Nuova riforma del catasto: cosa sta succedendo e si rischia davvero una crisi di Governo? Vediamo cosa dice la legge delega e quali sono le richieste dei partiti.
Nuova riforma del catasto: davvero si rischia una crisi di Governo? La discussione è sulla delega fiscale, il documento che in 10 articoli dovrebbe riformare il sistema tributario. Il primo passo è stato il taglio dell’Irpef, col passaggio da cinque a quattro aliquote e scaglioni.
L’articolo che riguarda il catasto è il numero sei, il cui obiettivo, secondo quanto ribadito da Draghi più volte, non è cambiare le aliquote di imposizione, ma fare un’operazione di trasparenza con la revisione delle rendite catastali.
Vediamo cosa sta succedendo.
Nuova riforma del catasto, davvero si rischia una crisi di Governo? Ecco cosa sta succedendo
La riforma del catasto è da sempre terreno fertile per scontri e polemiche, ed è proprio per questo motivo che negli ultimi venti anni nessun Governo ha mai pensato di metterci mano. Intervenire sul mattone è il modo più veloce per far nascere dissidi e prese di posizione.
Facciamo un passo indietro per capire meglio il contesto. La legge delega sulla riforma fiscale contiene dieci articoli, e solo uno riguarda il catasto. Ma come funziona la legge delega? In pratica, il documento stabilisce il perimetro dei principi generali di riforma, e i decreti attuativi entrano nei dettagli operativi, rimanendo all’interno della cornice tracciata dalla legge delega.
In questi giorni, dopo uno stop di mesi, si sta finalmente discutendo di nuovo della riforma fiscale. Sull’articolo sei, quello sul catasto, è arrivato un aut aut del Governo dalla sottosegretaria al Mef Maria Cecilia Guerra, che sarebbe intervenuta alla commissione Finanze della Camera dicendo (secondo i presenti alla discussione) “Se l’articolo 6 non è approvato si ritiene conclusa l’esperienza di governo”. Questa modalità avrebbe dato il via a un forte dibattito della Lega, causando la sospensione della riunione dopo circa un’ora e la convocazione dell’ufficio di presidenza.
Il voto è stato rimandato a oggi, giovedì 3 marzo, grazie alla mediazione di Forza Italia, che ha chiesto più tempo per pensare alla proposta del Governo.
Cosa prevede la riforma del catasto?
Alla base della riforma del catasto c’è un’operazione di trasparenza: il Governo si impegna ad accatastare tutto quello che oggi non lo è, terreni e abitazioni, con anche la revisione delle rendite catastali adeguandole alle rendite di mercato (solo per portare a termine questa misura sono stati messi in conto 5 anni).
Le rendite della tassazione di oggi rimangono invariate: l’obiettivo non è quello di cambiare l’imposizione patrimoniale. In un primo momento si investirà sulla predisposizione di strumenti per accatastare gli immobili non censiti o mal censiti, grazie anche a incentivi per le attività di accertamento svolte dai Comuni.
Dal 2026 a ciascuna unità immobiliare dovranno essere attribuiti:
- la rendita catastale;
- un valore patrimoniale e una rendita attualizzata in base ai valori di mercato.
Inoltre, va stabilito un meccanismo di adeguamento periodico. Questi dati non saranno utilizzati per determinare la base imponibile dei tributi. Tutte le informazioni raccolte dovranno essere disponibili dal 1° gennaio 2026, ma senza alcun impatto fiscale, non verranno utilizzate cioè per determinare la base imponibile dei tributi, come recita un comma dell’articolo.
Catasto: quali sono le richieste dei partiti
Secondo quanto anticipato dal Corriere il Governo non ha intenzione di cedere sulle linee guida della riforma fiscale. È Luigi Marattin (Italia Viva) che comunque si sta occupando della mediazione.
Per Forza Italia il Governo sta mettendo in atto un “braccio di ferro incomprensibile”, mentre per la Lega sarebbe da irresponsabili approvare così com’è la riforma del catasto. Queste le parole dei capigruppo del carroccio nelle commissioni Bilancio e Finanze Massimo Bitonci e Giulio Centemero riprese dal Sole24Ore:
“Il Parlamento ha tutto il diritto di discutere e presentare emendamenti laddove non ci sia convergenza sul provvedimento. Mentre c’è un conflitto in pieno corso in Ucraina e il costo dell’energia è alle stelle, non ci sembra questo il momento di ricorrere alle maniere forti e di portare il dibattito allo scontro istituzionale. Peraltro, lo stesso governo e diversi gruppi di maggioranza hanno già riconosciuto l’inutilità di un intervento di riforma del catasto se la finalità è solo quella di una mera indagine statistica per scovare gli immobili-fantasma. Il ricatto conferma il dubbio che ci siano dietro altre logiche, come quella di tassare la casa.”
Intanto, il presidente di Noi con l’Italia, Maurizio Lupi, ha ritirato la firma dall’emendamento sottoscritto da tutto il centrodestra per lo stralcio, invocando la mediazione e una soluzione che “tenga insieme le diverse esigenze, una revisione del catasto senza alcuna conseguenza sulle imposte sulla casa”.
Infine, Leu ha proposto anche un emendamento per anticipare la riforma dal 2026 al 2023.
© RIPRODUZIONE RISERVATA