma, non di rado il datore di lavoro o capo arrogante costituisce uno dei problemi sul posto di lavoro, essendo una sorta di manifestazione ’estrema’ del potere direttivo che caratterizza i rapporti di lavoro dipendente. Ecco allora che più di un dipendente potrebbe domandarsi come fare a gestire situazioni di questo tipo, e come comportarsi con un capo che oltre a (giustamente) comandare e dare ordini da seguire, talvolta esagera e lascia spazio a gesti o espressioni inopportune, offensive e denigratorie.
Perciò, se ti stai chiedendo come controbattere ad un capo arrogante, prosegui nella lettura: potresti trovare la soluzione che fa al caso tuo.
Il tuo capo è arrogante? Ecco come potresti risolvere
Rapporto di lavoro dipendente e capo arrogante: è mobbing?
I rapporti di lavoro subordinato includono o dovrebbero includere una componente ’umana’ e di rispetto, oltre alla stima di tipo professionale che un datore deve nutrire per ogni suo dipendente. Ma come abbiamo accennato sopra, al lavoro con una certa frequenza emergono varie conflittualità sia con i colleghi, che con i superiori e con lo stesso capo o datore di lavoro.
Vero è che la conflittualità frequentemente si consuma a voce, ovvero non si manifesta in atti scritti e non lascia tracce con prove testimoniali, e ciò senza dimenticare che fa parte delle sanzioni disciplinari la possibilità di infliggere rimproveri verbali ad un dipendente. Ecco allora che ti potrai chiedere come fare a risolvere il problema del capo arrogante e se situazioni di vera e propria incompatibilità caratteriale possono dare luogo ad un caso di mobbing.
Ebbene, sgomberiamo il campo da possibili dubbi: il carattere spigoloso, nervoso, ansioso, scortese, intrattabile e talvolta ’acido’ del datore di lavoro non integra, di per sé, l’illecito del mobbing. In poche parole, se il tuo datore di lavoro ti risponde in modo poco gentile e non mostra particolare educazione o garbo nei tuoi confronti, non potrai comunque percorrere la via della causa legale per mobbing o straining.
Ti domanderai perché: ebbene il mobbing è un illecito che per sussistere impone che vi sia un comportamento di vera e propria persecuzione e di volontà espressamente diretta a danneggiare mentalmente e isolare il lavoratore dipendente. In altre parole, va rintracciata una pluralità di atti accomunati tutti da un solo fine, ovvero quello di mettere all’angolo il dipendente preso di mira ed escluderlo dalle dinamiche lavorative. Il fine ultimo della condotta del mobbing è dunque spingere il lavoratore a dare le dimissioni.
Pertanto se queste condotte sono caratterizzate da un dolo, ovvero da una precisa intenzione di ledere la vittima, nel caso del capo arrogante - invece - l’indole personale o carattere non può essere, per sua natura, caratterizzato (anche) da malafede. D’altronde se il carattere del capo è spigoloso e non incline al dialogo ma piuttosto all’aspra critica in ogni situazione che ne lasci anche solo un piccolo spiraglio, di certo non si può parlare di vera e propria volontà di danneggiare il lavoratore, ma di un semplice (seppur non lodabile) modo di essere di una persona.
Attenzione però, perché ti potrai comunque tutelare in chiave risarcitoria. Vediamo in che modo.
Risarcimento del danno in ipotesi ambiente di lavoro ’tossico’?
Quanto abbiamo detto non significa assolutamente che il lavoratore non possa trovare una soluzione se si trova innanzi ad un capo arrogante. Se l’ambiente di lavoro non è salubre ed anzi è tossico, anche in assenza di intenzione vera e propria o dolo del datore di danneggiarti, potrai comunque tutelarti contro quella che potrebbe rivelarsi comunque una vera e propria ’colpa’ del capo.
In che senso? Ebbene la legge afferma che il datore deve preoccuparsi di garantire, in ogni possibile circostanza, la sicurezza e la salute sul posto di lavoro. Egli deve cioè adottare misure e comportamenti atti a proteggere l’incolumità e l’integrità psicofisica di ogni suo lavoratore. Questo significa anche sollecitare e fare in modo che vi sia sempre un ambiente lavorativo sano e sereno, perché ne beneficeranno i rapporti umani in ufficio come pure le performance dei singoli lavoratori.
Comprenderai allora che se un capo arrogante usa nei tuoi confronti - frequentemente -espressioni rabbiose e cariche di nervosismo o frutto di una situazione di stress personale, tu come lavoratore potrai anche tutelarti chiedendo il risarcimento del danno. Lo potrai fare anche se non ricorrono gli estremi del mobbing perché si tratta di gesti che comunque costituiscono un utilizzo inappropriato del potere direttivo e della libertà di espressione in ufficio. Pensiamo all’esempio classico del capo arrogante e perennemente nervoso e stressato (anche per questioni personali) che, per dettagli o imprecisioni di dimensione davvero minima, dia luogo a continue minacce di licenziamento nei tuoi confronti.
Rimprovero verbale sproporzionato: è possibile chiedere il risarcimento?
Attenzione anche ad un altro aspetto: sopra abbiamo accennato alla possibilità di vedersi inflitte sanzioni disciplinari e, tra esse, i rimproveri in forma orale che ne rappresentano l’espressione più lieve. Si tratta della classica ’ramanzina’ contro cui il dipendente non dovrebbe avere nulla da obiettare, e ciò specialmente laddove questa rispetti i limiti:
- della continenza, e dunque della proporzione a ciò che viene contestato;
- del rispetto dell’altrui dignità.
Il rimprovero verbale non può dunque mai sfociare nell’ingiuria o nell’insulto gratuito, andando a ledere l’onore personale o professionale del lavoratore subordinato, ma piuttosto deve limitarsi a criticarne il lavoro svolto. Se il capo arrogante supera questi limiti, potrai pensare all’idea di chiedere il risarcimento danni, ma ovviamente dovrai dare la prova dell’accaduto servendoti del supporto determinante di un avvocato esperto in diritto del lavoro.
L’onere della prova della responsabilità del datore di lavoro
Abbiamo detto sopra che contro un capo arrogante ci si può tutelare in chiave risarcitoria, ma farlo concretamente non sarà operazione facile per il lavoratore. Ti domanderai perché: ebbene sappi che il danno che patisci dalla condotta del capo andrà sempre provato in corso di causa, perché non è incluso nel comportamento del datore.
In parole semplici, se tu dimostri che il capo ha esagerato con le espressioni verbali e più volte ha lasciato sfogare il suo stress contro di te, dovrai anche dimostrare che hai subito un danno derivante da ciò. Altrimenti non potrai chiedere - ed ottenere - un risarcimento danni.
D’altronde va da sé per ragioni di logica: sarai tu a dover provare non soltanto la condotta inappropriata del capo, ma anche il nesso tra quest’ultima e il danno alla salute che hai patito. Ma come fare a provare che hai subito un danno a causa del capo arrogante? Ebbene, dovrai presentare quante più prove possibile, ovvero non soltanto registrazioni audio e video delle espressioni.. poco ’felici’ del datore nei tuoi confronti, ma anche le testimonianze dei colleghi che vogliano darti una mano.
Inoltre, il supporto di un professionista del campo medico, che emette una valutazione o diagnosi che documenti il tuo stato di salute, potrà tornarti estremamente utile per dimostrare il danno e ottenere il risarcimento.
Due soluzioni diplomatiche
Se vuoi evitare le vie legali che, si sa, hanno sempre un margine di imprevedibilità, potresti controbattere al capo arrogante semplicemente sforzandoti di mantenere la calma, sempre. Ecco perché farai bene a non arrabbiarti e a non cedere alla tentazione di rispondere con lo stesso tono. Talvolta conservare un comportamento gentile potrebbe portare ad un atteggiamento più pacato e tranquillo del capo, evitando la causa legale.
Altrimenti se questo non dovesse essere sufficiente, potrai sfruttare l’opportunità di parlare con il capo in privato, perché può anche darsi che il capo, nervoso e stressato per situazioni lavorative e/o personali, non si sia ancora reso conto del problema. Anzi, proprio con un incontro privato con lui potresti sollecitarlo a capire che il suo comportamento va a tutto danno della produzione e ad appianare le relazioni con te.
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