La guerra in Israele accende il petrolio. Mercati in massima allerta oggi

Violetta Silvestri

09/10/2023

Mercati nel caos con la guerra in Israele che sta spingendo i prezzi del petrolio nel timore di ripercussioni sull’offerta. Investitori nel caos, con oro, dollaro e asset rifugio che guadagnano.

La guerra in Israele accende il petrolio. Mercati in massima allerta oggi

Mercati scossi dalla violenta e inaspettata guerra in Israele.

La propensione al rischio è nuovamente in calo e il petrolio è salito fino al 5% dopo che l’attacco a sorpresa di Hamas contro Israele ha innescato i timori di uno shock dall’offerta. L’oro è balzato insieme al dollaro in quanto asset rifugio ai quali affidarsi in momenti turbolenti come quelli attuali.

Il conflitto israelo-palestinese è degenerato in una vera e propria guerra sabato 7 ottobre, dopo che il gruppo militante Hamas ha organizzato un’invasione lanciando razzi da Gaza, con Israele colto apparentemente di sorpresa. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che Hamas “pagherà un prezzo mai conosciuto prima”.

Mentre Stati Uniti e tutto l’Occidente si è subito schierato a sostegno del diritto di difesa della nazione israeliana, l’attacco di Hamas è stato apertamente lodato dall’Iran e da Hezbollah, gli alleati libanesi dell’Iran. Una reazione a favore dei palestinesi dell’Arabia Saudita potrebbe innescare un terremoto nel mercato energetico.

Intanto, in questo complesso e rischioso scenario geopolitico, il prezzo del petrolio è già schizzato anche del 5%. I mercati stanno subendo un’altra scossa oggi.

Petrolio, oro e dollaro corrono con la guerra in Israele

Mentre si scrive, le quotazioni del petrolio balzano di oltre il 3%, con i futures sul Brent a 87,54 dollari al barile (+3,50%) e quelli sul WTI a 85,88 (+3,73%).

Intanto, il biglietto verde si è apprezzato rispetto all’euro e alla sterlina, mentre le valute più rischiose sono scese. L’EUR/USD mantiene intatto il suo potenziale ribassista intorno a 1,0550. Lo yen, un altro rifugio privilegiato per gli investitori, si è rafforzato.

Il prezzo dell’oro sta salendo per il secondo giorno consecutivo e ha raggiunto il massimo di una settimana. Le crescenti tensioni geopolitiche in Medio Oriente forniscono un forte impulso ai lingotti scelti come investimento sicuro.

In generale, il rinnovato conflitto geopolitico in Medio Oriente sta preoccupando gli investitori e ha rafforzato i beni rifugio come il prezzo dell’oro, il dollaro Usa, i titoli del Tesoro Usa e lo yen giapponese. Timori che la violenza tra Hamas e Israele si diffonda in altre regioni, in particolare in Iran che sostiene Hamas e Hezbollah libanese, fa avanzare l’ipotesi di una chiusura dello Stretto di Hormuz. Un potenziale blocco della vitale arteria marittima di Teheran ha fatto lievitare il prezzo del petrolio, alimentando ulteriori preoccupazioni inflazionistiche, mentre le banche centrali di tutto il mondo continuano le loro battaglie per domare l’inflazione.

Gli analisti della CBA in una nota riportata da Reuters hanno sottolineato:

“Il rischio è che i prezzi del petrolio più alti, un crollo delle azioni e un’impennata della volatilità sostengano il dollaro e lo yen. Considerata la tensione già afflitta dai mercati petroliferi fisici nel quarto trimestre del 2023, un’immediata riduzione delle esportazioni di petrolio iraniano rischia di spingere i futures del Brent sopra i 100 dollari al barile nel breve termine”

Da evidenziare inoltre che qualsiasi rialzo sostenuto del greggio agirebbe come una tassa sui consumatori e aumenterebbe le pressioni inflazionistiche, che peseranno sulle azioni. I futures sulle azioni Usa sono in ribasso.

In Asia, le azioni sono scese nella Cina continentale con la riapertura del mercato dopo le vacanze della Golden Week. La sessione mattutina a Hong Kong è stata interrotta a causa di un tifone e le contrattazioni riprenderanno nel pomeriggio.

Sebbene i dati della Golden Week siano stati incoraggianti, la fiducia in Cina è rimasta fragile, secondo Hao Hong, partner e capo economista del GROW Investment Group. “Se sei una piccola impresa in Cina, probabilmente stai ancora lottando perché l’avversione al rischio delle banche rende difficile concedere prestiti alle PMI”, ha detto a Bloomberg Television.

I dati hanno mostrato che le entrate turistiche derivanti dalle vacanze sono aumentate su base annua, ma sono rimaste solo leggermente al di sopra del livello pre-Covid, suggerendo che il sentiment dei consumatori relativamente attenuato continua a pesare sulla crescita economica del Paese.

I mercati sudcoreani e giapponesi sono chiusi per ferie.

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