Lo yuan aumenta la sua quota negli scambi commerciali e incalza l’euro: la Cina sta dichiarando guerra all’Eurozona attraverso il maggior peso della sua valuta? Cosa succede.
Cina: la sfida all’Occidente passa anche attraverso la forza delle valute e lo yuan, sempre più presente negli scambi mondiali, è una vera minaccia per l’euro.
A rivelarlo è un’analisi del Financial Times, secondo la quale la quota dello yuan nella finanza commerciale è più che raddoppiata dall’invasione dell’Ucraina, con un’impennata che secondo gli analisti riflette sia un maggiore utilizzo della valuta cinese per facilitare il commercio con la Russia, sia l’aumento del costo del finanziamento in dollari.
L’euro, che pesa per il 6% in valore nel commercio internazionale, è di fatto pressato dalla crescita repentina e strategica della forza dello yuan. Il piano della Cina contro Europa e Usa è in atto. Una nuova guerra di valute si fa strada?
Cina: lo yuan avanza e minaccia (anche) l’euro
I dati sul finanziamento commerciale di Swift, la piattaforma internazionale di pagamenti e finanziamenti, parlano chiaro: la quota di mercato dello yuan in valore è passata da meno del 2% nel febbraio 2022 al 4,5% un anno dopo. Questi guadagni mettono la valuta cinese in stretta contesa con l’euro, che rappresenta il 6% del totale.
Entrambi sono, tuttavia, ancora una piccola frazione della quota del dollaro, che si è attestato all’84,3% nel febbraio 2023, in calo rispetto all’86,8% dell’anno precedente.
Una svolta, comunque, c’è e riguarda fortemente la strategia del dragone. La quota crescente della valuta cinese nella finanza commerciale - in cui i prestatori concedono credito per facilitare il movimento transfrontaliero delle merci - rappresenta un vantaggio per Pechino nella sua spinta ad accelerare l’internazionalizzazione dello yuan e una dura sfida per l’Occidente, che ha cercato di utilizzare sanzioni per impedire alle principali istituzioni finanziarie russe di utilizzare Swift.
Da sottolineare che la People’s Bank of China ha condotto una campagna di internazionalizzazione negli anni precedenti l’agosto 2015, quando una svalutazione ha portato a una grave fuga di capitali. Ciò ha costretto la banca centrale a invertire la rotta e imporre controlli draconiani sui capitali che hanno bloccato i progressi della Cina nella promozione dell’uso globale della valuta.
Dall’inizio del 2022, secondo un recente documento di Zhang Ming, vicedirettore del Dipartimento di finanza internazionale presso l’Accademia cinese delle scienze sociali, la politica della banca cinese ha preso una nuova direzione.
Piuttosto che concentrarsi sull’aumento dei prezzi dello yuan per il petrolio greggio e sull’espansione dell’accesso degli investitori stranieri ai titoli onshore come ha fatto fino alla fine del 2021, ha affermato Zhang, la banca centrale ha iniziato a spingere in modo aggressivo per un maggiore utilizzo della valuta nel regolamento dei commerci di materie prime di frontiera e per un miglioramento dell’accesso globale ai derivati legati alle attività in yuan.
Questa maggiore attenzione al regolamento delle materie prime è evidente, per esempio, da accordi come quello concluso il mese scorso con il Brasile, che consentirà alle maggiori economie dell’Asia e del Sud America di condurre transazioni commerciali e finanziarie nelle proprie valute.
Tuttavia, alla luce dei rigidi controlli sui capitali mantenuti dalla banca centrale cinese, pochi esperti si aspettano che il renminbi salga rapidamente tra le valute dei pagamenti globali
Cina-Russia e il ruolo dello yuan
Nel cercare di capire come lo yuan si stia facendo strada nei finanziamenti commerciali internazionali, la Russia è un tema fondamentale.
Arthur Kroeber, socio fondatore del gruppo di ricerca incentrato sulla Cina Gavekal Dragonomics, ha affermato: è “probabile che molto di questo risultato sullo yuan in crescita, data la tempistica, rappresenti il commercio russo [con la Cina] che avviene tramite intermediari”.
“C’è chiaramente molto petrolio russo che arriva in Cina attraverso il Medio Oriente e la Malesia”, ha aggiunto, indicando una «esplosione» dei volumi di importazione di petrolio cinese dalla Malesia dal marzo dello scorso anno che supera la capacità produttiva del Paese.
La Russia, inoltre, ha accesso al sistema di pagamento interbancario transfrontaliero (Cips), l’alternativa cinese a Swift, e l’anno scorso il commercio bilaterale tra i due paesi è salito a un record di $185 miliardi poiché le società russe hanno pagato la maggior parte degli acquisti di beni cinesi in renminbi. Gli accordi totali sui Cips sono stati pari a 97 trilioni di Rmb (14 trilioni di dollari) nel 2022, hanno mostrato i dati della banca centrale, un aumento anno su anno del 21%.
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Yuan più attraente del dollaro
Analisti ed economisti hanno affermato che l’aumento del costo del finanziamento in dollari ha anche reso la valuta cinese relativamente più attraente per il finanziamento commerciale. La Federal Reserve statunitense ha alzato i tassi nove volte dal 2022, mentre la PBoC ha tagliato due volte il suo tasso primario sui prestiti di riferimento nello stesso periodo.
Guan Tao, capo economista globale presso Bank of China International ed ex funzionario presso l’Amministrazione statale per i cambi, ha affermato che l’aumento della valuta nella finanza commerciale si riferisce alla divergenza delle politiche monetarie di Stati Uniti e Cina... il ruolo del renminbi è cambiato da valuta ad alto tasso di interesse a valuta a basso tasso di interesse.
“Sul lato del tasso di interesse...con gli Stati Uniti che sono aumentati, su base relativa la valuta cinese è più economica. Vediamo di recente che c’è più interesse per la finanza commerciale in yuan”, ha affermato Kelvin Lau, economista senior di Standard Chartered. Con o senza la Russia, strutturalmente stiamo assistendo al ritorno dell’internazionalizzazione dello yuan, secondo l’esperto.
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