Imu pagata ma non dovuta, arriva il rimborso: perché, a chi spetta e come richiederlo

Chiara Esposito

15/10/2022

Bonus Imu, domande aperte: restituzione possibile per gli ultimi 5 anni. Chi può presentare richiesta e come potrebbe funzionare il rimborso.

Imu pagata ma non dovuta, arriva il rimborso: perché, a chi spetta e come richiederlo

Attenzione quando si parla di Imu, in alcuni casi non è necessario pagarla, o meglio, si potrebbe aver diritto a un rimborso. Questo accade per le seconde case che la sentenza della Corte costituzionale ha equiparato alle prime.

Con la sentenza n. 209 del 2022, depositata il 13 ottobre, si apre la stagione dei rimborsi per le famiglie radicate in comuni diversi. La corsa all’esenzione prende così il via per i coniugi residenti in due diversi territori. Ciò significa che sono abrogate le norme che fino ad oggi hanno limitato la fruizione dell’agevolazione ad un solo immobile.

Fondamentale però fare chiarezza per capire come e quando potranno presentare istanze di rimborso ai comuni competenti. Ecco quindi le questioni che restano da chiarire e gli enti ai quali rivolgersi per ricevere tutte le informazioni necessarie per avviare la pratica.

Da dove nasce questa sentenza

Il giudice Luca Antonini, relatore nella sentenza, ha ricordato come questa vicenda sia particolarmente complessa e intricata sul piano storico. Tutto nasce dal riferimento al “nucleo familiare”, contenuto nella legge istitutiva dell’Imu, che la Corte ha giudicato incostituzionale.

Ripercorrendo ciò che accadde sappiamo infatti che, in una prima fase, anche grazie ad un’interpretazione ministeriale, la possibilità di fruire di una doppia agevolazione per l’abitazione principale era stata riconosciuta solo per immobili situati in Comuni diversi nell’ipotesi che la diversa residenza fosse giustificata ed esempio da motivi di lavoro.

Successivamente invece, grazie a un intervento della Corte di cassazione e di un ulteriore aggiustamento legislativo, la doppia agevolazione era stata esclusa anche in quel caso.

La Consulta tuttavia ha valutato che questa impostazione fosse penalizzante per le famiglie rispetto a cittadini che costituiscono coppie di fatto. Rivedendo le carte quindi si è giunti è un nuovo equilibrio.

A chi spetta il rimborso Imu?

Il pronunciamento della Consulta è di carattere piuttosto generale ma possiamo affermare che i giudici abbiano stabilito come, quando due componenti di un nucleo familiare (tipicamente marito e moglie) risiedono in abitazioni diverse di cui sono rispettivamente proprietari, si potrà aver accesso per entrambe all’esenzione riservata all’abitazione principale.

Per effetto della pronuncia dell’ultima sentenza in materia insomma i coniugi residenti in comuni diversi che non hanno potuto fruire dell’esenzione da abitazione principale e che hanno versato l’Imu per le annualità ancora suscettibili di accertamento (i.e. dall’anno di imposta 2017 al corrente anno 2022) potranno presentare istanze di rimborso ai Comuni competenti.

Stando ad alcune interpretazioni questa possibilità varrebbe anche all’interno dello stesso Comune, sempre naturalmente che il criterio della residenza e della dimora abituale degli interessati sia verificato e non fittizio.

Revisione contenziosi Imu: dubbi sui casi pendenti

Confedilizia, l’associazione dei proprietari di casa, parla di restituzione possibile per gli ultimi 5 anni ma avverte anche che «le attività da svolgere saranno diverse in funzione della situazione concreta in cui si trova il contribuente considerato che alcuni Comuni avevano già avviato attività di accertamento».

Dall’esito della sentenza infatti gli enti competenti saranno chiamati ad analizzare, caso per caso, le diverse istanze di rimborso che perverranno. Modalità ed eventuali limiti sono ancora da verificare.

Questa verifica tuttavia non potrà che essere gravosa per gli enti dovendosi basare sul riscontro dei dati relativi alla somministrazione dell’energia elettrica, dei servizi idrici e del gas relativi agli immobili ubicati nel proprio territorio. Per gli enti locali si pone quindi la questione sulle spese di giudizio.

Come certifica anche da ItaliaOggi, i Comuni si sono trovati a «essere incolpevoli protagonisti delle disposizioni normative che si sono trovati a dover far applicare» e il rischio è quello di farsi carico di spese che si andrebbero ad aggiungere alle somme degli esborsi relativi alla restituzione del tributo e ai relativi interessi.

Allo stato attuale quindi ci sono tutti i presupposti per definire lo stato delle cose pervaso da «oggettiva incertezza», il che, in altre parole, potrebbe portare all’imputazione delle spese legali a carico della parte soccombente.

Per colmare quello che al momento sembra essere a tutti gli effetti un vuoto normativa, Confedilizia ha avviato la predisposizione di appositi sportelli con l’obiettivo di «fornire consulenza e assistenza ai proprietari interessati, anche per la verifica della sussistenza dei requisiti (residenza anagrafica e dimora abituale) necessari per avere diritto all’esenzione».

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