Macron non spinge l’euro: nuovi minimi sul dollaro

Violetta Silvestri

25/04/2022

L’euro perde slancio sul dollaro nonostante la vittoria di Macron a supportare la moneta comunitaria. Il biglietto verde non perde la sua forza come asset rifugio nel caos azionario e finanziario.

Macron non spinge l’euro: nuovi minimi sul dollaro

Il tasso di cambio EUR/USD non ce l’ha fatta a recuperare terreno in modo consistente e duraturo, nonostante la vittoria di Macron a dare prospettive più solide - rispetto a le Pen - all’Europa.

La valuta comunitaria ha perso la sua trazione dopo aver recuperato verso 1,0750 sui dati ottimisti tedeschi della fiducia IFO nella mattinata europea.

Con i flussi verso gli asset rifugio che dominano i mercati finanziari, tuttavia, il biglietto verde conserva la sua forza e continua a pesare sulla coppia. E l’euro rimane debole.

Euro dollaro crolla: motivi e previsioni

L’EUR/USD è crollato al suo livello più debole in più di due anni a 1,0706 lunedì, nonostante abbia aperto con un gap rialzista.

Sebbene la coppia sia riuscita a cancellare una piccola parte delle sue perdite giornaliere, continua a negoziare in territorio negativo in un contesto di mercato avverso al rischio. Alle ore 15.07 circa il cambio si attesta a 1,0728, con un calo dello 0,61%.

La valuta condivisa ha iniziato la nuova settimana su basi solide poiché gli investitori hanno reagito alla convincente vittoria di Emmanuel Macron al secondo turno delle elezioni presidenziali francesi. L’intensa fuga verso la sicurezza, tuttavia, ha causato una forte pressione ribassista sull’euro durante le ore di negoziazione asiatiche.

Gli investitori continuano a cercare rifugio tra i crescenti timori per un rallentamento economico globale. Le principali banche centrali restano sulla buona strada per inasprire le loro politiche nonostante il peggioramento delle prospettive di crescita tra i blocchi legati al coronavirus in Cina e il conflitto Russia-Ucraina in corso.

Nel frattempo, anche i responsabili politici della Banca centrale europea potrebbero essere disposti a concludere gli acquisti di attività il prima possibile in modo da poter aumentare il tasso di riferimento già a luglio, se necessario. Resta ovvio che la Federal Reserve statunitense manterrà un percorso di inasprimento molto più aggressivo rispetto alla Bce ed è probabile che la divergenza politica favorirà il dollaro rispetto alla valuta comune.

Inoltre, rimangono cupe le previsioni di crescita dell’Eurozona. Morgan Stanley ha dichiarato di aver rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita economica per l’area quest’anno e il prossimo.

“Nonostante la resilienza dell’attività economica mostrata finora contro i venti contrari geopolitici, riteniamo che nella seconda metà dell’anno si manifesteranno impatti più materiali, attraverso vari canali di trasmissione”, si legge nella nota.

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