Con decreto del Ministro Giorgetti è stato fissato il tasso di interesse legale che dal 1° gennaio 2025 si applica in caso di ritardo nei pagamenti.
Buone notizie per i contribuenti distratti, gli interessi legali, a partire dal 1° gennaio 2025 si riducono. Ecco a quanto ammonta, come viene definito il tasso di interesse legale e in quali casi si applica.
Quando il contribuente “dimentica” di versare delle somme e le versa in ritardo, autonomamente con il ravvedimento operoso oppure in seguito a sollecito dell’ente riscossore, oltre alle sanzioni si applicano gli interessi legali. Gli stessi devono essere definiti di anno in anno.
Vediamo gli interessi legali che saranno applicati nel 2025.
Nuovo tasso di interesse legale 2025, ecco di quanto scende
In base all’articolo 1284 del codice civile
il Ministro dell’Economia e delle Finanze, con proprio decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana non oltre il 15 dicembre dell’anno precedente a quello cui il saggio si riferisce, può modificarne annualmente la misura, sulla base del rendimento medio annuo lordo dei titoli di Stato di durata non superiore a dodici mesi e tenuto conto del tasso di inflazione registrato nell’anno. Qualora entro il 15 dicembre non sia fissata una nuova misura del saggio, questo rimane invariato per l’anno successivo.
Il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, con decreto del 10 dicembre, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 16 dicembre 2024, ha quindi provveduto a fissare gli interessi legali da applicare a partire dal 1° gennaio 2025. Nel decreto viene ricordato che dal 1° gennaio 2024 è stato applicato il tasso di interesse legale al 2,50%. Si specifica poi che, sussistendone i presupposti, si fissa a partire dal 1° gennaio 2025 il nuovo tasso di interesse legale al 2%.
Si tratta di un’importante riduzione che incide soprattutto sulle cartelle esattoriali di coloro che maturano ritardi piuttosto lunghi. La riduzione del tasso di interesse legale applicato anche ai contribuenti in caso di ritardi nei pagamenti è dovuta alla riduzione dell’inflazione registrata negli ultimi mesi.
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