L’oro detenuto dagli Etf nei pressi del massimo storico

Luca Fiore

05/09/2019

Terzo incremento consecutivo per l’oro detenuto dagli Etf, a soli 2 punti percentuali dal massimo storico fatto segnare nel 2012.

L’oro detenuto dagli Etf nei pressi del massimo storico

Nel corso del mese di agosto, l’oro detenuto dagli ETF (Exchange-Traded Fund) ha fatto segnare il terzo incremento consecutivo. A dirlo è il World Gold Council, l’associazione che raggruppa le principali aziende aurifere.

Il mese scorso, i prodotti con sottostante il metallo giallo hanno registrato afflussi netti per 6 miliardi di dollari. In termini assoluti, l’oro degli ETF è cresciuto di 122 tonnellate a 2.733 tonnellate.

Oro: metallo detenuto da ETF non lontano da record

Il dato complessivo è di 59 tonnellate, o il 2%, inferiore al massimo storico di 2.791 tonnellate fatto toccare a fine 2012.

Sette anni fa, le quotazioni di quello che è da sempre considerato la quintessenza del bene rifugio si attestavano a 1.665 dollari l’oncia, quasi il 9% in più rispetto ai 1.530 dollari attuali (qui le quotazioni del metallo prezioso). Nell’ultimo mese, il future sull’oro ha fatto segnare un incremento di quasi cinque punti percentuali portando il saldo trimestrale al +14,9%.

In linea con il rialzo dei prezzi, negli ultimi tre mesi l’oro detenuto dagli ETF è cresciuto del 13%. A spingere le quotazioni del metallo prezioso è stato il calo dei tassi globali (che ha portato all’inversione della curva statunitense ed incrementato i timori di una fase recessiva) e le tensioni geopolitiche.

Oro: Stati Uniti in prima fila, forti acquisti da UK

Ad agosto, gran parte dell’incremento dell’oro detenuto dagli ETF è riconducibile agli acquisti in arrivo dagli Stati Uniti (+78 tonnellate) che, grazie a questa performance, sono riusciti a sorpassare l’Europa nella classifica delle regioni che ha registrato i maggiori afflussi nel 2019.

I fondi europei hanno acquistato 33 tonnellate del metallo con gran parte degli acquisti, rileva il World Gold Council, che sono arrivati dal Regno Unito, dove l’ipotesi di una Brexit senza accordo è sempre più probabile.

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