Il DPCM del 18 ottobre adotta una linea troppo morbida: secondo gli esperti servono ulteriori restrizioni (che potrebbero arrivare a breve).
Il DPCM del 18 ottobre introduce nuove restrizioni per provare a contenere la diffusione del coronavirus.
Tuttavia, il provvedimento firmato dal Consiglio dei Ministri della serata di domenica sta dividendo in due il Paese: da una parte c’è chi ritiene che l’attuale situazione non dovrebbe destare una tale preoccupazione in quanto il coronavirus “è ormai sotto controllo”, dall’altra c’è chi crede che il Governo abbia deciso di adottare un provvedimento troppo “soft”.
La risalita dei contagi, così come del numero di pazienti con COVID-19 che necessitano del ricovero in terapia intensiva, pone l’Italia in una situazione di allerta che non può essere sottovalutata.
Ma cosa ne pensano gli esperti? Va detto che lo scorso 12 ottobre il Ministero della Salute, di concerto con l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha pubblicato un documento - intitolato “Prevenzione e risposta a COVID-19” - nel quale vengono descritti gli scenari in cui l’Italia potrebbe trovarsi nei prossimi mesi.
In questo documento è stato descritto anche lo scenario attuale, prevedendo però misure maggiormente restrittive rispetto a quanto stabilito dal nuovo DPCM. Per questo motivo, qualora la situazione non dovesse cambiare in meglio nelle prossime settimane, è molto probabile che il Governo si troverà costretto ad approvare ulteriori restrizioni, come ad esempio la chiusura per palestre e piscine già anticipata da Giuseppe Conte in conferenza stampa.
COVID-19 in Italia: lo scenario tre
Nel documento del Ministero della Salute del 12 ottobre l’attuale situazione viene descritta come quella caratterizzata da una “trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo”.
Nel dettaglio, secondo questo documento il terzo scenario è quello in cui i valori Rt (ossia il numero di riproduzione netto) sono compresi tra 1,25 e 1,5 (a livello regionale). Ebbene, secondo gli ultimi dati dell’ISS il valore Rt è compreso proprio in questo intervallo, a conferma che l’Italia è ormai nello Scenario 3 descritto dal documento.
Uno scenario in cui i soli dispositivi di protezione non sono sufficienti per invertire il trend di contagi, causa anche una “mancata capacità di tenere traccia delle catene di trasmissione” (d’altronde è proprio notizia di questi giorni il fallimento della strategia sui tracciamenti). È in questo scenario che cominciano ad esserci i “segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali in seguito all’aumento di casi ad elevata gravità clinica”: una problematica confermata dai dati attuali, secondo cui sono già 800 i pazienti in terapia intensiva (che si aggiungono ai 7.000 ricoverati in altri reparti).
Dove ci porterà il terzo scenario? Secondo gli esperti, questa situazione potrebbe portare ad un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 2 o al massimo 3 mesi, quindi giusto in tempo per prevedere un lockdown a Natale (che avrebbe gravi ripercussioni per l’economia).
COVID-19: le misure da adottare nel terzo scenario
Il documento del Ministero della Salute elenca anche le misure da attuare in questa situazione per evitare un peggioramento. Nel dettaglio, si legge che il Governo dovrebbe:
- semplificare e potenziare i sistemi per fare il tracciamento dei contatti, sia a livello locale, che regionale e nazionale;
- isolare più efficacemente i positivi tenendoli insieme in luoghi separati dagli altri (“isolamento di coorte”);
- adottare nuove misure per l’aumento del distanziamento fisico;
- istituire zone rosse temporanee;
- interruzione delle attività sociali, culturali e sportive;
- interruzione di attività produttive;
- restrizioni della mobilità tra le Regioni.
E nel caso in cui la situazione non dovesse migliorare nel giro di due o tre settimane, allora dovranno esserci altre restrizioni come limitazioni della mobilità nelle zone interessate e chiusura di scuole e Università.
Il DPCM del 18 ottobre non basta: perché ne sono attesi altri
Analizzando quanto scritto nel documento - che ricordiamo è stato realizzato dai massimi esperti in materia - è chiaro che con il DPCM del 18 ottobre il Governo ha scelto di attuare una linea morbida.
Una scelta politica, ma immaginiamo che di fronte ad una crescita costante dei contagi il Consiglio dei Ministri non potrà esimersi dall’approvare un nuovo provvedimento che questa volta potrebbe davvero portare alla chiusura di alcune attività, nonché all’istituzione delle prime zone rosse.
A questo punto la domanda a cui dobbiamo rispondere non è se ci sarà un nuovo DPCM, ma quando questo sarà previsto.
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