Cosa è successo e chi è Liliane Murekatete, la moglie del deputato Aboubakar Soumahoro finita ora agli arresti domiciliari per la gestione di alcune cooperative che si occupavano della gestione di migranti e minori.
Chi è Liliane Murekatete, la moglie del deputato Aboubakar Soumahoro? Una domanda questo da tempo particolarmente in voga, specie ora che la donna è finita agli arresti domiciliari insieme alla madre Marie Therese Mukamitsindo.
La decisione è stata presa dal gip di Latina che da tempo sta indagando in merito alle cooperative Karibu e Consorzio Aid, da anni operanti nel settore della gestione dei migranti e dei minori non accompagnati.
Soumahoro è stato descritto da Mukamitsindo e Murekatete come estraneo ai fatti, mentre le due donne per la Procura sarebbero finite ora ai domiciliari per “i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) a seguito dell’accertamento giudiziario dello stato d’insolvenza della cooperativa Karibù e di autoriciclaggio di parte di dette somme, che sono state trasferite all’estero (Ruanda, Belgio e Portogallo) e reimpiegate in attività imprenditoriali e comunque estranee rispetto alle finalità di assistenza e gestione in Italia dei migranti e/o richiedenti asilo”.
Vediamo allora la biografia di Liliane Murekatete, la moglie del deputato Soumahoro che dopo essere stato eletto tra le fila di Alleanza Verdi-Sinistra fa parte ora del Gruppo Misto.
Chi è Liliane Murekatete: tra biografia e carriera
Liliane Murekatete è un nome entrato prepotentemente nelle notizie italiane a partire dallo scandalo che ha colpito direttamente Soumahoro Aboubakar. Ma chi è la compagna del deputato Liliane Murekatete?
Si conosce molto poco della vita privata di Liliane Murekatete, conosciamo le sue origini ruandesi e l’età (45 anni). Le prime informazioni conosciute dal pubblico sono quelle che la legano sentimentalmente a Aboubakar Soumahoro. Alcune informazioni è possibile estrarle dal profilo LinkedIn.
Liliane Murekatete risulta presidente presso la cooperativa sociale Karibu. Sul suo profilo si trova descritta una carriera come assistente di un membro parlamentare e una lunga permanenza di 5 anni e 11 mesi, a partire da gennaio 2017, presso la cooperativa sociale Karibu.
Liliane Murekatete e la cooperativa: cosa è successo
Il sindacato Uiltucs ha denunciato le condizioni dei lavoratori della cooperativa Karibu. La procura di Latina ha quindi aperto un’indagine nei confronti delle cooperative Karibu e Consorzio Aid gestite dalla suocera e dalla moglie del neo deputato per l’alleanza Sinistra-Verdi Aboubakar Soumahoro.
Le due donne, Maria Therese Mukamitsindo e Liliane Murekatete, respingono le accuse e, nel corso dell’ultime ore, hanno voluto sottolineare la non partecipazione di Soumahoro nel caso. Il deputato dell’alleanza Sinistra-Verdi non è indagato, ma secondo le parole di Mukamitsindo tutta la vicenda è nata per infangare il suo nome.
I lavoratori che hanno denunciato la cooperativa hanno raccontato di non ricevere lo stipendio da due anni ed essere costretti a lavorare in nero. Alcuni hanno raccontato di maltrattamenti, privazione dell’acqua e della luce, ma la presidente della cooperativa si difende. Secondo Mukamitsindo non ci sono i soldi. Anche in seguito alla vittoria di diversi bandi i soldi non sono ancora arrivati e nel frattempo le spese si sono accumulate. La presidente ha quindi ammesso di aver commesso un errore, cioè di non aver licenziato prima i dipendenti quando si è accorta di non poter pagare in tempo le persone. “Ma li conosco da vent’anni e ho preferito aspettare”, ha spiegato.
Hanno aggiunto che i ragazzi con loro non si sono mai lamentati e che quando è mancata l’acqua è stato dovuto solo a un incidente all’impianto idraulico in estate. Mentre sulle accuse di pagamenti non effettuati o effettuati da conti esteri le donne levano gli scudi e spiegano come sia impossibile una simile procedura, soprattutto considerando i controlli a cui sono sottoposte le cooperative da parte dello Stato.
La Procura adesso ha deciso di mettere agli arresti domiciliari le due donne, disponendo anche “il sequestro di beni per un ammontare complessivo di 2 milioni di euro, vale a dire la quantità di denaro pubblico che la Finanza ha certificato essere stata spesa per finalità diverse da quella della gestione dei centri d’accoglienza che facevano capo alla cooperativa Karibù”.
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