Migranti, cosa ha deciso il governo Meloni: il piano di Piantedosi spiegato

Chiara Esposito

05/11/2022

Linea dura del nuovo esecutivo sui migranti. L’Italia gestirà solo le emergenze e i Paesi di bandiera delle Ong dovranno farsi carico del resto degli sbarchi.

Migranti, cosa ha deciso il governo Meloni: il piano di Piantedosi spiegato

Quasi mille naufraghi su tre diverse navi ferme nel Mediterraneo; è quello che sta accedendo in questi ultimi giorni a largo delle coste italiane. È così che si riapre il capitolo «sbarchi».

Davanti all’urgenza scatta quindi la prima presa di posizione del nuovo governo Meloni e si fanno subito sentire gli interventi del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Piantedosi in particolare risponde alla stampa sul caso della Humanity 1, nave di Sos Humanity, che si trova oggi a largo di Catania e che conta ben 179 persone a bordo, tra cui più di cento minori.

In occasione della conferenza che segue il Consiglio dei ministri si è infatti parlato di come l’esecutivo intenda dare priorità al tema della gestione dei migranti per lanciare un segnale all’Europa.

Il ministro ribadisce in questo modo la necessità che i Paesi di bandiera della navi di soccorso si facciano carico di chi è a bordo. L’Italia si occuperà esclusivamente delle operazioni di massima urgenza:

«Noi rispettiamo le persone e le esigenze umanitarie, ma all’esito della verifica chi non si trovi in condizioni emergenziali dovrà essere riportato fuori dalle acque territoriali. Poi vedremo cosa succederà.»

Ecco quindi che il Viminale pone l’accento sulla linea dura da adottare nei confronti delle Ong, dando il via alle prime risposte d’apertura francese.

«Solo emergenze»: la linea del governo sugli sbarchi

Le dichiarazioni rilasciate dal ministro in conferenza stampa definiscono le linee guida del «provvedimento interministeriale» (Interno, Difesa e Infrastrutture) con il quale si formalizza una «presa di posizione sulla prima nave di Ong che è entrata in acque territoriali italiane verso Catania senza ottemperare alle richieste». Piantedosi si riferisce al caso di Humanity 1 e alla parzialità delle informazioni fornite circa l’identificazione, la località di salvataggio e le oggettive condizioni:

«Le risposte non sono state all’altezza delle nostre aspettative».

Il provvedimento, ha spiegato, impone alla nave di permanere in acque nostrane solo per il tempo necessario a dar modo alle autorità di verificare eventuali emergenze di carattere sanitario. Di queste, precisa il ministro, il nostro Paese si farà carico, intervenendo quindi in favore di «minori, donne incinte, donne con bambini piccoli e gente con la febbre». Sbarcherebbero sulle coste italiane insomma solo i soggetti più fragili e a rischio.

A queste prese di posizione segue subito l’eco del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Salvini:

«Come sempre garantiremo soccorso e assistenza, ma vietiamo la sosta nelle acque territoriali italiane per le ong straniere. Orgoglioso di aver firmato il provvedimento, insieme ai ministri Piantedosi e Crosetto. Difendere l’Italia non è un reato bensì un dovere».

Piantedosi: «I Paesi di bandiera delle Ong si facciano carico degli altri migranti»

A questo punto appare evidente la volontà di non cedere alle richieste di sbarco nella speranza di rilanciare una politica governativa di redistribuzione dei richiedenti asilo su tutto il territorio europeo.

Su questa linea operativa ricordiamo di fatto il parere del sottosegretario agli interni, Nicola Molteni, che ha più volte affermato come i flussi vadano governati e non subiti, o ancora, come «l’Italia non prenda ordini da altri» perché «quella dei migranti è una responsabilità globale europea».

La risposta estera alle posizioni del Viminale non tarda quindi ad arrivare. Il primo Paese ad attivarsi in questo senso è la Francia. Si parla infatti di un segnale di apertura, sottolineato positivamente da Piantedosi, visto che Parigi si dice pronta ad accogliere una parte dei migranti della Ocean Viking - nave che attualmente conta ben 234 persone a bordo. L’unica condizione imposta all’Italia è che rispetti il diritto internazionale aprendogli un attracco di prossimità:

«L’importante è che la Ocean Viking raggiunga il porto sicuro più vicino. Speriamo che questo avvenga il più presto possibile».

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