Israele spera di esportare più gas in Europa

Violetta Silvestri

24 Agosto 2022 - 13:01

Israele vuole vendere gas all’Europa sempre più bisognosa di fornitori sostitutivi della Russia. Quanto combustibile può arrivare da Tel Aviv? La produzione è in crescita, ma ci sono ostacoli.

Israele spera di esportare più gas in Europa

La produzione israeliana di gas naturale è aumentata del 22% nella prima metà dell’anno, con il governo che prevede di incrementare le esportazioni verso l’Europa, dove è in corso la peggiore crisi energetica degli ultimi decenni.

La notizia non è di poco conto considerando il disperati bisogno del vecchio continente di nuovi fornitori.

Infatti, Israele sta spingendo la sua produzione proprio mentre le nazioni europee perlustrano il globo alla ricerca di gas naturale, con prezzi dell’energia nel continente a livelli record. L’Unione Europea si sta allontanando dalla Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte del Paese, mentre Mosca ha anche limitato le spedizioni, lasciando gli acquirenti nel bisogno urgente di trovare alternative prima dell’inverno.

Il gas israeliano può fare la differenza in Europa? Cosa sapere.

Israele spinge per esportare gas in Europa

A giugno Israele ha firmato un memorandum d’intesa con l’Egitto e l’Ue volto a incrementare la produzione e le esportazioni regionali di gas.

Il combustibile verrà spedito in Egitto, che già riceve la maggior parte delle esportazioni di gas israeliane, e quindi ri-esportato nel blocco. I flussi iniziali nell’ambito dell’accordo non dovrebbero essere sostanziali, ma potrebbero fornire all’Europa parte del gas di cui ha bisogno, poiché la produzione israeliana aumenterà ulteriormente negli anni a venire.

La nascente industria del gas naturale israeliana è stata un punto di svolta per la nazione, portando entrate per quasi 10 miliardi di shekel nelle casse dello stato dal 2004. Le scoperte al largo della costa mediterranea hanno messo il Paese sulla strada verso una maggiore indipendenza energetica, rimodellando la regione legami economici e assistenza nella transizione verso le energie rinnovabili.

Negli ultimi mesi, quelle ambizioni hanno subito una battuta d’arresto, con il vicino Libano che si è opposto alla decisione di Israele di spostare una piattaforma galleggiante di gas nel giacimento di Karish, vicino al confine marittimo conteso tra i due Paesi. I colloqui in corso guidati dagli Stati Uniti finora non sono riusciti a trovare una soluzione.

Il ministro dell’Energia Karine Elharrar ha affermato che l’aumento della produzione nella prima metà dell’anno aiuterebbe Israele a vendere il suo gas all’Ue come parte dell’accordo trilaterale, aggiungendo che la produzione probabilmente continuerà ad espandersi una volta che l’impianto di perforazione di Karish inizierà a funzionare.

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