La nuova mossa dell’Arabia Saudita è un duro colpo per i prezzi del petrolio

Alessandro Nuzzo

15 Aprile 2025 - 19:43

L’Arabia Saudita è uno dei principali paesi produttori di petrolio al mondo. Questa mossa rischia di affossare ulteriormente il prezzo al barile.

La nuova mossa dell’Arabia Saudita è un duro colpo per i prezzi del petrolio

La tensione sui mercati finanziari dovuta all’annuncio dei dazi da parte di Donald Trump ha creato uno scossone anche nel mercato energetico causando il crollo delle quotazioni di petrolio, che sui principali indici di riferimento viene venduto ad una cifra che si aggira sui 60 dollari al barile. Nel giro di pochi giorni, il prezzo del greggio è sceso del 20%.

Il timore di dazi e di ridimensionamenti alla produzione industriale ha fatto sì che ci fosse una minor domanda di petrolio nel mondo e di conseguenza il greggio viene venduto ad un prezzo inferiore sui mercati di riferimento perché c’è meno concorrenza. Se il calo delle quotazioni si prolungasse per un lungo periodo, si potrebbero vedere effetti benefici in diversi settori, non sono la benzina potrà costare di meno ma anche altri settori dove il petrolio o derivati del petrolio vengono utilizzati i prezzi potrebbero abbassarsi.

L’Arabia Saudita, che è uno dei principali produttori di petrolio al mondo, con una mossa a sorpresa rischia di affossare ulteriormente il prezzo del greggio, che potrebbe scendere anche al di sotto dei 60 dollari al barile.

Il paese arabo infatti, nonostante il calo della domanda e il prezzo basso, ha deciso di aumentare la produzione di petrolio. Una mossa che rischia di far abbassare ulteriormente i prezzi.

Perché l’Arabia Saudita ha aumentato la produzione di petrolio

Questa mossa implica che i paesi OPEC+ aumenteranno la produzione di 411.000 barili al giorno già a partire da maggio. Una produzione rivista al rialzo rispetto a quella ordinaria che rischia di causare profondi scossoni sul mercato. Dietro la scelta di aumentare la produzione ci sono motivi diversi.

L’Arabia Saudita avrebbe bisogno di un petrolio venduto ad almeno 96 dollari al barile per avere un buon profitto per le casse dello Stato. Nonostante il prezzo crollato, il paese arabo ha deciso di aumentare la produzione. Dietro questa scelta ci sarebbe innanzitutto la frustrazione per il fatto che gli altri membri dell’OPEC non rispettano le loro quote di produzione, ma anche la necessità di mostrare la forza in un mondo dove al momento regna caos e incertezza.

Si vocifera che il governo arabo abbia perso le speranza di rivedere il petrolio venduto a 100 dollari al barile. C’è chi vede questa mossa di aumentare la produzione un modo per spostare l’attenzione dalla dipendenza dal petrolio a lungo termine e accelerare Vision 2030, il progetto di diversificazione economica attuato dal principe saudita.

L’Arabia Saudita ha capito che la sua economia non può basarsi in eterno sulla produzione di petrolio. Ecco allora che mira a diversificare le entrate investendo in rami diversi come quello turistico e manifatturiero. Questo proponendo tasse agevolate e energia rinnovabile. Un altro settore dove l’Arabia Saudita punta a diventare leader è quello dell’estrazione mineraria. L’obiettivo è di quintuplicare il contributo del settore minerario al PIL entro il 2035.

Quindi Il fatto che il paese petrolifero più influente al mondo sembri ora dare priorità al potere geopolitico e alla diversificazione economica rispetto alle entrate petrolifere a breve termine, eserciterà un’ulteriore pressione sul prezzo del petrolio, che potrebbe scendere ancora di più.

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