La crisi in Ucraina ha mostrato all’Europa e al mondo intero come le forniture di materie prime, petrolio e gas in primis ma anche di metalli critici, siano fortemente esposte a rischi geopolitici.
La crisi in Ucraina ha mostrato all’Europa e al mondo intero come le forniture di materie prime, petrolio e gas in primis ma anche di metalli critici, siano fortemente esposte a rischi geopolitici. Per le tecnologie moderne e per ridurre la dipendenza energetica dalle fonti fossili e accelerare la transizione energetica green, saranno necessarie quantità di metalli come alluminio, rame, litio, nichel e il gruppo del platino (PGM) decisamente superiori a quelle attuali. Secondo un recente studio di Credit Suisse questi metalli domineranno la scena dei mercati finanziari nel prossimo futuro.
Tra i metalli del futuro spicca il litio, un metallo raro, molto leggero e con elevate caratteristiche di plasticità. Si utilizza per fabbricare le batterie dei telefoni cellulari, nella produzione di macchinari lase, in medicina, nell’energia nucleare, nell’industria metallurgica e in altri settori. Le riserve mondiali complessive, pari a circa 50 milioni di tonnellate, sono distribuite tra Argentina (10 milioni di tonnellate), Bolivia (9 mln), Cile (8,5), Cina (7), Stati Uniti (6,5) e Australia (5). In Europa i principali giacimenti si trovano nel Donbass e nei dintorni di Mariupol, attuali scenari di guerra. E proprio a causa del conflitto sono saltati maxi contratti di estrazione del gruppo australiano European Lithium e della cinese Chengxin.
Secondo gli esperti di Credit Swuisse, il deficit di offerta proseguirà anche nel medio termine.
Allo stesso modo, per il nichel utilizzato per le batterie, i problemi di fornitura potrebbero spingersi nel lungo termine con la domanda che continua ad essere forte. Il più grande fornitore di batterie globale è la russa Nornickel (15% -20% della fornitura): l’invasione della Russia e le conseguenti sanzioni, in un mercato dove l’offerta è già limitata, hanno scatenato il panico sul mercato dei future. Dopo lo spike e il successivo short squeeze dei prezzi a marzo, che ha costretto il London Metal Exchange (LME) a sospendere gli scambi temporaneamente, le quotazioni si sono assestate attorno ai 2.300 dollari per tonnellata.
L’alluminio spicca tra i metalli utilizzati nella transizione energetica ed è fondamentale per traguardare gli obiettivi di decarbonizzazione del settore industriale grazie alla sua capacità di riutilizzo e di flessibilità tecnologica. Negli ultimi mesi l’aumento della domanda, a fronte di un’offerta limitata, ha generato dei colli di bottiglia nella supply chain. Entro il 2050, il consumo di alluminio potrebbe crescere del 33% per supportare la transizione verde, secondo uno studio pubblicato dalla università belga KU Leuven e commissionato da Eurometaux (associazione europea dei produttori di metalli non ferrosi).
Prima la pandemia poi il conflitto in Ucraina hanno messo sotto pressione anche il rame, caratterizzato da una lenta crescita di produzione mineraria. Dai minimi del 2020 i prezzi sono cresciuti del 125%, con un picco del 165% a marzo, in uno scenario dove l’offerta è limitata e la forte domanda cinese assorbe da sola il 40-50% della produzione estratta. Secondo gli esperti nel 2022 si continuerà a registrare un deficit della produzione con un conseguente calo delle scorte entro la fine dell’anno.
La view degli analisti sui metalli del gruppo del platino (PGM) resta positiva: i prezzi potrebbero essere influenzati dal lancio di veicoli elettrici (EV) a lungo termine, ma dovrebbero trarre vantaggio dall’economia dell’idrogeno. “Riteniamo che il palladio rimarrà in eccedenza e che i prezzi potrebbero vedere una correzione significativa, con le case automobilistiche che cercano di sostituirlo con il platino, dato il divario di prezzo tra i due. Il mercato del platino dovrebbe rimanere in attivo quest’anno ma, successivamente, con l’aumento della domanda dalla produzione automobilistica, l’offerta mineraria potrebbe avere difficoltà a superarla. Guardando al lungo termine, prevediamo una contrazione iniziale della domanda del settore automobilistico, dato l’uso prevalente dei catalizzatori per motori a combustione interna (ICE). Tuttavia, le celle a combustibile (FC) e gli elettrolizzatori, che contengono entrambi platino, sono destinati ad assorbire parte di questa domanda distrutta ".
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