Stipendi, come e perché aumentano dall’1 maggio 2025

Simone Micocci

10 Aprile 2025 - 18:00

Aumenta lo stipendio? Il governo Meloni lavora al potenziamento della contrattazione collettiva, novità in arrivo con il decreto 1° maggio.

Stipendi, come e perché aumentano dall’1 maggio 2025

Secondo le ultime indiscrezioni, il governo avrebbe intenzione di attuare nuove norme per dare una spinta alla contrattazione collettiva, dando così una risposta a chi - dalle opposizioni - ancora spinge in favore dell’introduzione del salario minimo.

Lo farà con il decreto 1° maggio: anche quest’anno - come era stato già fatto nel 2024, infatti, il governo approfitterà della Festa dei lavoratori per dare risalto a un provvedimento ad hoc, contenente una serie di norme volte a favorire gli italiani, ad esempio bloccando l’adeguamento dell’età pensionabile con le speranze di vita e pensando a una soluzione per il potenziamento della contrattazione collettiva, sulla quale va ricordato che il governo ha già ottenuto potere di delega dal Parlamento.

Nel dettaglio, i problemi della contrattazione collettiva in Italia oggi sono perlopiù due: da una parte il fatto che non tutti i lavoratori ne sono rappresentati come meriterebbero, in quanto ci sono ancora settori in cui si lavora senza contrattazione collettiva e altri in cui le tutele sono inadeguate al contesto in cui si opera, e dall’altra il fatto che per il rinnovo dei contratti scaduti spesso si attendono molti anni, comportando così per i lavoratori la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni.

Se davvero si vuole che la contrattazione collettiva sia la ragione per cui non c’è bisogno del salario minimo in Italia, allora si deve fare in modo che questo strumento sia davvero funzionale.

Quali sono i problemi della contrattazione collettiva in Italia

In Italia quasi il 100% dei lavoratori - secondo i dati del Cnel - è coperto dalla contrattazione collettiva dove vengono fissate le tutele minime, sia sul piano normativo che su quello economico, da riconoscere al lavoratore. Dalle ferie al diritto ai permessi retribuiti, fino allo stipendio appunto, compresi i criteri per l’avanzamento di carriera e per beneficiare degli aumenti.

Tuttavia, una piccola parte di lavoratori scoperti dalla contrattazione collettiva ancora c’è e questo ovviamente rappresenta un problema. Tuttavia, mentre dall’opposizione ritengono che l’unico modo per risolverlo sia quello di prevedere un salario minimo - di 9 euro lordi l’ora - garantito dalla legge, il governo è convinto che si possa potenziare la contrattazione collettiva.

Nessun lavoratore, quindi, ne dovrà essere sprovvisto, così come bisognerà mettere fine al fenomeno del dumping contrattuale. Ci sono lavoratori, infatti, che lavorano con un contratto collettivo sottoscritto da piccole sigle sindacali dove le tutele previste sono molto inferiori rispetto a quelle previste dai contratti di categoria più rappresentative.

Dei contratti nati appositamente per permettere alle aziende di pagare meno i dipendenti, potendo così risparmiare sul costo lavoro.

C’è poi un altro problema, ossia quello della lentezza delle procedure di rinnovo del contratto. I Ccnl, infatti, hanno un periodo di validità solitamente triennale, al termine del quale bisogna procedere al rinnovo ritoccando le tabelle stipendiali al rialzo, tenendo conto dell’andamento del costo della vita (per quanto l’adeguamento non deve necessariamente essere pari all’inflazione registrata).

Tuttavia, spesso i contratti vengono rinnovati con mesi o anni di ritardo. Secondo i più recenti dati pubblicati dal Cnel, infatti, tra il 30 giugno e il 31 dicembre 2024 il numero di Ccnl presenti in Italia - tenendo conto solamente di quelli del settore privato - erano 1.017, di cui il 62% risulta scaduto (con il 44% dei lavoratori interessati). Poco meno della metà dei lavoratori italiani, quindi, esercita con contratto scaduto, percependo quindi uno stipendio non in linea con il costo della vita.

Tutti problemi su cui il governo intende intervenire già con il decreto 1 maggio, dando risposta a quei lavoratori che guadagnano meno rispetto a quanto meritano.

Come il governo aumenta gli stipendi dall’1 maggio

Non è ancora chiaro come il governo interverrà sulla contrattazione collettiva dall’1 maggio, ma stando alle ultime indiscrezioni inizierà a dare atto a quanto stabilito dall’emendamento approvato in Commissione Lavoro nel novembre del 2023, quando nel bocciare la proposta di salario minimo avanzata dalle opposizioni è stato dato potere di delega al governo con i seguenti obiettivi da raggiungere:

  • assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi;
  • contrastare il lavoro sottopagato, anche in relazione a specifici modelli organizzativi del lavoro e categorie di lavoratori;
  • stimolare il rinnovo dei contratti collettivi nel rispetto delle tempistiche stabilite dalle parti sociali, nell’interesse dei lavoratori e delle lavoratrici;
  • contrastare il dumping contrattuale, che determina fenomeni di concorrenza sleale mediante la proliferazione di sistemi contrattuali finalizzati ad abbassare il costo del lavoro e ridurre le tutele dei lavoratori.

Ciò sarà possibile attraverso una serie di procedure:

  • definire quali sono i contratti collettivi più applicati, in riferimento al numero di imprese e dipendenti, così da fissare il trattamento economico complessivo minimo;
  • stabilire, per i settori degli appalti di servizi di qualunque tipologia, l’obbligo per le società appaltatrici e subappaltatrici di riconoscere ai lavoratori coinvolti nell’appalto, trattamenti economici complessivi minimi non inferiori a quelli previsti dai contratti collettivi più applicati nella categoria nel quale l’appalto si sviluppa;
  • estendere i trattamenti economici complessivi minimi dei contratti collettivi a quei gruppi di lavoratori non raggiunti da alcuna contrattazione collettiva, applicando il contratto della categoria più affine;
  • prevedere strumenti di incentivazione atti a favorire lo sviluppo progressivo della contrattazione di secondo livello con finalità adattive, anche per fare fronte alle diversificate necessità derivanti dall’incremento del costo della vita e correlate alle differenze dei costi su base territoriale;
  • prevedere strumenti di misurazione che si basino sulla indicazione obbligatoria del codice del contratto collettivo applicato al rapporto nei flussi UNIEMENS, nelle comunicazioni obbligatorie e nelle buste paga, ciò anche al fine del riconoscimento di agevolazioni economiche connesse ai rapporti di lavoro e contributive;
  • introdurre strumenti di incentivazione a sostegno del rinnovo dei contratti collettivi nei termini previsti dalle parti sociali o già scaduti, che comportino altresì il riconoscimento di incentivi a favore anche dei lavoratori e delle lavoratrici volti, nello specifico, a bilanciare e dove possibile compensare la perdita del potere di acquisito subita;
  • per ciascun contratto scaduto e non rinnovato entro i termini previsti dalle parti sociali o comunque entro congrui termini, e per i settori nei quali manca una contrattazione di riferimento, prevedere l’intervento diretto del Ministero del Lavoro con il fine di adottare le misure necessarie a valere sui soli trattamenti economici minimi complessivi;
  • quali misure di rafforzamento della concorrenza e lotta all’evasione fiscale e contributiva, procedere a una riforma della vigilanza del sistema cooperativo, con particolare riguardo alle revisioni periodiche per la verifica dell’effettiva natura mutualistica;
  • disciplinare modelli di partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili di impresa, fondati sulla valorizzazione dell’interesse comune tra i lavoratori e l’imprenditore alla prosperità dell’impresa stessa.

Il governo aveva 6 mesi di tempo per attuare questi principi, limite che è abbondantemente trascorso. Ecco che con il decreto 1° maggio potrà esserci un primo passo in questa direzione, norme che ovviamente avranno effetti positivi sugli stipendi. Dalla spinta ai rinnovi di contratto, alla copertura per quei settori in cui oggi la contrattazione collettiva non offre ancora tutele adeguate: una volta che ci sarà l’approvazione di queste nuove norme, i vantaggi sugli stipendi saranno tangibili.

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