Il mondo è già coinvolto in una vera rivoluzione demografica mondiale, cosa aspettarsi? Un rapporto Onu illustra alcune dinamiche della popolazione globale pronte a impattare su economia e società.
A confermare l’allarme demografico per l’economia mondiale è stato il rapporto biennale World Population Prospects dell’Onu.
Il documento è solo l’ultimo a ricordare che gli equilibri demografici sono in profondo mutamento, con il potenziale rischio di impattare sui conti pubblici degli Stati, sulla salute economica globale e sui rapporti Nord-Sud del mondo.
Le Nazioni Unite hanno avvisato che la popolazione mondiale raggiungerà il picco prima del previsto in questo secolo, poiché alcuni dei Paesi più grandi del mondo stanno registrando un calo dei tassi di natalità. Nel frattempo, la parte di mondo che più crescerà e farà figli sarà quella finora confinata nell’etichetta di mercati emergenti o Paesi in via di sviluppo.
Di conseguenza, gli equilibri mondiali e la politica internazionale sono destinati a cambiare. La bomba demografica è innescata. Cosa prevede l’Onu?
Bomba demografica, cosa succederà nel mondo? Le stime Onu
Secondo lo studio, la popolazione mondiale raggiungerà il picco a circa 10,3 miliardi a metà degli anni 2080, rispetto agli attuali 8,2 miliardi. Si prevede che scenderà gradualmente a 10,2 miliardi entro il 2100, il 6% in meno rispetto a quanto previsto un decennio fa.
Nel 2022, l’Onu aveva stimato che la popolazione mondiale avrebbe raggiunto il picco di 10,4 miliardi entro il 2080.
“In alcuni Paesi, il tasso di natalità è ora persino più basso di quanto previsto in precedenza e stiamo anche assistendo a cali leggermente più rapidi in alcune regioni ad alta fertilità”, ha affermato in una dichiarazione il sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari economici e sociali, Li Junhua.
In media, a livello globale, le donne hanno un figlio in meno rispetto al 1990. In oltre la metà dei paesi, il numero medio di nati vivi per donna è sceso sotto 2,1, che segna il livello richiesto a una popolazione per mantenere una dimensione costante senza migrazione. L’Onu ha citato Paesi come Cina, Corea del Sud, Spagna e Italia con tassi di fertilità “ultra-bassi”.
“Il picco più precoce e basso è un segnale di speranza. Ciò potrebbe significare una riduzione delle pressioni ambientali dovute agli impatti umani, grazie al consumo aggregato inferiore”, ha aggiunto Li.
Tuttavia, le condizioni economiche, fiscali, produttive sono destinate a subire profondi mutamenti, soprattutto nelle nazioni che vedranno diminuire la quantità di giovani tra la popolazione. Allo stesso tempo, gli Stati che più cresceranno con nascite in aumento, avranno altri equilibri da raggiungere (come il lavoro e un livello dignitosi di vita per tutti).
A partire dal 2024, la popolazione ha già raggiunto il picco in 63 Paesi, tra cui Cina, Germania, Giappone e Russia. Si prevede che la popolazione totale in questi Stati diminuirà del 14% nei prossimi 30 anni.
In 9 Paesi, invece, tra cui Niger, Somalia, Repubblica Centrafricana e Repubblica Democratica del Congo, si prevede una “crescita molto rapida”, con la popolazione totale destinata a raddoppiare tra il 2024 e il 2054.
Si prevede che in 126 Paesi, tra cui Stati Uniti, India, Indonesia e Pakistan, la popolazione raggiungerà il picco nella seconda metà del secolo o più tardi.
L’andamento demografico di una nazione condiziona il suo sviluppo: forza lavoro, produttività, conti pubblici, previdenza, assistenza statale sono tutte variabili sensibili alle dinamiche demografiche. Una popolazione molto anziana, senza ricambio generazionale, vedrà indebolire i settori produttivi per mancaanza di manodopera, oltre ad avere meno soldi per coprire le spese previdenziali. I costi per l’assistenza agli anziani e per le spese sanitarie aumenteranno, costringendo gli Stati a fare più debito.
Di contro, gli Stati in rapida crescita e giovani chiederanno servizi, lavoro, sviluppo. Se i Governi non saranno in grado di rispondere, le persone emigreranno. Ma dove, se i Paesi occidentali nel frattempo si chiudono? La sfida è enorme, sia per ogni singola nazione, che per l’intera umanità.
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